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L’obiettivo è l’Europa e Milano può essere il punto di partenza per il Pd

Ripartire dalle ragioni della sconfitta e ricercare nei principi di fondo della sinistra le ragioni di una possibile rinascita. In estrema sintesi, con queste parole si può riassumere l’intenzione che muove la convention che il Partito democratico sta organizzando per il prossimo settembre, chiamata “Per domani”, a Milano. Saranno presenti in tanti, spiega Lia Quartapelle a Formiche.net, una tra i vari parlamentari che si stanno muovendo per rendere possibile l’incontro di tutte le forze che credono nell’Europa e nella dignità dei cittadini. Ci saranno Beppe Sala, sindaco di Milano, Paolo Gentiloni e Maurizio Martina, ma sarà presente anche Renzi? “Sono stati invitati tutti”, spiega la deputata, che poi percorre gli ultimi passi del partito guidato – ora ufficialmente – da Martina e che ha davanti a sé importanti scadenze: il congresso e le primarie per eleggere un nuovo segretario e a stretto giro le elezioni europee.

Che Pd è uscito dall’Assemblea di sabato scorso?

Un Pd che ha bisogno di fare un congresso il prima possibile, che ha bisogno di una discussione profonda sulle cause della sconfitta e su come ripartire. Non è molto diverso da come è entrato.

Nel suo intervento, Nicola Zingaretti (probabile candidato alle primarie del prossimo febbraio) ha detto che “la nostalgia non è la risposta alla sconfitta”. Cosa può esserlo, allora?

Noi – e secondo me è ciò che è mancato dall’intervento di Renzi – abbiamo bisogno di capire che è cambiata un’epoca, non possiamo limitarci a dire che abbiamo fatto bene determinate cose o che ricette del passato possono permetterci di parlare con persone che chiaramente hanno scelto opzioni molto diverse da noi. Ad esempio, sul tema del lavoro, non possiamo pensare che rimettendo l’articolo 18 risolviamo un problema sulla percezione di mancanza di opportunità di lavoro, che evidentemente c’è. Né possiamo pensare di dire che abbiamo fatto bene con il Jobs act, e che ribadendo questo concetto fino alla fine torneremo ad avere un consenso che non abbiamo più. Io penso che dobbiamo veramente ripensarci in profondità, a partire da quelli che sono i nostri i nostri valori.

Quali sono?

La sinistra pensa che la giustizia sociale, la mobilità sociale la dignità delle persone si facciano attraverso il lavoro. Però, dobbiamo immaginare di difendere i giovani nella battaglia per trovare un impiego che gli permetta di fare un progetto di vita; dobbiamo probabilmente fare un discorso diverso sul tema delle politiche salariali, dobbiamo stare accanto alle donne, che oggi in Italia sono quelle che studiano di più ma poi sono quelle che subito, alla prima offerta di lavoro, si vedono proposti contratti con una offerta economica più bassa e più scadenti. Dobbiamo veramente ripensarci in profondità, senza rinnegare la storia da cui veniamo, però capendo che il mondo è molto cambiato.

A questo proposito a Milano ci sarà una convention, a settembre, per ripensare il Pd. Di cosa si tratta?

Ci stiamo pensando con tanti parlamentari, con tanti dirigenti del partito, sotto la guida del segretario provinciale Pietro Bussolati, e riguarda il Pd e non le singole persone. Sarà un’occasione per rimetterci profondamente in discussione a partire da due cardini: da un lato le ragioni della sconfitta e dall’altro ragioni della lotta, pensando a una proposta che noi abbiamo chiamato “Per domani”, come il Pd. Archiviando il dibattito tra correnti, maggioranza, minoranza, rancori, rivendicazioni, sassolini tolti dalle scarpe e cercando da un lato di capire qual è la natura del cambiamento in cui siamo immersi – non l’abbiamo ancora ben capito – e poi ritrovando, a partire dai nostri valori ed ideali, ragioni per lottare, battaglie da affrontare accanto a persone che si sentono in difficoltà in Italia o per grandi questioni in cui noi crediamo: l’Europa, la sostenibilità ambientale, sono mancate molto dalla nostra agenda.

Cosa intende?

