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Trump riconosce l’interferenza della Russia. Ma a favore dei Dem…

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In uno strano tweet il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scritto che la Russia sta aiutando il Partito democratico a vincere le elezioni (di Midterms, che si terranno a novembre), e questo, a suo dire, “è basato sul fatto che nessun altro Presidente è stato più severo di lui” con Mosca.

L’affermazione è piuttosto strana, e per questo va contestualizzata. Una settimana fa, a Helsinki, dove l’americano si è incontrato con l’omologo russo Vladimir Putin quest’ultimo aveva risposto piuttosto chiaramente a una domanda diretta posta dal corrispondente della Reuters Jeff Mason. “Presidente Putin, lei voleva che Trump vincesse le elezioni e ha diretto alcuni funzionari russi per aiutarlo in questo?”, chiedeva il giornalista: “Sì, io volevo che lui vincesse perché aveva parlato di normalizzare i rapporti tra Russia e Stati Uniti”. Si parlava delle presidenziali del 2016.

Serve allora un’altra contestualizzazione: poche settimane fa il procuratore speciale Robert Mueller, che per il dipartimento di Giustizia americano sta indagando sulle interferenze russe durante le presidenziali, ha incriminato una dozzina di persone del Gru, il servizio segreto militare della Russia, per essere stati tra gli operativi che hanno diretto quelle operazioni di guerra informatica e informativa, tra cui l’attacco ai server dei democratici e della loro candidata Hillary Clinton.

Ancora: nelle ultime settimane Trump ha preso posizioni tortuose e traballanti sul suo modo di vedere il dossier Russia, ma ha sempre sostenuto che Putin ha dato la sua garanzia che non c’erano mai state operazioni di interferenza ordinate da Mosca.

Di più: ora Trump si dice “molto preoccupato” per le attività di Mosca (le “maligne activities” le chiama l’Intelligence Community americana che questa storia la sta trattando molto seriamente), ma una settimana fa, quando Meg Wagner della Cnn gli ha chiesto se i russi stavano ancora colpendo gli Stati Uniti, lui ha risposto “no”.

Il 23 luglio, nonostante dica di essere il più severo di sempre con Mosca, si è vantato di avere un ” rapporto straordinario ” e dopo di “andare molto d’accordo” con Putin, incolpando ogni critica ai “corrupt media”, i media corrotti che attacca ogni volta che va in difficoltà. Trump, tra l’altro, ha già invitato Putin alla Casa Bianca per un altro incontro questo autunno: il Cremlino martedì ha confermato di aver ricevuto l’invito, anche se da Washington non ci sono state dichiarazioni ulteriori in merito.

Dunque, Trump sostiene che adesso quelle interferenze russe ci sono; e sono a favore dei democratici nonostante Putin abbia testualmente detto che già due anni fa avrebbe preferito la vittoria del repubblicano; e soprattutto che Mosca sta aiutando i democratici nonostante li abbia attaccati nel 2016, come sostiene la giustizia e la intelligence, e il successivo innescarsi di notizie false e alterate sul conto di Clinton abbia contribuito sostanzialmente alla sconfitta Dem.

L’unica spiegazione per quel tweet, allora, sembra una difesa all’attacco. Trump deve necessariamente recuperare credibilità sulla questione Russia, perché è stato descritto sia in patria che fuori come debole davanti a Putin, aggirato dall’abilità politica del russo. Deve farlo soprattutto per recuperare contatto col partito, che sembra distanziarsi da lui. Però c’è la base che sembra ancora piuttosto connessa; due sondaggi usciti la scorsa settimana, uno per il conservatore Rasmussen e uno per il più liberal Survey Monkey, hanno dimostrato che per gli elettori repubblicani, nonostante le critiche arrivate da analisti, osservatori, politici ed esperti, Helsinki non è stato un fiasco per Trump: una dimostrazione della discrepanza tra i cosiddetti establishment e la percezione (ir)reale nel Paese che si reca alle urne. E allora: cosa c’è di meglio se non far strisciare un qualche complotto a favore dei democratici per infiammare i suoi fan?

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