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Scintille e buoni propositi. Ecco come gli Alleati si preparano al vertice Nato

tusk nato

Caro Trump, quando domani arriverai a Bruxelles con le solite accuse su 2% e burden sharing da sventolare agli alleati del Vecchio continente, ricorda chi ha aiutato l’America dopo l’11 settembre e tieni a mente, anche quando incontrerai Putin, che gli Stati Uniti non avranno mai un alleato migliore dell’Europa. È il messaggio secco e senza giri di parole del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, arrivato a margine della dichiarazione congiunta Nato-Ue che ha aperto l’atteso Summit di Bruxelles. E mentre il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg cerca di abbassare i toni, aspettando che i capi di Stato e di governo si ritrovino domani, il vertice è iniziato con la conferma della cooperazione tra le due organizzazioni, in un documento denso di riferimenti alla “condivisione di valori”. Intanto, a fare da ponte tra Bruxelles e Washington potrebbe essere l’Italia del nuovo esecutivo giallo-verde. In attesa che il premier Giuseppe Conte faccia visita a Trump a fine luglio, la convergenza di obiettivi tra Italia e Usa (dal contrasto al terrorismo alla promozione del dialogo con la Russia) potrebbe rappresentare un asse di salvaguardia dei rapporti transatlantici. L’obiettivo, ha spiegato il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, è essere “interlocutore privilegiato degli Stati Uniti per i rapporti con l’Unione europea”.

I TIMORI SUL SUMMIT

A un giorno dal Summit di Bruxelles, ad ogni modo, la lettera di Tusk e la dichiarazione congiunta Nato-Ue confermano le preoccupazioni che l’imprevedibilità di Donald Trump possa far esplodere il vertice come avvenuto al G7 in Canada. Non ce ne sarebbero ragioni, confermano tutti gli esperti, ma con il presidente americano non si può mai stare tranquilli. La scintilla sarebbe sicuramente il 2% del Pil da spendere nella difesa, un obiettivo su cui il tycoon non cessa di richiamare all’ordine gli alleati europei (di poco fa, le ultime cinguettate sul tema). Non sembra casuale dunque la contestuale pubblicazione degli ultimi dati Nato riferiti alla spesa per la difesa, i quali mostrano la lontananza di molti Paesi (Italia compresa) dagli obiettivi definiti in Galles nel 2014, ma comunque un trend in netto miglioramento rispetto a quattro anni fa (sebbene le previsioni per il 2018 mostrino un lieve calo rispetto all’anno precedente). Il dubbio è se Trump si accontenterà di guardare il bicchiere mezzo pieno o se vorrà lanciare bordate che potrebbero mettere a dura prova i già logori rapporti tra Stati Uniti ed Europa, consumati su dossier come Iran, commercio e clima.

IL MESSAGGIO DI TUSK A TRUMP

“Vorrei rivolgermi direttamente al presidente Trump che da molto tempo critica l’Europa quasi quotidianamente perché, a suo avviso, contribuisce in modo insufficiente alle capacità comuni di difesa”, scrive Tusk. “Caro presidente Trump, l’America non ha e non avrà un alleato migliore dell’Europa; oggi gli europei spendono in difesa molto più della Russia e al pari della Cina; e penso che non abbiate alcun dubbio, signor Presidente, che si tratti di un investimento nella difesa e nella sicurezza comuni americane ed europee”. Da qui, le due osservazioni del numero uno del Consiglio europeo: primo, “cara America, apprezza i tuoi alleati, dopotutto non ne hai tanti”; secondo, “cara Europa, spendi di più in difesa, affinché tutti rispettino un alleato ben equipaggiato e attrezzato”. Poi, “voglio dissipare la tesi del presidente americano, secondo cui gli Stati Uniti da soli proteggono l’Europa dai nostri nemici e che gli Stati Uniti sono quasi soli in questa lotta”. Non è vero, sembra dire il presidente del Consiglio europeo: “L’Europa è stata la prima a rispondere su larga scala quando gli Stati Uniti sono stati attaccati chiedendo solidarietà dopo l’11 settembre. I soldati europei – prosegue Tusk – hanno combattuto fianco a fianco con i soldati americani in Afghanistan. 870 uomini e donne europei coraggiosi hanno sacrificato la vita, tra cui 40 soldati dalla mia patria, la Polonia. Caro signor Presidente, per favore ricordalo domani, quando ci incontreremo al vertice della Nato, ma soprattutto quando incontrerai il presidente Vladimir Putin a Helsinki. Vale sempre la pena sapere: chi è il tuo strategic friend? E chi è strategic problem?”.

