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Cristiano Ronaldo alla Juve, buon affare o passo più lungo della gamba?

A poche settimane dalla pubblicazione del Report Calcio 2018 della Figc, curato da Alert e Pwc, che dà un quadro non proprio rassicurante sulle casse delle società, con bilanci in perdita, accumulo di passivi ed esposizione verso le banche, ecco arrivare la clamorosa notizia di CR7 alla Juve. Le condizioni del deal concordato con il presidente del Real, Florentino Peres, e Jorge Mendes, procuratore del 5 volte Pallone D’Oro, fanno di Ronaldo di gran lunga il calciatore più pagato di sempre nella serie A.

Il comunicato ufficiale della squadra parla di un corrispettivo di 100 milioni al Real, pagabili in due esercizi, oltre il contributo di solidarietà previsto dal regolamento Fifa (5%) e oneri accessori per 12 milioni (le commissioni di Mendes). Al calciatore vanno 30 milioni netti a stagione per 4 anni. Traducendo le cifre in costi, parliamo di 332 milioni di euro complessivi di esborso certo per il club bianconero (in valore attuale) a fronte di un fatturato dichiarato per l’esercizio appena chiuso pari a 540 milioni di euro (il più alto in serie A) ed un risultato netto in perdita di circa 30 milioni.

Questi numeri, insieme alla considerazione che Ronaldo guadagnerà oltre 4 volte di Higuain, attualmente il calciatore più pagato della Juventus, restituiscono una fotografia che al di là dell’entusiasmo comprensibile dei tifosi bianconeri, rappresenta chiaramente la rilevanza del deal per l’azienda.

Per cui la domanda diventa: come fa un’azienda in perdita a rientrare in 4 anni di un investimento equivalente al 62% del suo fatturato annuo? La risposta naturale è che il management e la proprietà (ricordiamo che la Juventus è quotata alla borsa di Milano) si aspettano che questo investimento sia in grado di generare benefici economici aggiuntivi a quelli attuali, diretti e indiretti, nel corso della durata contrattuale almeno pari ai 332 milioni di esborso certo, e quindi all’incirca 80 milioni l’anno, pari ad un incremento di fatturato medio annuo di almeno il 15%.

Dei costi abbiamo già detto: tra salario netto (il calcio presenta quest’anomalia per cui sono le società sportive ad assumersi indirettamente la corresponsione di oneri contributivi e tasse sul lavoro), assicurazioni, tasse, contributi, intermediari, corrispettivo al club di provenienza, e solidarietà FIFA, parliamo di circa 332 milioni in valore attuale. Ignoriamo ulteriori benefit e premi concordati (chi pagherà la casa, presumiamo lussuosa, di Ronaldo a Torino?).

Qualcuno ha provato anche a parlare dei benefici economici dell’operazione provando a spiegare che l’asso portoghese si ripagherà con la vendita di biglietti, magliette e la vittoria della tanto agognata Champions League. E qui le ricostruzioni dei giornali sono state le più fantasiose. Ma si tratta in ogni caso di un esercizio non semplice, perché “il calciatore” è un asset atipico e complesso. Atipico perché il sottostante non è un bene di proprietà dell’azienda (per la nota legge Bosman), ma l’insieme dei diritti (temporanei) di sfruttamento delle prestazioni sportive di un lavoratore (per il fisco assimilabile ad un dipendente), che giocando sul meccanismo del rinnovo (virtualmente perenne), si avvicina nella sostanza al concetto di bene immateriale. Complesso perché, a differenza di un macchinario (il calciatore idealmente è il bene attraverso cui la società sportiva realizza gran parte del suo fatturato) il suo valore cambia nel tempo e spesso può aumentare, anche notevolmente, rispetto al prezzo di acquisto.

Ma torniamo ai ricavi attesi. Vanno innanzitutto considerati quelli provenienti dalla cessione di Higuain pari a circa 100 milioni di euro (tra risparmio di salario lordo e possibile prezzo di cessione). I restanti 65 milioni annui vanno recuperati da merchandising, sponsorizzazioni, ticketing e diritti televisivi. A riguardo va considerato che l’affluenza alle partite della Juve è già molto alta e che gli accordi di sponsorizzazione e merchandising hanno pochi margini di rinegoziazione. Allo stesso tempo l’arrivo di una celebrità (Ronaldo non è solo un calciatore) con oltre 350 milioni di follower aumenterà il potere negoziale del club bianconero con sponsor, attuali e nuovi. E poi c’è la Champions che da sola potrebbe portare altro 30 milioni in media l’anno.

Insomma, un investimento impegnativo e abbastanza rischioso. Occorrerà del tempo per capire se si sia trattato di un buon affare oppure se la dirigenza bianconera ha fatto il passo più lungo della gamba.

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