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All’appello di Serraj per l’unità della Ue contro le fughe in avanti di singoli Paesi

Fayez Serraj, Libia, trenta

Elezioni sì, elezioni no. Il dubbio che lascia la Libia sospesa nell’incertezza ha visto, oggi, una novità alzarsi nel cielo di Tripoli. Il primo ministro del governo di governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj, si è incontrato con l’ambasciatore dell’Unione europea in Libia, Bettina Muscheidt per stabilire l’avanzamento di un processo elettorale sotto l’egida delle Nazioni Unite. Un duro colpo per il generale della Cirenaica Khalifa Haftar, che poi giorni fa, attraverso il parlamento di Tobruk aveva dichiarato l’ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Perrone “persona non grata” proprio perché quest’ultimo, in un’intervista televisiva, si era espresso sulle votazioni nel Paese previste per la fine dell’anno.

Al Serraj, inoltre, secondo quanto riferisce il sito web informatico libico Al Wasat, ha sottolineato l’importanza che vi sia una “posizione europea unitaria” sulle questioni politiche relative alla Libia. Riferimento chiaramente indirizzato alla Francia di Emmanuel Macron che a maggio, nella Conferenza di Parigi, aveva avanzato per primo la possibilità di svolgere elezioni dentro dicembre 2018, accogliendo l’appoggio del generale Haftar. La diplomatica europea ha incontrato anche l’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamè, con cui ha esaminato appunto il dossier della riforma economica, dell’unificazione delle istituzioni statali, del deterioramento della situazione della sicurezza nel su del paese e delle condizioni dei centri per i migranti.

Nel frattempo a Tobruk, la camera dei rappresentati riconosciuta a livello internazionale ha sospeso oggi la seduta dopo alcuni scontri a fuoco verificatisi in prossimità dell’edificio. Ascoltato dall’agenzia Nova, l’attivista politico Mahmoud Ali ha dichiarato: “Un gruppo di militanti ha cercato di irrompere nel parlamento per fermare il voto sul progetto di legge referendaria”, ha detto Ali, parlando di una sparatoria tra le guardie del parlamento e gli aggressori. “Gli scontri sono continuati fino all’intervento delle forze di sicurezza”.

Gli scontri sarebbero riconducibili al compito a cui sono chiamati i diplomatici libici; esprimersi per approvare il progetto di legge referendario in Libia, primo passo decisivo del progetto portato avanti dalle Nazioni Unite che, tra le altre cose, prevede un referendum sulla nuova Costituzione del Paese, una conferenza nazionale aperte a tutte le parti politiche libiche e le elezioni.

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