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Leonardo, il caccia inglese e il fondo europeo per la difesa. Connubio possibile

Il Tempest, il caccia del futuro della Royal Air Force annunciato a sorpresa nel recente airshow di Farnborough, potrebbe beneficiare dei fondi provenienti dall’Unione europea. A spiegarlo al sito americano DefenseNews è Giovanni Soccodato, capo Strategie di Leonardo, colosso italiano dell’aerospazio e difesa e membro del team industriale che riceverà, dal governo inglese, due miliardi di sterline fino al 2025 per lo sviluppo del caccia che dovrà sostituire dal 2035 gli Eurofighter del Regno Unito. Insieme all’azienda di piazza Monte Grappa, guidata dall’ad Alessandro Profumo, ci sono BAE Systems, Rolls Royce e MBDA, di cui Leonardo possiede il 25%.

TRA BREXIT E DIFESA COMUNE

“Se, ad esempio, Italia, Germania e Svezia entrassero nel programma e le aziende di questi tre Paesi lavorassero insieme” su alcuni elementi “utilizzando i fondi dell’Ue, perché questi non potrebbero poi essere usati anche sul Tempest?”, si chiede Soccodato. In altre parole, la Brexit non esclude l’ipotesi che sviluppi relativi a sistemi che potranno essere impiegati sul caccia britannico vengano finanziati con le risorse dell’Unione, anche considerando l’ipotesi del no deal, quella che in realtà spaventa abbondantemente il comparto dell’aerospazio e difesa. Su questo comunque, “immagino che ci possano essere accordi commerciali ad hoc”, ha detto Soccodato al sito specializzato.

I FONDI EUROPEI

Per quanto riguarda la possibilità di attingere ai fondi europei, il riferimento è al nascente Fondo europeo per la difesa (Edf), che per ora ha visto concretizzarsi solo la fase embrionale per la ricerca (Azione preparatoria, Padr) di cui Leonardo si è aggiudicata una fetta importante: 35 milioni di euro per il programma Ocean 2020 dedicato alla sicurezza marittima, alla testa di un team di 42 partner da 15 Paesi. Attende la sua adozione la fase embrionale per le capacità (Programma europeo per lo sviluppo dell’industria della difesa, Edidp), ma intanto la Commissione ha già presentato la proposta di regolamento che istituisce l’Edf, con ben 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Tra l’altro, molti dei criteri di aggiudicazione delle risorse previsti nell’Edidp sono confluiti nella proposta per l’Edf. Si prevede così che potranno essere finanziati i progetti collaborativi che coinvolgono almeno tre partecipanti provenienti da altrettanti Paesi membri (da qui l’esempio di Soccodato). Tutto questo però è legato alla necessità, prevista del regolamento, che i progetti rispondano alle priorità concordate dagli Stati membri nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc).

I RAPPORTI CON IL PROGETTO FRANCO-TEDESCO

Ad ora, comunque, il programma Tempest è britannico, e Leonardo vi partecipa in qualità di azienda radicata nel Regno Unito, con circa settemila dipendenti nel Paese. Per allargare la partecipazione ad altri Stati, quest’ultimi dovrebbero contribuire a sostenere il programma. In lista ci sono Italia e Svezia, che insieme al Regno Unito sono rimasti fuori dal progetto di Parigi e Berlino per il futuro sistema per il combattimento aereo (Fcas), di cui è stato presentato un modello in scala reale ad aprile durante il salone tedesco ILA. I due progetti potrebbero però incontrarsi. “Ci potrebbe essere una convergenza tra il Tempest e il programma franco-tedesco”, ha detto Soccodato a DefenseNews. “È difficile – ha aggiunto – pensare a programmi dell’Ue senza l’input del Regno Unito”.

LA CONVERGENZA TRA ROMA E LONDRA

Ad avvicinare Roma e Londra sul caccia del futuro è anche un altro elemento. “Non tocca a me dirlo – ha spiegato il manager di Leonardo – ma Italia e Regno Unito hanno il Tornado, l’Eurofighter e l’F-35, quindi c’è un senso in entrami per lavorare verso il Tempest”. In altre parole, essendo gli unici due Paesi che già operano sia l’Eurofighter che l’F-35, Italia e Regno Unito possono studiare meglio il velivolo che andrà a sostituire il primo e a operare a fianco del secondo. Tra l’altro, per il velivolo britannico Leonardo darà un contributo rilevante per la parte di elettronica complessa e integrazione di sistemi, componenti importanti della presenza dell’azienda nel Paese. C’è poi l’avionica, considerando che per il Typhoon l’azienda italiana ne realizza circa il 60%. Infine, ha ricordato Soccodato, non bisogna dimenticare l’esperienza di Leonardo sui sistemi unmanned (l’azienda è a lavoro anche sul futuro drone europeo, l’EuroMale), dato che il Tempest dovrebbe svilupparsi anche in versione senza pilota.

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