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Vi racconto l’industria della difesa a Farnborough. Parla Festucci (Aiad)

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Al salone di Farnborough l’Italia si è presentata unita, rafforzata dai segnali di attenzione al comparto che il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha inviato nei due giorni passati all’airshow. Certo, non possiamo permetterci di restare fuori da tutti i programmi europei, e dunque ben venga la partecipazione di Leonardo al futuro caccia del Regno Unito. D’altra parte, è “geniale” l’idea che l’Aeronautica militare e l’azienda di piazza Monte Grappa hanno avuto con la nuova Scuola di volo per i piloti del futuro, importante biglietto da visita per il Paese. Parola di Carlo Festucci, segretario generale dell’Aiad, la Federazione delle aziende italiane dell’aerospazio, difesa e sicurezza, che abbiamo incontrato nel corso della rassegna britannica.

Come considera la presenza italiana al salone di quest’anno rispetto alle passate edizioni?

La presenza italiana è di alto livello. Leonardo ha realizzato uno chalet di altissima qualità, e anche la struttura interna, la parte degli stand delle tante aziende nazionali, è di grande valore. Finalmente, c’è un’aggregazione molto consistente e i distretti sono quasi tutti all’interno (manca l’Umbria ma per una sola ragione di spazio). Ciò significa che si sta mettendo in piedi un’idea di sistema-Paese non solo di merito, ma anche estetica. Mi permetto di dire che questo è anche merito dell’Aiad, che lavorando è riuscita a far emergere un’idea di cultura della difesa e di rappresentanza comune di tutte le realtà in un unico blocco, e non come elementi disaggregati.

Alle tante realtà italiane presenti, ha fatto visita il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che ha passato a Farnborough due giorni. Che segnale è per il comparto?

Prima di tutto, devo dire che ho trovato assolutamente fuori luogo tutti gli attacchi fatti al ministro nelle scorse settimane. Attacchi realizzati a prescindere dalla conoscenza sono sempre sbagliati. Per le cose che dice – e cioè per il fatto di voler conoscere bene tutti i dossier per poi decidere sulla base della conoscenza – l’impressione è che stia perseguendo un modo di fare assolutamente corretto.

Questo vale anche per il programma F-35?

Certo. Il fatto che dice di voler capire la questione e cosa succede con il programma è positivo. Probabilmente, alla fine capirà che l’unica cosa utile da fare è trovare il modo per farci dare più lavoro. Non ci sono altre storie. I programmi sono contratti e i contratti si rispettano. Tuttavia, il contratto bisogna conoscerlo, poiché prevede doveri ma anche diritti. E io credo che qualche diritto in più dovremmo essere in grado di farcelo rispettare.

Al salone è arrivato anche l’annuncio su Tempest, il caccia con cui il Regno Unito vuole sostituire gli Eurofighter dal 2035. Partecipa anche Leonardo. È un’alternativa ai piani di Parigi e Berlino, che hanno già palesato l’intenzione di un’asse a due per il futuro sistema da combattimento aereo?

Non credo che si possa mettere la questione in questi termini. Se il Regno Unito decide di sviluppare un caccia e Leonardo è un’azienda locale nel Paese, sarà difficile che la parte Uk della società italiana possa restare fuori. Ciò non significa che sia preclusa la possibilità per Leonardo di partecipare ad altri programmi. Tale decisione dipenderà dalle scelte strategiche che l’azienda e il governo italiano faranno. Certamente, se rimanessimo fuori da tutti i programmi europei, finirebbe che i soldi che diamo all’Europa se li prendono gli altri, lasciando a noi il ruolo di meri finanziatori.

Dovremmo dunque entrare anche nel programma franco-tedesco?

Onestamente, mi sembra prematuro dire quello che succederà nel medio-lungo termine, anche perché bisogna ancora capire cosa decideranno di fare Francia e Germania sul loro caccia. È aperto o no? Lo vogliono fare da soli o con altri? Una cosa è sicura: noi non ci possiamo permettere di stare fuori dal programma del futuro caccia di nuova generazione, qualunque esso sia, poiché sarebbe un colpo duro per la nostra industria aeronautica. Il settore italiano va avanti grazie al programma Eurofighter, grazie a tutto ciò che riguarda l’F-35 e alle tecnologie eccellenti che ha da spendere. Se restassimo fuori da tutti i programmi, ciò non succederebbe. Dunque ben venga la partecipazione di Leonardo al caccia inglese, poi si vedrà. Io sarei per evitare di mettere le mani avanti ed essere assolutisti nelle decisioni, che mi pare poco utile da questo punto di vista.

Nel corso della rassegna, l’Aeronautica militare e l’azienda di piazza Monte Grappa hanno lanciato la Scuola internazionale per l’addestramento avanzato al volo, una vera e propria partnership pubblico-privata. Quanto conta la collaborazione tra istituzioni e aziende?

Tantissimo. Poter fare una scuola di volo aperta al mondo significa avere a disposizione un biglietto da visita che ci consente di addestrare tutti i piloti, ma anche di creare le condizioni di aggancio con una molteplicità di potenziali clienti. La trovo una cosa geniale, e finalmente l’abbiamo fatta in Italia. L’ha fatta l’Aeronautica militare, che ha sempre avuto lungimiranza per queste cose; e l’ha fatta Leonardo, con un gruppo dirigente che sta svolgendo un ruolo assolutamente determinato e consapevole delle scelte da prendere. Devo dire che sono molto felice e un assoluto hooligan di tale iniziativa.

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