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Un forum per affrontare le nuove sfide del Mediterraneo. Parla Pierpaolo Abet

“Il Romed Forum ha come finalità quella di stimolare la discussione tra le istituzioni governative, per ripensare le politiche tradizionali ed affrontare le sfide comuni, che il Mediterraneo pone, con un nuovo approccio”. Così Pierpaolo Abet, direttore e fondatore del Mediterranean Forum of Rome, in una conversazione con Formiche.net, ha spiegato e analizzato il percorso intrapreso dal Forum da lui fondato insieme a Valerio De Luca e che quest’anno è giunto alla seconda edizione. L’evento, svoltosi nella Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, ha avuto come tempi principali la sicurezza, la stabilità e l’identità dell’area del Mediterraneo. Tra queste senz’altro le nuove sfide dello sviluppo sostenibile, degli investimenti responsabili e della Smart Innovation, ma anche questioni più delicate quali la transizione energetica. Tra gli intervenuti per dare il proprio contributo al dibattito c’erano gli ambasciatori del Marocco, dell’Egitto e della Giordania con cui, inevitabilmente si è affrontato il problema delle migrazioni e del terrorismo.“La questione delle migrazioni sta ponendo gli Stati Europei di fronte alle proprie responsabilità per una gestione completamente inadeguata di questo imponente fenomeno di crisi, e la tensione createsi nelle ultime settimane, rappresenta la vera cartina di Tornasole degli annosi problemi in seno all’Unione Europea”, ha sottolineato Abet.

In cosa è stata diversa questa edizione 2018 del Mediterrean Forum of Rome rispetto a quella dello scorso anno?

La prima edizione del 2017 riscosse un grande successo suscitando un ampio dibattito scientifico ed offrendo indicazioni concrete sul piano politico, ma lasciando anche significativi spunti di riflessione sui quali si è voluto costruire questa nuova edizione per misurare e considerare questi temi, di stringente attualità, alla luce del cambiamento degli scenari politici e dei rilevanti avvenimenti internazionali che si sono susseguiti nell’ultimo anno.

Le novità rispetto alla precedente edizione sono state nell’ampliamento del numero delle sessioni organizzate, quattro per la precisione, e dei temi trattati: si è parlato, con riferimento al Mediterraneo, di stabilità, sicurezza, identità, di geopolitica, di sviluppo sostenibile ed investimenti responsabili, e di nuovi modelli per una transizione energetica sostenibile, ovviamente con speaker di altissimo profilo, prestigiosi rappresentanti del mondo Diplomatico, Accademico, Istituzionale e della società civile.

Nell’ottica della finalità del forum, come sta agendo il nuovo governo Conte?

Il Romed Forum ha come finalità quella di stimolare la discussione tra le istituzioni governative, per ripensare le politiche tradizionali ed affrontare le sfide comuni, che il Mediterraneo pone, con un nuovo approccio. Un approccio bottom – up per coinvolgere le comunità ed in particolare i giovani, con l’utilizzo di una piattaforma tecnologica collaborativa che è una caratteristica esclusiva del nostro Forum. Certamente l’azione del governo Conte sta mettendo in discussione gli accordi e le prassi consolidate degli ultimi anni; se questo produrrà come risultato l’inizio di una equilibrata cooperazione politica tra gli stati dell’Unione Europea e l’avvio di un reale partenariato con i paesi della sponda africana, certamente in questo si potrà riconoscere una corrispondenza con le finalità del Forum.

Quale potrebbe essere la strada da percorrere nel prossimo futuro per rilanciare la “Nuova Alleanza” per il Mediterraneo?

La strada da percorrere è quella di costruire una responsabile e solidale cooperazione politica a limitazione dell’interesse prettamente orientato sull’asse economico e degli interessi contrapposti dei singoli Stati europei rispetto ai Paesi dell’area africana. In sintesi un approccio, che con la diplomazia come protagonista favorisca il dialogo e la cooperazione, poiché la storia degli ultimi decenni ha dimostrato in modo evidente l’assoluta inadeguatezza di soluzioni unilaterali sia esse politiche che militari.

