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I ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico non parlano. Di Maio provi a risolvere la questione

A poche ore dal Consiglio dei ministri di questa sera (che dovrebbe approvare il tanto agognato decreto “Dignità”) scende in campo il ministro del Lavoro, con un commento molto incisivo sui dati Istat usciti stamattina (c’è il nuovo record di occupati a tempo determinato, cioè 3 milioni e 74mila).

Dice il ministro: “Quelli di prima hanno perso perché dicevano alla gente che doveva essere contenta perché l’occupazione stava salendo. La verità è che cresceva il lavoro precario”. Quindi quello di oggi “non è il record di occupazione, ma quello del precariato”.

Di Maio conferma poi di voler smantellare il jobs act: “Iniziamo a farlo col decreto dignità, poi spero intervenga il Parlamento”. Preso atto delle parole del ministro, ne rispettiamo la volontà, permettendoci di ricordargli che in tutta Europa nessuno sta riuscendo a far resuscitare il vecchio posto di lavoro a tempo indeterminato, sia in ambito privato sia pubblico.

Ciò che più conta però è capire se il ministro del Lavoro trova momenti di confronto con il ministro dello Sviluppo Economico, il cui mestiere è battersi quotidianamente per creare condizioni e occasioni di crescita nel mondo a concorrenza bestiale (e spesso sleale) in cui oggi agiscono le imprese.

Si cerchino al telefono, magari per un sobrio caffè o anche un più sostanzioso pranzo di lavoro.

E se per caso faticano a trovarsi, provino a chiedere la mediazione del vice presidente del Consiglio Di Maio, dovrebbe avere i numeri di tutti e due.

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