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Se si spacca il centrodestra la responsabilità è di Salvini

Di Andrea Cangini

Matteo Salvini è evidentemente alla ricerca di pretesti. Sa benissimo che il decreto Dignità caro a Giggino Di Maio è incompatibile con il programma elettorale e con la visione politica del centrodestra e per uscire dall’impasse drammatizza il voto contrario sul presidente della Rai attribuendo a Forza Italia quel “tradimento” dell’alleanza che sulla politica economica, materia leggermente più importante del nome di chi dovrà occupare il vertice della televisione di Stato, è invece imputabile a lui e al suo partito.

Il presidente della Rai è una figura di garanzia, infatti servono i 2/3 dei voti in commissione di Vigilanza per ratificarne la nomina. Servono, cioè, anche i voti di parte delle opposizioni. Per ottenerli Lega e Movimento 5 Stelle avevano due strade: potevano proporre un nome talmente autorevole da risultare inattaccabile o, ancor meglio, potevano concordare la nomina con Forza Italia, col Pd o con entrambi i partiti. Hanno invece scelto una terza via indicando in splendida solitudine un giornalista, Marcello Foa, non esattamente inattaccabile.

Forza Italia è stata messa di fronte al fatto compiuto al pari del Partito democratico. È stato un errore di metodo e un segno di arroganza. Metodo e arroganza sconvenienti con chiunque, ma soprattutto con un “alleato” storico. Gli alleati, ammesso che l’alleanza di centrodestra abbia ancora un valore per la Lega di Salvini, non si umiliano. Si consultano. Perciò, credo che semmai avesse un senso far discendere la rottura del centrodestra da una vicenda così insignificante per la gente comune come la nomina del presidente Rai, beh, la responsabilità di tale fantomatica rottura andrebbe attribuita a Matteo Salvini e non ad altri.

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