In che modo la questione delle migrazioni sta influendo nei rapporti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo?

Certo la questione delle migrazioni sta ponendo gli Stati Europei di fronte alle proprie responsabilità per una gestione completamente inadeguata di questo imponente fenomeno di crisi, e la tensione createsi nelle ultime settimane, rappresenta la vera cartina di Tornasole degli annosi problemi in seno all’Unione Europea.

Dalla Libia, dopo il viaggio di Matteo Salvini, è arrivata la dichiarazione che conferma l’Italia come primo partner del Paese. Cosa ne pensa?

La Libia, fondamentale per gli interessi strategici italiani, rappresenta un importante banco di prova per una reale crescita in termini di leadership politica dell’Italia nella regione. Questo successo di politica estera, che deve comunque essere ancora misurato nella sua reale portata, si colloca all’interno di una partita geopolitica fondamentale per i nuovi equilibri nel Mediterraneo e può rappresentare un passo importante per un ritorno da protagonista dell’Italia nel Mediterraneo.

Quanto sono necessari gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione per mediare in quella che oggi resta una situazione di difficoltà e di oggettiva instabilità dell’area del Mediterraneo?

Gli investimenti in ricerca e innovazione sono fondamentali per contribuire ad avviare un processo di una crescita inclusiva che favorisca lo sviluppo e la stabilità. Ricerca e innovazione soprattutto per l’attuazione di un nuovo modello per una transizione energetica sostenibile poiché non vi sono dubbi sulle prospettive di un aumento dell’uso di energia da fonti rinnovabili in tutta la regione euro-mediterranea, il cui potenziale su scala industriale è enorme con un grande impatto sulla creazione di posti di lavoro e sulla crescita, ma anche sulla capacità di indipendenza energetica degli stati. Ricerca e innovazione per affrontare temi fondamentali come smart cities, digitalizzazione, decarbonizzazione, economia circolare, energy mix e per ampliare a tutta l’area euro-mediterranea quell’orientamento, ad alto impatto sociale, tracciato dagli obbiettivi di sviluppo sostenibile. Ricerca e innovazione, quindi, con la sostenibilità come prerequisito essenziale.

Quanto e come le nuove generazioni possono contribuire al dialogo e all’innovazione?

Le nuove generazione sono il vero potenziale su cui lavorare per contribuire ad un processo di stabilizzazione e rinascita del Mediterraneo ed aggiungerei anche dell’Europa, ma sono quelle stesse generazione su cui grava il peso di politiche e scelte miopi, attuate negli ultimi decenni. Da qui la necessità anche di una politica mirata per i giovani all’interno di una più ampia strategia orientata al dialogo e all’innovazione, innovazione intesa non solo dal punto di vista tecnologico e di cui già oggi i giovani e anche giovanissimi sono protagonisti con start-up di eccellenza in tutto il Mediterraneo, ma soprattutto un’innovazione culturale per una visione del mondo a che ponga al centro l’uomo e i popoli.

Quale futuro vede per il Forum?

Il Forum Med di Roma, come piattaforma permanente, proseguirà il suo lavoro per continuare a rappresentare, stabilmente, un luogo d’incontro, di dialogo e di ricerca aperto trasversalmente a tutte le realtà politiche delle diverse aree del mediterraneo, sia di governo che di opposizione, coinvolgendo, con forme di partenariato, il mondo diplomatico, accademico, associativo ed imprenditoriale, organizzando con delegazioni rappresentative, anche incontri in alcuni stati del Mediterraneo, con cui già si sta collaborando. L’obiettivo è quello di rappresentare con questo Forum, un contenitore qualificato dove elaborare e far confluire istanze concrete a supporto dei processi decisionali e contribuire così ad un possibile e necessario rifiorire del Mare Nostrum.

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