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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

Il Regno Unito cresce dello zero virgola. Ma quel poco è tanto per la May

Brexit may referendum regno unito

L’economia del Regno Unito cresce dello 0,4% nel secondo trimestre, in rialzo dallo 0,2% del primo trimestre. Non è una notizia da poco.

Il 2018  era iniziato un po’ lentamente, ma Mark Carney, il governatore della Bank of England, aveva promesso che il rallentamento sarebbe scomparso come la neve con l’arrivo di primavera ed estate. E venerdì l’Office for National Statistics ha confermato le sue previsioni: la crescita del Pil nel secondo trimestre è rimbalzata allo 0,4%.

Una ripresa in volata che, dicono gli esperti, suggerisce ulteriori miglioramenti poiché sia i consumi delle famiglie sia gli investimenti delle imprese sono leggermente aumentati durante il trimestre. Il Regno Unito, allora, si è appena aggiudicato il titolo di migliore economia dell’eurozona.

Il settore dei servizi, che rappresenta quasi l’80% dell’economia del Regno Unito, è cresciuto dello 0,5% nel secondo trimestre dell’anno. La produzione è aumentata dello 0,9%, ma la produzione industriale è diminuita dello 0,8% durante il medesimo periodo. L’Ons, però, ha anche menzionato il buon andamento della nazionale inglese nella Coppa del Mondo come un fattore che ha contribuito al recupero della crescita.
Il cancelliere Philip Hammond ha dichiarato: “Siamo lieti di vedere una ripresa dell’economia nel secondo trimestre, una cifra robusta che indica la forza fondamentale di fondo dell’economia britannica”. Ma dall’opposizione, nonostante le buone notizie, non hanno ancora voglia di festeggiare.

Il cancelliere ombra laburista, John McDonnell, infatti ha dichiarato: “Oltre otto anni di inutile austerità basata sull’ideologia hanno creato un’economia incapace di far fronte all’instabilità provocata dalla cattiva gestione dei negoziati Brexit da parte dei Tories. La crescita è anemica, i consigli stanno andando in bancarotta e il servizio sanitario nazionale è ora in crisi permanente mentre i vacanzieri sono colpiti dalla sterlina in calo”. Una dichiarazione che ha fatto subito discutere.
D’altronde, se c’è una cosa che in queste ore sta mandando su tutte le furie gli editorialisti inglesi è proprio l’atteggiamento di McDonnell e di quelli come lui incapaci di esultare dinanzi a simili percentuali, in un momento storico, peraltro decisamente turbolento per la Gran Bretagna.

Ross Clark, per esempio, si domanda perché il Paese non si sia svegliato con in prima pagina titoli come, “l’economia del Regno Unito cresce più velocemente dell’Eurozona”. Cosa che, fa notare, sarebbe successa se ci fosse stata da dare una notizia tutt’altro che positiva. Solo il Financial Times ha riconosciuto che l’economia del Regno Unito sta crescendo più velocemente delle altre economie della zona euro. È chiaro che un aumento trimestrale dello 0,4 per cento non indica esattamente un’economia che viaggia, per intenderci, alla velocità degli Usa di Trump. Ma è il sintomo di una paese che cresce e lo fa nonostante la lobby del Remain, da mesi, non faccia che citare dati tesi a comprovare che la Brexit sta solo danneggiando l’economia dell’Inghilterra. E che l’Ue sta procedendo in qualche modo felicemente mentre il Paese della regina è in rotta di collisione.

La verità è che il Regno Unito continua a procedere secondo quel modello di crescita moderata, o di “stop e start” come è stato battezzato, che si riscontra dalla crisi economica del 2008 in tutte le economie europee. È da allora che l’Europa è diventata il punto debole dell’economia globale. E che cosa potrà cambiare con la Brexit lo si saprà solo quando il divorzio sarà ultimato.

In ogni caso, almeno per il prossimo trimestre, i Remaniers dovranno trovare qualche altro argomento contro la Brexit che l’ormai inflazionata a affermazione che “l’Eurozona sta crescendo più velocemente del Regno Unito”.

All’orizzonte ci sono comunque le trattative autunnali che tenteranno di conferire ulteriore incertezza al Paese. E a tal proposito il Guardian fa notare che il deficit commerciale della Gran Bretagna – la differenza tra importazioni ed esportazioni – si è ampliato di 4,7 miliardi di sterline per raggiungere gli 8,6 miliardi di sterline nel trimestre fino a giugno. Cifre che mostrerebbero che il Regno Unito stia diventando più dipendente dall’Ue per il commercio, nonostante gli sforzi dei ministri per aumentare gli interessi in altre parti del mondo.

A due anni dal referendum, comunque, la forza dell’economia globale continua spinge avanti il veliero britannico, nonostante il paventato vento contrario della Brexit. La crescita del Pil in Gran Bretagna sarà più alta del previsto grazie alla ripresa sincronizzata delle economie mondiali e alla debolezza della sterlina, era quanto a febbraio, sosteneva il rapporto del National Institute of Economic and Social Research (Niesr).

Il Niesr ha rivisto al rialzo le stime del novembre scorso e prevede ora che il Pil britannico crescerà quasi del 2% nel 2018 e nel 2019. La Gran Bretagna cresce più del prevista, e manca ormai solo un anno al divorzio con l’Ue.

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