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La coppia Fincantieri e Lockheed Martin vince ancora. In Arabia Saudita

Vale 450 milioni di dollari il contratto che il governo degli Stati Uniti ha assegnato all’asse Lockheed Martin-Fincantieri per la costruzione di quattro unità navali Mmsc per l’Arabia Saudita. L’ordine, una sorta di anticipo, servirà ad avviare la progettazione di dettaglio e la pianificazione della costruzione, ed è stato assegnato tramite l’Undefinitized Contract Action, strumento con cui gli Usa sostengono l’export dei propri prodotti della difesa. Mentre si avvicina la chiusura dell’accordo per la cantieristica militare con la francese Naval Group, e dopo che è emerso l’interesse per l’acquisto di Vitrociset insieme al gruppo Mermerc di Vito Pertosa, per il gruppo italiano guidato da Giuseppe Bono, il contratto “rappresenta un prestigiosissimo riconoscimento” dell’investimento fatto nel 2008, quando furono acquistati i cantieri di Marinette, nel Wisconsin, dove le navi saudite verranno costruite.

LA STORIA DEL CONTRATTO

La negoziazione per una commessa che potrebbe valere oltre 11 miliardi di dollari per il consorzio guidato da Lockheed Martin era cominciata nell’ottobre del 2015, quando il dipartimento di Stato americano aveva approvato la vendita di quattro navi con relativi servizi all’Arabia Saudita. Poi, a maggio del 2017, in occasione della visita di Donald Trump a Riad, in cui gli Stati Uniti si sono assicurati accordi e impegni per oltre 110 miliardi di dollari, è stata firmata la lettera di offerta e accettazione. Infine, lo scorso marzo, il colosso americano guidato da Marillyn Hewson si è aggiudicato dagli Usa un contratto da 481 milioni di dollari per i materiali long-lead, quelli per la cui realizzazione sono necessari i tempi più lunghi.

IL RUOLO DI FINCANTIERI

Le quattro Multi-mission surface combatant (Mmsc, variante delle Littoral combat ship che il consorzio industriale giù realizza per la US Navy) verranno costruite nello stabilimento Fincantieri di Marinette. “Questo contratto rappresenta un prestigiosissimo riconoscimento della lungimiranza della nostra scelta di entrare nel mercato statunitense”, ha commentato l’ad Giuseppe Bono. “Da allora – ha aggiunto – in dieci anni abbiamo consolidato la nostra presenza come costruttore di riferimento non soltanto per la US Navy, ma anche per numerose Marine estere, contribuendo nel contempo allo sviluppo dell’industria e del tessuto economico del Midwest”. Tra l’altro, sempre nella regione dei Grandi laghi, il gruppo italiano controlla Fincantieri Bay Shipbuilding e Fincantieri Ace Marine. Per modernizzare i tre siti, l’azienda ha investito dal 2008 più di 130 milioni di dollari, assumendo e formando più di 1.000 persone.

LE CARATTERISTICHE DELLE NAVI

Per quanto riguarda il programma saudita, “l’Mmsc – spiega il consorzio in una nota – si distinguerà per essere altamente manovrabile, caratterizzata dalla flessibilità derivata dal mono-scafo delle Lcs, classe Freedom, realizzate dallo stesso consorzio per la US Navy, con un’autonomia incrementata a 5.000 miglia nautiche e una velocità superiore a 30 nodi, rendendola capace di operazioni di pattugliamento sia costiero che in mare aperto, e in grado di affrontare tutte le moderne minacce alla sicurezza marittima ed economica”. Al programma, all’interno del consorzio guidato da Lockheed Martin, partecipa anche Gibbs & Cox, specializzata nel design di strutture navali, insieme a oltre 800 fornitori in 42 stati.

NON SOLO F-35

La collaborazione tra il colosso americano e Fincantieri dimostra che gli stretti rapporti industriali che legano Italia e Stati Uniti non si esauriscono al programma F-35. La cooperazione tra Lockheed Martin e l’azienda guidata da Giuseppe Bono si è già dimostrata efficace nel programma Lcs per la Marina militare americana, con cinque consegne effettuate e altre due in attesa entro la fine dell’anno. Tutto ciò, ha detto di recente l’ad italiano, “dimostra che Fincantieri può essere parte dello sviluppo delle navi per gli Stati Uniti che poi possono essere esportante in tutto il mondo”.

VERSO LA GARA FFG(X)

Il riferimento è anche alla maxi gara Ffg(X) per la realizzazione di venti fregate multiruolo per la Marina Usa, per la quale l’azienda italiana è già stata scelta, con appalti per 15 milioni, per la fase di progettazione. Vi partecipano altre quattro aziende (tra cui anche Lockheed Martin) con cui la società italiana se la dovrà vedere nel 2020, quando è attesa l’assegnazione dell’appalto. La proposta italiana consiste nelle fregate classe Fremm (Fregate europee mult-imissione), il cui sistema di combattimento è gestito dal Cms (Combat management system) Athena-I sviluppato da Leonardo. Secondo Bono, la scelta del Pentagono dovrebbe ricadere sulla Fremm “perché è l’unica nave operativa; offriamo una nave che esiste ed è ben provata a differenza degli altri che propongono navi non ancora progettare”. Oltre al prodotto, e lo dimostra la recente maxi gara australiana (vinta da Bae Systems), la differenza la farà il sostegno del sistema-Paese.

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