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Libro bianco, missioni, reclutamento. Le priorità della Difesa secondo il generale Graziano

Gli scenari mondiali cambiano, le Forze armate devono adeguarsi costantemente e questo comporta scelte organizzative, riduzione di sprechi, ma anche certezza di fondi. Convincere il Parlamento che si tratta di ragionare su prospettive di qualche decennio non è facile, soprattutto in questa fase politica, ma è su questo che ha puntato il generale Claudio Graziano, capo di Stato maggiore della Difesa e dal prossimo novembre presidente del Comitato militare dell’Unione europea, nell’audizione dinanzi alle commissioni Difesa di Camera e Senato, di cui ha scritto ieri Stefano Pioppi. Il Parlamento è sovrano purché sappia, ha detto Graziano, che la riduzione delle missioni comporta automaticamente la riduzione della già bassa spesa per l’esercizio (oggi al 10 per cento), visto che le missioni servono anche per addestramento.

L’ESERCITO IN DIFFICOLTÀ

Il bilancio della Difesa sfiora i 21 miliardi che, con i fondi del ministero per lo Sviluppo economico, arrivano quest’anno a 24,7. Risorse importanti che però consentono di mantenere in piena efficienza solo quella quota parte degli assetti impiegata nelle missioni. L’investimento tocca il 21 per cento, una quota adeguata anche rispetto ad altre nazioni, il personale il 67 per cento del totale e l’esercizio solo il 10. Da un lato le cifre dell’esercizio dovrebbero essere pari a quelle dell’investimento, dall’altro l’Esercito è in affanno soprattutto per i mezzi pesanti che sono vecchi mentre le forze terrestri dovrebbero “mantenere una giusta proporzione tra forze leggere, medie e pesanti”. Su questo Graziano ha espresso l’auspicio di “un grande bilanciamento tra le forze armate” che, tradotto, significa la necessità di una legge ad hoc per l’Esercito dopo gli investimenti per gli F35 a favore dell’Aeronautica e la legge navale (oltre agli F35-B) per la Marina varate negli anni scorsi. Per spiegare banalmente la situazione, Graziano ha indicato la necessità di acquistare mezzi tattici perché quelli utilizzati per “Strade sicure” nelle città “sono antiquati”.

I PROSSIMI 40 ANNI

Se le minacce attuali e future costringono a pianificazioni di almeno 15 anni, un militare ragiona in base a una programmazione sui 40 anni successivi, cioè la durata media di un sistema d’arma come il veicolo corazzato Centauro II: nei giorni scorsi è stato firmato il contratto per acquisirne le prime 10 unità su un totale di 136. Più in generale, Graziano in un paio di passaggi ha ricordato l’importanza del Libro bianco stilato, ma non approvato dal Parlamento prima della fine della scorsa legislatura, uno strumento che considera necessario per consolidare il sistema eliminando duplicazioni.

NATO, PESCO E SOPHIA

La maggiore attenzione dell’Alleanza atlantica sul Fianco Sud evidenzia due elementi in chiave italiana: l’avvio ufficiale, anche se ancora non pienamente operativo, dell’hub di Napoli (Nato Strategic Direction South), una “cabina di regia” per sviluppare analisi e prevenzione delle crisi nell’area del Mediterraneo, e l’attivazione di un comando multinazionale che sarà costituito sulla base di una divisione dell’Esercito, ma con capacità joint (aeronavale e di stability policing). Sul fronte europeo, nell’ambito Pesco (la cooperazione strutturata permanente per difesa e sicurezza) Graziano ha ricordato anche le ricadute industriali grazie ai quattro progetti di cui l’Italia sarà leader. Sulla missione Eunavfor Med – Operazione Sophia, viste le decisioni sulle possibili modifiche al piano operativo che saranno prese prossimamente, il capo di Stato maggiore della Difesa si è limitato a sottolineare l’importanza della missione orientata contro il traffico di esseri umani, per l’addestramento e lo sviluppo della Guardia costiera e della Marina libica, per il controllo del rispetto dell’embargo Onu sul traffico di armi al largo della Libia.

I PROBLEMI DEL RECLUTAMENTO

Un tema di cui si parla poco è rappresentato dalla difficoltà di reclutamento dei giovani, in particolare dal 2016 e per i cosiddetti Vfp1, volontari in ferma per un anno. “Per la prima volta c’è una crisi di reclutamento” ha ammesso il generale che per questo chiede la reintroduzione dell’istituto della “riserva assoluta”, abolito due anni fa e che consentiva il reclutamento nelle forze di polizia dei giovani che avevano svolto il servizio per uno o per quattro anni nelle Forze armate. Se anche dopo un solo anno di servizio come militare fosse nuovamente concessa la possibilità di transitare nelle file di Polizia, Carabinieri o Guardia di Finanza, i giovani sarebbero più motivati.

Dopo l’estate è prevista la seconda parte dell’audizione di Graziano con le domande dei membri delle commissioni Difesa: in quella sede si avranno le idee più chiare su quale tipo di programmazione potranno contare le Forze armate.

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