STOLTENBERG SMORZA I TONI

A cercare di abbassare i toni è intervenuto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: “Ci sono disaccordi e mi aspetto discussioni franche al Summit, ma la Nato resta la pietra angolare della sicurezza transatlantica”. Le frizioni tra i diversi alleati “non sono nuove nella storia dell’Alleanza”, ha aggiunto Stoltenberg ricordando le divergenze per la crisi di Suez negli anni 50 e per la guerra in Iraq nel 2003. “È mia responsabilità, finché le dispute sul commercio non si risolvono, minimizzare l’impatto sulla Nato”, ha rimarcato il numero uno dell’Alleanza. Ad ogni modo, ha spiegato Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dello Iai, ci avviciniamo a “un vertice teso che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbe segnare alcuni passi in avanti all’insegna della continuità, gestendo le tensioni ed evitando rotture che potrebbero danneggiare gli interessi europei ed italiani. Visti i pronostici della vigilia, portare a casa un risultato così non sarebbe affatto male”.

LA POSIZIONE ITALIANA

A frenare lo strappo tra le due sponde dell’oceano potrebbe essere il nostro Paese. “L’Italia punta ad essere un interlocutore privilegiato degli Stati Uniti per i rapporti con l’Unione europea”, ha detto il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi alle commissioni congiunte Affari esteri ed emigrazione di Camera e Senato. Gli Stati Uniti sono “il nostro alleato principale, oltre che un partner economico e commerciale di primaria importanza”, ha aggiunto il titolare della Farnesina. Per il bel Paese si tratta di una “concretissima opportunità”, da cogliere tenendo contro “dell’evoluzione, per non dire all’involuzione, della politica americana in materia di scambi commerciali”. In particolare, ha aggiunto Moavero, “chiederemo con con forza al vertice della Nato un riequilibrio dell’impegno dell’Alleanza Atlantica verso il fianco sud della medesima: questo vuol dire Mediterraneo”. Ciò si lega anche alla questione migratoria. Per quanto il tema non rientri nelle competenze della Nato, infatti, “ci sono molti elementi che portano a ritenere che in questi battelli che portano migranti verso il nostro continente ci siano anche dei combattenti di ritorno e minacce terroristiche”, ha spiegato il capo della diplomazia italiana. Ben venga dunque la piena operatività della Hub per il Sud stanziato presso il Joint force command (Jfc) di Napoli, la cui ufficialità dovrebbe dal Summit. A questo però, ha rimarcato il ministro, occorre aggiungere “tutti i vari elementi legati al potenziamento della rete informativa e della valutazione delle minacce, anche con un impegno maggior di personale e di mezzi”, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana. L’Italia può avanzare tali richieste poiché la debolezza sul fronte della spesa (sotto il 2%) è bilanciata dal “forte contributo” alle missioni internazionali. Tra l’altro, il ministro ha già chiesto a Stoltenberg di poter conteggiare nel 2% la quota nazionale che andrà al bilancio dell’Unione europea per gli stanziamenti della difesa.

LA COLLABORAZIONE NATO-UE

Intanto, il vertice ha preso il via con la nuova dichiarazione congiunta Nato-Ue, che segue quella del Summit di Varsavia (2016) e che tiene conto dell’accelerazione che l’Unione ha predisposto sui temi della difesa comune. La cooperazione tra le due organizzazioni parte dalla “condivisione di valori comuni” si legge nel documento. Dal punto di vista operativo, le parole d’ordine sono “complementarietà e interoperabilità”, necessarie per evitare duplicazioni e mantenere unito il consenso politico. Proprio il timore che la Difesa europea potesse emergere in ottica alternativa alla Nato ha, in passato, alimentato i sospetti e le ritrosie di alcuni Stati Ue (soprattutto quelli orientali). Il continuo lavoro dell’Alto rappresentante Federica Mogherini nel dialogo costante con Stoltenberg ha permesso di dissipare i dubbi e le perplessità iniziali, un procedimento a cui ha certamente contribuito anche l’incertezza sulla postura della presidenza Trump. Tutto questo ha portato al progressivo consolidamento dei rapporti tra Ue e Nato, con l’individuazione di 74 azioni concrete su cui lavorare insieme.

LE AREE DA SVILUPPARE

Stando alla nuova dichiarazione, le aree su cui passare al “next step” della collaborazione tra le due organizzazioni sono: mobilità militare, anti-terrorismo, rafforzamento della resilienza difronte ai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleare, promozione dell’agenda donne, pace e sicurezza. Al primo posto finisce dunque la mobilità militare, prerequisito necessario per tutte le misure di reattività che la Nato vuole adottare. Per poter spostare rapidamente truppe e assetti nel Vecchio continente, il contesto politico e normativo dell’Ue può essere di notevole aiuto. E non è un caso dunque che nel Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 elaborato dalla Commissione europea, ci sia la proposta di ben 6,5 miliardi per la “Connecting Europe facility”, tesa a migliorare le infrastrutture strategiche dei trasporti, al fine di renderle più idonee agli aspetti di difesa. Ciò sembra legarsi perfettamente alla Readiness Initiative della Nato il cui lancio è previsto proprio al Summit dei prossimi giorni: avere a disposizione, entro il 2020, 30 battaglioni meccanizzati, 30 squadroni aerei e 30 navi da guerra in grado di essere operativi in 30 giorni.

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