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Barometro stabile per Conte: se regge l’asse Di Maio-Salvini il governo c’è

sondaggi

A 35 giorni dal suo insediamento il governo Conte comincia a prendere forma politica, anche grazie al fatto che molti ministri iniziano a farci conoscere il loro pensiero nella nuova veste.

È il caso del ministro della Salute Grillo (che annuncia l’intenzione di vaccinare la creatura che porta in grembo) ad esempio, oppure del ministro Savona che, presiedendo un’apposita riunione interministeriale, vara la linea del governo verso Bruxelles, improntata ad un approccio certamente dialettico ma privo dei toni apocalittici che gli sono stati attribuiti (ingiustamente) nel recente passato.

Però l’elemento più rilevante della settimana è un altro ed è tutto legato alle due figure politicamente più importanti del governo, cioè Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
In questi giorni hanno vissuto ore difficili entrambi, anche se per ragioni completamente diverse.

Il leader della Lega, da un lato, prosegue con evidente solidità sulla strada imboccata in materia d’immigrazione, forte di un consenso altissimo (i sondaggi danno la Lega oggi al 30 % contro il 17 del 4 marzo) ma dall’altro deve fare i conti con gli effetti potenzialmente micidiali della decisione della Cassazione sulla gestione finanziaria del suo partito negli anni di Bossi, decisione che potrebbe portare al sequestro di ben 49 milioni di euro (che peraltro non ci sono).

Il capo politico del M5S invece ha portato al Consiglio dei ministri il decreto “dignità”, primo atto rilevante della sua esperienza governativa, ottenendo durissime critiche dal mondo imprenditoriale (si veda in prima pagina oggi su Repubblica il presidente di Confindustria) ma anche l’appoggio di buona parte del mondo cattolico e sindacale, Cgil in testa.

Rileva però l’atteggiamento reciprocamente tenuto dai due leader, con Salvini che ha evitato critiche esplicite al decreto “dignità” (l’ha fatto solo in privato) e Di Maio che si è tenuto alla larga da ogni commento sulla sentenza della Cassazione, lasciando volutamente al ministro della Giustizia Bonafede il compito di ricordare che, comunque, le sentenze vanno rispettate.

Salvini e Di Maio, Di Maio e Salvini.

La forza del governo è tutta qui, poiché solo l’asse tra loro due può spingere i “tecnici” (da Conte a Tria) a giocare con una certa spavalderia e solo l’assenza di fratture reali può tenere a bada il “quadro politico”, secondo un’espressione tanto vintage quanto significativa.

Solo così infatti Salvini può evitare un ritorno armi e bagagli nel centrodestra e solo così Di Maio può gestire i mille turbamenti che agitano il movimento, tra una frase di Fico, un video di Grillo e un post dall’America di Di Battista.

Il governo dunque è tutto sulle spalle di quella chimica speciale tra i due, che molti hanno sottovalutato nei mesi scorsi (Berlusconi per primo), chimica che ha ragioni generazionali, antropologiche ed emotive, oltre che politiche. Il tutto condito però da una comunanza di visione internazionale, come dimostra il voto congiunto Lega-M5S al Parlamento Europeo per affossare la decisone Ue sul diritto d’autore per il web.

Il governo Conte è sopravvissuto dignitosamente al suo primo mese di vita e si prepara al difficile autunno sui temi economici, che non lo travolgerà solo a patto che i due leader riescano a giocare d’intesa come hanno fatto questa settimana.

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