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Nel caos della Libia, l’Eni di Descalzi non lascia ma raddoppia

petrolio

In un momento di forte tensione per la contesa petrolifera della Mezzaluna libica, l’Italia entra a gamba tesa e mette a segno un importante risultato. Mellitah Oil & Gas, società operativa compartecipata dalla compagnia petrolifera nazionale della Libia (Noc), infatti, insieme con l’italiana Eni, ha annunciato, a soli tre anni dalla decisione finale d’investimento, l’avviamento della produzione dando il via alla seconda fase del progetto offshore Bahr Essalam. Entro una settimana circa, poi, è prevista la messa in produzione di altri due pozzi, ed entro il prossimo ottobre ne entreranno altri sette. L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi ha affermato in proposito: “Bahr Essalam è il frutto della relazione di lunga data tra Noc e Eni e rappresenta un’importante pietra miliare nel garantire alla Libia una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Il progetto dimostra ulteriormente la fiducia e il riconoscimento che Eni ha in Noc come unica società petrolifera nazionale legittima; quella con la quale continueremo a lavorare in maniera esclusiva nel Paese”.

IL PROGETTO

Un piano, quello messo a punto dalle due compagnie, che in questa seconda fase completa lo sviluppo del più grande giacimento a gas in produzione nell’offshore libico, aumentando, in questo modo il potenziale produttivo di circa 400 milioni di piedi cubi di gas standard al giorno (Mmscfd). L’operazione, che si svolgerà a Bahr Essalam, situato a circa 120 chilometri a nord-ovest di Tripoli e che contiene oltre 260 miliardi di metri cubi di gas in posto, giungerà a termine tra settembre e ottobre raccogliendo una produzione totale di 1.100 mmscfd.

Il gas, poi, viene inviato attraverso la piattaforma di Sabratha all’impianto di trattamento a terra di Mellitah dove viene raccolto, compresso e inviato principalmente alla rete nazionale libica. Il presidente del consiglio presidenziale e primo ministro del governo di accordo nazionale Fayez Al-Sarraj, ha partecipato alla cerimonia di apertura e ha ringraziato i lavoratori di Noc, Eni e Mellitah Oil & Gas per i loro sforzi nello sviluppo del settore petrolifero in Libia. “Lo start-up della fase 2 del progetto offshore Bahr Essalam darà decisamente valore aggiunto all’economia nazionale. In passato – continuato Al-Sarraj – abbiamo perso enormi opportunità di investimento a causa della mancanza di budget. Tuttavia, oggi siamo impegnati più che mai a incoraggiare gli investimenti nel settore petrolifero e a garantire promettenti opportunità ai giganti internazionali che rispondano agli interessi di queste partnership e creino una crescita che dia nuove speranze ai giovani libici”. E ha poi concluso: “Pertanto, tutte le parti devono intensificare gli sforzi per avere più profonda comprensione ed essere più disponibili a un compromesso nell’interesse dei giovani di questo paese che sono i veri protagonisti per la sua stabilità”.

Claudio Descalzi di Eni, inoltre, ha aggiunto: “L’avvio della produzione, con eccellente time-to-market in un contesto così sfidante, è un risultato straordinario di Mellitah Oil & Gas. Siamo orgogliosi di dire che l’avvio della fase 2 di Bahr Essalam per i prossimi 15 anni giocherà un ruolo importante nel fornire alla Libia il gas necessario per alimentare la ripresa del Paese”.

ANCORA TENSIONE NELLA MEZZALUNA

Le dichiarazioni che emergono sullo scontro tra la Noc riconosciuta di Tripoli e quella parallela, consentono di inquadrare la situazione ancora come molto delicata. Da una parte il direttore del Consiglio di sviluppo economico e sociale libico, Fadil al Amin, ha dichiarato che “la decisione di consegnare i terminal di petrolio della Mezzaluna petrolifera al governo ad interim non riconosciuto a livello internazionale significa fermare la produzione petrolifera e questa cosa porterà verso un acuirsi della crisi economica in Libia”. Il funzionario, intervenendo durante una trasmissione televisiva locale, ha continuato: “Questa decisione provocherà ulteriori perdite all’economia libica come quelle subite nel 2013 e nel 2014, quando le milizie di Ibrahim al Jadharan hanno preso possesso dei terminal bloccando la produzione per anni e facendo perdere alla Libia milioni di dollari, cosa che ha provocato il crollo dell’economia”.

Dall’altra il premier del governo non riconosciuto Abdullah al Thinni, parlando con i responsabili degli enti governativi della Cirenica, ha commentato che “la Banca centrale di Tripoli ha fatto del petrolio una maledizione per i libici”. Il suo ufficio stampa ha inoltre reso noto come il politico abbia affermato che “ora le istituzioni dovranno gestire sia la città di Derna che i terminal di al Sidra e Ras Lanuf. Stiamo soffrendo per una crisi economica che va avanti dal primo giorno del nostro governo e per un boicottaggio da parte delle istituzioni partitiche come la Banca centrale di Tripoli. Il fatto che impedisca il finanziamento delle città controllate dal governo ad interim e’ la causa della nostra crisi economica”.

Intanto, sempre sul fronte del governo parallelo, arrivano anche le dichiarazioni del portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), che ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta per accertare in che modo siano stati usati in passato i ricavi provenienti dal petrolio. “I soldi del petrolio sono serviti per finanziare le milizie terroristiche che hanno attaccato la zona della Mezzaluna petrolifera”, ha detto il portavoce. E ancora, ha voluto sottolineare che le forze del generale Haftar “non violeranno gli accordi petroliferi già in essere”, garantendo che “non verranno fermate le esportazioni”.

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