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Le società religiose sono le uniche che crescono. Parola dello storico Jenkins

Le forze che muovono la storia, quelle descritte nel titolo del Meeting di Rimini, le stesse che rendono felici le persone, “sono la famiglia, l’amore, i bambini”. Cioè quelle forze legate allo “sviluppo demografico della popolazione: questo è l’aspetto più importante del mondo religioso e laico di oggi. Le persone nel nord del mondo e in Europa hanno sempre meno bambini. Le persone nel sud del mondo, invece, in Africa, o in Asia, hanno molti più bambini rispetto al nord. Questi tassi e cambiamenti sono strettamente legati all’impegno che si ha nei confronti della religione da parte delle persone: questa è una lezione molto importante, che forse non tutti riescono a capire”.

Il concetto, netto, tagliente e spiazzante, è stato espresso durante l’intervento al Meeting di Rimini dallo storico delle religioni Philip Jenkins, autore di numerosi saggi sul tema del cristianesimo nella società odierna e professore di storia alla Baylor University, università privata texana fondata a metà ottocento dal giudice battista Robert Taylor.

Se si studia infatti in molte società il tasso di fertilità, ovvero il numero di bambini per donna che dice se la popolazione è stabile o crescente, lo storico ha spiegato che si nota con nettezza che, quando questo è crescente, “significa che c’è una popolazione molto religiosa”. Se c’è un tasso più basso, invece, “la società diventa più laica e meno religiosa. A partire dal 1960 c’è stata una riduzione del tasso di fertilità in tutta Europa, e le società hanno cominciato ad invecchiare, fino al punto che oggi paesi come la Danimarca ha 1,3 bambini per donna, seguendo cioè in pieno questo trend”. Per quale ragione però, ha provato a domandare Jenkins, questa cifra corrisponde in maniera quasi scientifica al fatto di essere meno religiosi? “Forse perché quando si dimenticano i bambini ci sono meno modi di legarsi alla Chiesa e alla società, perché magari non si mandano più i figli al catechismo e non si ha più una educazione religiosa. Questa è un’ipotesi. Ma se mi chiedete qual è il tasso di fertilità all’interno della società, e quali sono le ragioni, vi posso esattamente spiegare che tutto questo è legato al fenomeno della religione e della laicizzazione, al matrimonio e a fenomeni come l’aborto. Forse potrà sembrare una sorta di magia sociologica strana, ma vi assicuro che funziona così”.

Non bastasse, c’è poi un altro aspetto importante, ha continuato lo studioso: questi tassi di fertilità si riducono rapidamente in molti paesi del mondo che presentano caratteristiche comuni, come India, Iran, Algeria, Marocco, Tunisia. “La laicizzazione è un fenomeno che colpirà molti paesi del mondo e non si è ancora pensato alle conseguenze. Ma i paesi che stanno crescendo più rapidamente sono quelli che hanno tassi di fertilità più elevati e sono i paesi più religiosi al mondo”. Alcuni esempi sono la Nigeria, che sarà presto e inaspettatamente uno dei paesi con più cristiani al mondo, ha spiegato ancora lo storico: “nel 1900 c’erano 180 mila cristiani su una popolazione di 16 milioni di persone. Nel 2050 ci saranno 400 milioni di cristiani: un tasso di crescita di mille per cento. Quando parlo alle persone del tasso di crescita della Chiesa dico: guardiamo all’Africa. Vedrete degli standard di crescita molto elevati. In Etiopia nel 1900 c’erano 12 milioni di persone e nel 2050 saranno 200 milioni. Il numero di cristiani passerà da 6 milioni a 100 milioni. Dove vivranno? Molti di loro andranno probabilmente nelle società cosiddette dell’invecchiamento”.

Il punto infatti, spiegato con ironia dal saggista, è che “tutte le ere sono di trasformazione e cambiamento, ma una cosa rimane sempre la stessa: la previsione della rovina e della fine del cristianesimo, soprattutto in Europa”. “Stava per finire nell’800, o nel 1640, al tempo delle guerre di religione”, ha spiegato sorridente lo studioso. “Gesù invece ha detto che la Chiesa durerà fino alla fine dei secoli, ma non ha mai citato l’Europa: la Chiesa del futuro sarà infatti della Cina, del Giappone, dell’Africa e dell’America Latina”.

