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Alla fine l’intesa nella Nato c’è. E l’Italia incassa il sostegno su Napoli

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Ci sono divergenze, ma la Nato è più unita che mai. Lo dice entusiasta al termine della prima giornata del Summit Nato il segretario generale Jens Stoltenberg, le cui parole trovano conferma nella dichiarazione finale del vertice. Al primo posto del documento c’è infatti la solidarietà politica (su cui si temevano alla vigilia i maggiori problemi), mentre tutte le misure operative previste sono state confermate, dal rafforzamento della struttura di comando alla creazione di un centro per le operazioni cyber. Può sorridere anche l’Italia, con la piena operatività dell’Hub di Napoli e la maggiore attenzione al fianco sud grazie ai partenariati siglati con Giordania e (soprattutto) Tunisia. Il nostro Paese “ha fatto sentire la sua voce”, ha commentato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, presente nel quartier generale dell’Alleanza insieme al premier Giuseppe Conte e al titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi.

PROVA “SOLIDERIETÀ POLITICA” SUPERATA

“Abbiamo avuto discussioni e divergenze ma tutti siamo stati d’accordo e abbiamo preso delle decisioni che spingono avanti questa alleanza e ci rendono più forti”, ha detto Stoltenberg. La prova più difficile, quella dell’unità politica, è stata superata. Nonostante gli esperti fossero abbastanza concordi su un esito positivo, negli ultimi giorni era emersa una certa preoccupazione per l’imprevedibilità di Donald Trump, che aveva fatto presagire un possibile esito “tipo G7”. La colazione mattutina con Stoltenberg e gli attacchi alla Germania su spese per la difesa e politica energetica avevano fatto temere lo scenario peggiore. Poi, in giornata l’allarme è rientrato e il clima è sembrato rasserenarsi. Sul tema del 2% del Pil per la difesa, Trump ha guardato il bicchiere mezzo pieno, saggiamente presentatogli da Stoltenberg: “Otto nazioni si sono impegnate a dedicare almeno il 2% del loro Pil entro l’anno, con il resto che ha intenzione di pianificarle entro il 2024”. Ad ogni modo, secondo quanto riporta il Guardian, Trump avrebbe addirittura proposto di elevare la quota al 4%. Battuta o punzecchiatura, la proposta è stata schivata nuovamente da Stoltenberg. “Preferisco stare a quanto concordato”.

L’HUB DI NAPOLI È OPERATIVO

Tra le novità operative arrivate dal vertice di Bruxelles c’è la dichiarazione della piena operatività dell’Hub di Napoli. Avere un centro “che mantiene rapporti costanti con tutti i Paesi del fianco meridionale e del Medio Oriente – ci ha spiegato il generale Vincenzo Camporini, vice presidente dello Iai – permette di avere una maggiore consapevolezza di ciò che sta accadendo, evitando il rischio di trovarsi impreparati o fuorviati nelle proprie convinzioni come è accaduto con le Primavere arabe”. Stanziata presso il Comando alleato di Napoli, la Direzione strategica è infatti specificatamente dedicata alla comprensione delle minacce che incombono dal fianco meridionale, voluta dall’Italia per orientare le scelte dell’Alleanza ed evitare sbilanciamenti che rischiano di trascurare dei rischi rilevanti, dal terrorismo all’instabilità del nord Africa. “Crediamo che una politica più a sostegno dei propri partner rafforzerebbe l’Alleanza stessa offrendo una cornice di sicurezza più solida”, ha infatti detto Trenta commentando le novità sull’Hub.

SUPPORTO ALLA TUNISIA

Inoltre, ha aggiunto la titolare del dicastero Difesa, “abbiamo chiesto una Nato più versatile e flessibile, che oltre ad est sappia guardare anche a sud, dunque nel Mediterraneo, una regione complessa quanto strategicamente importante per il nostro Paese”. Dunque, “vogliamo una Nato che dia maggiore sostegno anche all’Ue sulle principali sfide che ci troviamo di fronte: lotta al terrorismo e lotta al traffico di esseri umani”. E in tal senso sorride all’Italia il lancio di un partenariato con la Tunisia. Nell’ultimo pacchetto missioni, il Parlamento ha approvato l’invio di 60 militari per partecipare alla missione Nato di supporto alle forze di sicurezza locali. A gennaio, il precedente esecutivo ha siglato con Tunisi un piano di cooperazione che si allarga ai temi della sicurezza, compreso il contrasto all’immigrazione illegale, tema particolarmente caro all’attuale esecutivo italiano che in nord Africa ha lanciato una campagna importate, a partire dalla Libia.

LE DECISIONI OPERATIVE

Confermate le attese della vigilia sugli aspetti operativi, su cui effettivamente c’erano i timori minori. Rafforzata la struttura di comando con 1.200 nuove unità e ufficializzati i due nuovi comandi: Ulm, in Germania, si occuperà di mobilità militare, mentre Norfolk, in Virginia, avrà competenza sull’Atlantico. Accordo totale sulla Readiness initiative, anche conosciuta con “Four thirties”: avere a disposizione, entro il 2020, 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadroni aerei e 30 navi da guerra in grado di essere operativi in 30 giorni. Via libera alla creazione di un “Cyber Operations Centre” presso il Supreme Headquarters Allied Powers Europe (Shape) di Mons, in Belgio. Infine, confermato il lancio di una nuova missione con finalità di training in Iraq, aspetto su cui restavano alcuni dubbi data l’incertezza politica nel Paese, ancora alle prese con un difficile periodo post-elettorale. Domani, sarà invece il giorno dell’Afghanistan, con la partecipazione a Bruxelles dei partner attuali e potenziali della missione Resolute Support, per cui si attende un potenziamento.

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