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Il governo fa il salmone (ma dovrebbe fare l’orso). Per questo Conte va da Trump

Il premier Giuseppe Conte va a Washington dove sarà accolto con tutti gli onori, segno dell’amicizia americana per l’Italia e dell’apprezzamento personale di Donald Trump per il nostro primo ministro, meritevole di particolare considerazione anche alla luce della posizione tutt’altro che tenera verso l’Unione Europea. Sarà per Conte un successo ed un riconoscimento pubblico, figlio di una certa abilità mostrata in questi mesi dal professore, ben messa in evidenza dai sondaggi che lo vedono in testa nel gradimento degli italiani.

In Italia però c’è tensione e non riguarda certo questo o quel nome indicato per la presidenza della Rai o la guida di Cassa Depositi e Prestiti. C’è tensione perché il governo fatica a trovare la sua identità, come se fosse sulla riva di un fiume canadese incerto se giocare il ruolo del salmone o dell’orso. Anzi, per dirla tutto, il governo si sta dimostrando bravo nel fare il salmone, ma poco consapevole del fatto che alla fine è l’orso il vero cacciatore della situazione. Il governo-salmone infatti guizza rapido nell’acqua gelida del Palazzo, schivando trappole e ostacoli con fierezza e rapidità. Affronta con aria spavalda il tema dell’immigrazione (Salvini), raccogliendo consensi dentro e fuori i confini nazionali.

Maramaldeggia sugli errori di vanità dei predecessori (Di Maio), lanciando una campagna social di poderoso effetto sull’Air Force Renzi. Insomma fa splendidamente il salmone, principe dei torrenti, veloce, inafferrabile, gustoso e colorato. Così facendo però finge di non vedere che il vero ruolo del governo è fare l’orso, cioè cacciatore potente e risolutivo che, quasi sempre, finisce per papparsi il salmone in un solo boccone. L’orso per questo governo significa decidere, battersi, vincere. Significa prendere la vicenda Ilva e portarla da qualche parte, possibilmente senza buttare tutto all’aria.

Significa guardare con occhio laico e disincantato operazioni come Tap o Tav, avendo ben chiaro che tornare indietro è quasi impossibile e certamente molto costoso. Vuol dire mettere mano ad Alitalia cercando una strada industriale solida, anziché prefigurare il solito inconcludente e dispendioso ricorso ai soldi pubblici. Vuol dire rendersi conto che di promesse irrealizzabili si muore, anche se lì per lì può far salire i sondaggi. Sotto questo profilo l’intervista di Luigi Di Maio al Corriere della Sera è proprio la prova certa della strategia del salmone, perché quando si dice che vanno fatte al più presto (e quindi contemporaneamente) Flat Tax, reddito di cittadinanza e abolizione della Fornero vuol dire che si cerca in tutti i modi di fuggire dalla realtà (cioè dall’orso), che invece dovrebbe essere il primo pensiero del governo. La luna di miele è ancora lunga, possono i nostri governanti passare un’estate serena.

Ma l’orso-autunno non mancherà di affacciarsi al ruscello, provando a ghermire il garrulo salmone. Sappiamo bene come finisce di solito, con il pesce in bocca al plantigrado. Per questo Conte serra i ranghi e vola a Washington. La caccia sta per cominciare e il professore non intende finire in padella. Vuole fare l’orso, non certo il salmone.

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