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Vi spieghiamo come Berlusconi vuole sopravvivere a Di Maio e Salvini

Spillette con il tricolore e la scritta Forza Italia, gadget e opuscoli. Silvio Berlusconi ha riunito ieri, nell’auletta dei gruppi parlamentari della Camera, tutti gli eletti di Forza Italia in Parlamento, ma non solo. L’occasione è il restiling del partito da lui fondato, ma l’obiettivo è un altro: la ricollocazione sulla scena politica, un’operazione “per l’esistenza, perché l’opa lanciata da Salvini sull’elettorato del centrodestra sta cannibalizzando l’elettorato moderato che trovava in Forza Italia la sua casa”. A dirlo è Enzo Risso, direttore scientifico di Swg, ma non è l’unico a pensarlo. Che non si tratti di restyling di FI, per l’assenza di elementi innovativi da una parte, e per la mancanza dell’unico elemento davvero innovativo, ossia un nuovo leader, lo credono Edoardo Novelli e Massimiliano Panarari, esperti di comunicazione politica sentiti da Formiche.net, che leggono nella strategia del Cavaliere la necessità di riproporsi nello scenario politico al momento dominato da un governo innovativo che ingloba tutte le attenzioni mediatiche ed elettorali.

Bisogna partire dalle parole usate ieri da Berlusconi, per capire la sua strategia, ne è convinto Risso. “C’è un passaggio molto importante, nelle parole di Berlusconi, quando dice che questo governo gialloverde oscilla tra due idee opposte di Italia e i 5 Stelle sono la frangia più estrema, dei ‘sessantottini’. In questo modo, Berlusconi ritorna alla sua storica battaglia contro i comunisti, li individua nei 5 Stelle – che sono anzi movimentisti, sfasciatori – mentre lui si pone sulla sponda del giusto interlocutore di Salvini, moderato. Con Salvini non rompe. Il suo tentativo è usare le falde delle contraddizioni di questo governo, inserirsi e capitalizzare per recuperare consensi”. “Il Cavaliere – aggiunge ancora Risso – ha detto che l’esecutivo è frutto di due minoranze: bisogna ricordare che tutti i governi di coalizione sono la somma di minoranze, anche i governi di Berlusconi lo erano. Il centrodestra era la somma di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Udc. In questo momento, però, il governo gialloverde rappresenta il 60% degli italiani ed è il governo che nella storia degli ultimi 20 anni ha il maggior consenso elettorale. Una somma di due minoranze, sì, ma minoranze equivalenti per peso, perché la Lega ora viaggia intorno al 30%, e M5S intorno al 29%. Assieme rappresentano due terzi del Paese”. Silvio Berlusconi, prosegue il direttore scientifico di Swg, “sa che questa alleanza non è strategica, quindi entrambi i contraenti dovranno rompere o concludere il contratto per riproporsi all’elettorato per arrivare, da soli, alla guida del Paese. A quel punto Berlusconi non ci può arrivare disastrato, per questo ha messo in moto un’operazione veloce come quella di ieri, un tentativo di ricollocarsi sulla scena politica apparendo come un’oppositore dei 5 Stelle, e di quelle che lui chiama ‘derive estremiste'”.

Una lettura che dà anche il professor Massimiliano Panarari, consulente di comunicazione politica e pubblica, specialista di scienza dell’opinione pubblica, docente alla Luiss Guido Carli, convinto che “Berlusconi ha fotografato un problema in questo governo, ancora non dirompente ma chi può dire per quanto, ossia che esistono divisioni difficilmente appianabili tra Lega e Movimento 5 Stelle, e la vicenda del blocco della Tav di cui si parla in queste ore segnala che i nodi arriveranno al pettine. L’idea di Berlusconi – continua il professore – è quella di farsi trovare preparato per recuperare fette di elettorato nel momento in cui si dovesse arrivare a una crisi di governo. È difficile capire quando potrebbe accadere, perché le ragioni per stare assieme sono a mio giudizio ancora prevalenti rispetto a quelle di una potenziale divisione, tuttavia l’appuntamento della legge finanziaria potrebbe aprire uno scenario simile e Berlusconi intende offrire alla parte di elettorato italiano che è più filo europea e attenta alla politica responsabile una sponda”.

“Per fare un rebranding – commenta Edoardo Novelli, professore associato dei Processi Culturali e Comunicativi presso l’Università degli Studi Roma Tre, a Formiche.net – si parte da una proposta politica, da un’attività di comunicazione innovativa e non mi pare che ci siano né l’una né l’altra. Non c’è un elemento per cui fare un ragionamento in termini di comunicazione politica. Non c’è nessuna novità, a parte che Berlusconi è tornato alla Camera”. L’aver affidato a Tajani e Galliani parte del partito non cambia le carte in tavola, “non sono esattamente il nuovo che avanza – prosegue il professore -, anche se Tajani ha fatto un percorso che ne ha rafforzato molto l’immagine, ma sappiamo che Berlusconi non ha mai indicato un suo successore e non mi sembra che neanche in questo caso l’abbia fatto. Non ci sono grandi novità, piuttosto un tentativo di occupare un po’ di spazio sui giornali. L’analisi che ha proposto Berlusconi, che questo governo non arriverà a Natale, non apre a un riposizionamento, dice invece: ci siamo quando cadrà tutto. Noi siamo qua, aspettiamo, quando il governo cadrà noi ci saremo”.

Insomma, Silvio Berlusconi è sceso in campo per la sopravvivenza di Forza Italia, arrivata ormai percentuali da una cifra dopo aver visto la sua base “drenata dalla ruspa di Salvini”, conclude Enzo Risso. “Una contromossa necessaria e un intervento d’emergenza che ha due caratteristiche: la prima è non rompere con l’alleato leghista, e quindi lavorare per aumentare le contraddizioni dell’alleanza gialloverde e di farsi trovare pronto quando questo contratto di governo salterà, per ritornare a essere un partner della Lega nella competizione per il governo del paese. La seconda è che in funzione di questo obiettivo oggi Berlusconi ha bisogno di riserrare le fila e arrivare al giorno della crisi di governo non completamente dissanguato”.

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