Questa “profezia”, come la chiama Jenkins, si è così avverata a suo parere nella nostra epoca. “Viviamo in una grande epoca di trasformazioni storiche. In America si dice che tra i paesi che non avrebbero più avuto nessuna forma di religione ci sono ad esempio Australia, Canada, Austria, o addirittura l’Irlanda. Sembrano essere tempi spaventosi, abominevoli. Ma se guardiamo il mondo, vediamo una crescita del cristianesimo. La Chiesa sta cambiando, si sta evolvendo, ma è questo che rende l’essere umano dinamico”. Come viene vissuta perciò la cristianità in quest’epoca, e come sarà la Chiesa nei prossimi vent’anni, è la domanda dell’incontro moderato dal direttore del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione Roberto Fontolan e a cui ha partecipato anche l’arcivescovo metropolita di Manila e presidente di Caritas Internationalis Luis Antonio Tagle.

L’aspetto più interessante della storia del cristianesimo, per lo storico, è da individuare nell’Africa. Nel 1900 c’erano dieci milioni di cristiani in Africa, di tutti i tipi, ha spiegando elencando alcuni numeri incontrati nel suo lavoro di storico. Oggi ce ne sono 500 milioni, in futuro arriveranno a un miliardo. “Il numero più elevato e il cambiamento più radicale che c’è mai stato nella storia della religione, e la stiamo vivendo oggi”, afferma con certezza. “Il cristianesimo è una religione nata in alcune parti dell’Asia e dell’Africa. Oggi questa religione ha deciso di tornare a casa”. Se infatti nel 1900 più dell’80 per cento dei cristiani del mondo viveva in Europa e nel Nord America, nel 2050 questo numero sarà il 27 per cento. Nel 1900 l’Africa aveva meno di 2 milioni di cristiani, oggi ce ne sono più di 200 milioni, e nel 2050, secondo le previsioni riportate dallo studioso, ce ne saranno 460 milioni. Nel 2030 ci saranno più cattolici in Africa che in Europa. Numeri che però non sono sempre affidabili, ed è lo stesso Jenkins a dirlo, anche se per una ragione a un primo colpo inaspettata. “Nei paesi africani il numero delle persone che sostengono di essere cattoliche è molto più elevato di quelle registrate dalle autorità ecclesiastiche. La Chiesa cattolica sta sottostimando di più del 20 per cento il numero dei cristiani in Africa: sono troppo occupati a battezzarle che a contarle”.

Nel mondo il cristianesimo sta perciò passando dall’Europa per andare in Asia, Africa e America Latina. “Se guardiamo la Chiesa cattolica, nel 1900 il 66 per cento dei cattolici viveva in Europa. Nel 2050 il numero passerà dal 66 per cento al 16 per cento”. Però, in questo caso, i cattolici europei dovrebbero includere molte persone di origine africana, dice Jenkins: “viviamo in una Chiesa globale. Per me questo è il cambiamento più grande del cristianesimo, a parte la Riforma protestante. Volete capire come sarà il mondo cattolico nel 2050? Brasile, Messico, Filippine, con due paesi Europei, Francia e Italia, ma tutta l’espansione sarà in Africa: Nigeria, Congo, Uganda. Una chiesa composta da tutte le razze e tutte le persone, una sorta di visione biblica”.

A chi infine dice che il cristianesimo “sta morendo e fallendo, uno scienziato sociale riderebbe a questa affermazione, e direbbe che non si fa attenzione alla cifre”, ha concluso Jenkins. “Alcuni paesi musulmani potrebbero diventare laici, o altri come il Giappone. Ma il mondo cristiano è una creatura in forte espansione”, ha aggiunto. “Se guardiamo le tendenze religiose, l’idea che la Chiesa cristiana stia morendo è totalmente sbagliata e non è la prima volta che si dice. Mark Twain aveva detto: in questo mondo abbiamo visto morire il potere romano cattolico per molti secoli. Molte volte ci siamo preparati al funerale, e poi l’abbiamo posticipato. Forse perché era brutto tempo.Una delle cose più certe al mondo è la morte di una religione. Sicuramente potremo organizzarci per andare al cimitero, ma sicuramente dovremo aspettare ancora molto a lungo”.

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