Siamo stati un partito troppo di governo, abbiamo pensato che l’azione di governo, pure ottima, esaurisse la nostra funzione nella società italiana; in taluni casi siamo stati arroganti e abbiamo ascoltato poco. Dobbiamo invece rimetterci profondamente in discussione nell’attitudine con cui ci rapportiamo con i cittadini e con cui facciamo politica, ma soprattutto a partire dalla concezione del mondo e dalla visione del futuro.

Si tratta di riprendere il contatto con l’elettorato che si è spostato verso altri partiti o movimenti?

È evidente che avendo preso il 19% dei voti, dobbiamo recuperare il contatto con l’elettorato. Penso che dobbiamo farlo con dei contenuti nuovi, con un atteggiamento nuovo che parte dal Pd. In questi anni abbiamo dato troppo l’impressione di essere un partito chiuso, arroccato intorno a un leader, un partito non disponibile all’ascolto degli altri, né delle altre forze politiche né dei cittadini e dobbiamo proprio cambiare attitudine. A questa iniziativa stiamo invitando personalità degli altri partiti della sinistra europea, stiamo invitando gli alleati con cui ci siamo presentati alle elezioni passate, altre forze politiche, personalità con idee diverse dalle nostre. Vogliamo avere un confronto fra idee, vogliamo essere d’accordo sui valori di fondo, l’Europa, giustizia sociale, antifascismo, libertà, democrazia. Invitiamo chiunque si riconosca in questi valori di fondo per poi discuterne assieme.

Perché partire da Milano?

Lo organizziamo da Milano al servizio dell’Italia, perché pensiamo che a Milano ci sia una serenità d’animo maggiore che in altri luoghi. C’è una coalizione più ampia che va da un’esperienza civica – quella della lista Sala – all’esperienza della lista legata a Pisapia – quindi più a sinistra – però è il Pd il perno di questa coalizione di centrosinistra. A Milano il Pd incarna la spinta vitale che si vive in questa città, la città più europea d’Italia, che negli anni della crisi non ha avuto paura di scommettere su un’operazione di rilancio, quella di Expo, facendo le cose bene sia in termini di legalità che di protocollo del lavoro. Ecco, vogliamo che il Pd incarni questo spirito anche a livello nazionale, e che non perda di vista i temi che hanno animato la rinascita di Milano, ossia del lavoro, della produttività, degli investimenti e il tema del legame europeo e internazionale. Sono tutte cose che a Milano il Pd – e lo dicono i risultati elettorali – ha saputo interpretare bene e ci sembra che possa essere quindi un buon punto da cui ripartire e riflettere assieme.

Sarà presente anche Matteo Renzi?

Sono tutti invitati.

Passando invece all’appuntamento elettorale del maggio 2019: sarà un Pd che guarda a sinistra o al centro, verso en Marche di Macron?

Alla nostra iniziativa abbiamo invitato e avuto risposte positive da Momentum – l’associazione di base che ha reso possibile la vittoria di Jeremy Corbyn nel Regno Unito – a risposte positive da en Marche di Macron. Gli inviti sono ampi perché dobbiamo ripensarci senza pregiudizi e senza barriere ideologiche rigide. Vogliamo anche ribadire una cosa: oggi in Europa ci sono delle forze politiche potenti – come in Italia – che pensano che gli Stati nazionali possano fare meglio da soli. Noi vogliamo costruire una visione radicale di una nuova Europa con tutti coloro che pensano che la soluzione a problemi globali stia in una Europa più forte, non in piccole patrie che chiudono i confini e tolgono le navi dal Mediterraneo. Quella è la sconfitta dei cittadini dei Paesi europei che così vedono i loro Stati più inermi, più deboli, più soli di fronte a delle sfide globali, come il terrorismo.

Cosa intende?

Può un Paese da solo affrontare la sfida del terrorismo? Credo di no. Può mettersi a tassare i giganti del web che fanno profitti in Italia ma hanno la sede in Irlanda? Io non credo. Ecco, questi sono temi globali che hanno bisogno di una risposta sovranazionale. Il Pd deve lavorare a questo, a valorizzare le opportunità che ci sono in Europa, chiedendo all’Europa di cambiare e essere più efficace e lo dobbiamo fare con tutti coloro che condividono questa visione. Quindi chi ci sta è benvenuto.

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