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Tap: ministro Lezzi, dentro o fuori. Non c’è spazio per la “commedia all’italiana”

Lezzi

“Il gasdotto Tap non è un genere di investimento che serve né al Salento né alla Puglia né all’intera Italia”. Così il ministro Lezzi oggi a Matera nel corso di una conferenza stampa. Parole chiare, di apprezzabile onestà intellettuale, in perfetta coerenza con quanto sostenuto in campagna elettorale. Quindi va riconosciuto al ministro Lezzi di non aver cambiato idea una volta diventata ministro.

Però, Lezzi o non Lezzi, la vicenda non può dirsi né così conclusa né pacificamente definita, per il semplice fatto che su di essa insistono almeno tre “macigni” di enorme rilevanza.

Il primo è che l’Italia è solo il terminale di un’opera che interessa molti paesi dall’Asia all’Europa, vincolati da un patto comune: smontarlo significa arrecare una danno impressionante alla nostra credibilità internazionale. Il secondo è che l’opera è già in avanzato stadio di costruzione (76% secondo i dati diffusi dal consorzio Tap), quindi bloccare il completamento della parte finale significa entrare in un imponente contenzioso di carattere multilaterale. Infine c’è da considerare che dichiarazioni di segno ben diverso sono state recentemente pronunciate dal ministro Moavero e dal Presidente delle Repubblica Mattarella, creando così l’effetto surreale di un’Italia che parla a più voci su un tema di tale rilevanza strategica.

E allora bisogna dire parole di verità, non inquinate da retropensieri o dubbi di sorta: così non si governa. Così si fa confusione, così si fa melodramma (o commedia). Il nuovo può essere portato al governo, ma deve essere serio, perché governare è materia che non concede sconti. La linea del governo è quella di Mattarella e Moavero? Il ministro Lezzi si adegui e decida come comportarsi di conseguenza.

La linea del governo è quella del ministro Lezzi? Lo dica il presidente Conte (peraltro oggi a Washington, guarda caso), lo ribadisca il ministro Moavero e ne prenda atto il Capo dello Stato, che viene smentito in modo plateale e doloroso.

Terza soluzione non c’è, perché fare “ammuina” stavolta non è possibile.

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