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Non solo Turchia. Tensione fra Grecia e Russia (con accuse di spionaggio)

turchia

Si infittisce la crisi diplomatica che si è aperta tra Russia e Grecia dopo lo scambio di espulsioni a causa di accuse che, da velate, si sono trasformate in frontali. Ma adesso, con sullo sfondo la gravissima crisi finanziaria susseguente al crollo della lira turca, prende corpo l’ipotesi che i due blocchi storicamente contrapposti stiano facendo “i conti” nell’Egeo, con le sponde di Atene e Ankara. Dietro il crollo della lira turca ecco un sommovimento diplomatico di interessi e geopolitica.

QUI ATENE

Atene accusa i diplomatici russi espulsi per spionaggio perché avrebbero tentato di estorcere informazioni a funzionari statali e di indebolire la politica estera anche in chiave pro Turchia.

La guerra di nervi tra Mosca e Atene arriva al suo culmine. Il ministero degli esteri greco parla apertamente di una Russia che “in questo momento mostra di non capire le posizioni di principio della politica estera greca, in questo contesto, si deve leggere la mossa della Russia di espellere i dirigenti dell’ambasciata greca a Mosca” e “la decisione del Ministero degli Esteri russo non è basata sui dati, come ad esempio quella della parte greca che si è basata su prove concrete di attività illegali e irregolari di funzionari russi e dei cittadini all’interno del paese”.

Un colpo diretto e senza fronzoli, seguito da un altro: “Vogliamo ricordare agli amici russi che nessun paese al mondo avrebbe tollerato tentativi di acquisizione di funzionari statali, di indebolire la politica estera, e di interventi all’interno del paese”.

Per cui la Grecia, è la tesi del ministero degli Esteri ateniese, ha preso quelle misure solo dopo aver registrato elementi tangibili di aggressione. L’amicizia greco-russa, storica perché basata su religione, interessi commerciali e recenti prese di posizione in occasione della crisi economica nell’Egeo, vive quindi una fase del tutto nuova dietro la quale si muovono altri scenari che coinvolgono partners e avversari.

POLITICA E AFFARI

In concomitanza con il crollo dei partiti tradizionali in Grecia (socialisti del Pasok e conservatori di Nea Dimokratia) che hanno guidato il governo delle larghe intese che ha firmato il primo memoradum con la troika, Mosca è stata molto sensibile alle istanze elleniche. I rapporti con l’ex premier Kostas Karamanlis sono stati protofanici, al pari del sodalizio con l’oligarca ellino-russo Ivan Savvides, già deputato alla Duma e nuovo player molto attivo nella privatizzazione del porto di Salonicco, effettuata in consorzio con i francesi di Cma e un gruppo tedesco in chiave anti Cosco, che invece ha in pugno l’hub containers del Pireo.

Uno smottamento al vecchio scacchiere che vedeva il Pasok e la famiglia Papandreou legata con un fil rouge a Washington. Ma dopo la crisi economica lo scenario si è invertito anche per due dossier sopra di tutti: quello legato agli idrocarburi e quello relativo al Medio Oriente, quindi all’Iran.

Il disimpegno Usa dalla base turca di Incirlik ha solo accelerato un quadro mutato proprio all’indomani della scoperta di idrocarburi anche in Grecia (oltre che a Cipro) che fanno gola ad Ankara ma su cui Exxon e Total sono già operative, essendosi aggiudicate le licenza di esplorazione. In quel fazzoletto di Mediterraneo orientale le provocazioni turche sono all’ordine del giorno, con sconfinamenti degli F16 nei cieli greci, rivendicazione su alcuni atolli fino all’arresto dei due militari greci accusati di spionaggio da Ankara, mentre invece Atene pensa che siano stati rapiti da un commandos turco.

SCENARI

È in questo scenario che “le spalle” russe potrebbero aver creato un corto circuito nella politica mediterranea pescando proprio in quell’ircocervo di nuovi rapporti che Washington ha stabilito con Atene. Nella capitale ellenica il nuovo ambasciatore Usa, Jeoffrey Pyatt, viene da Kiev dove ha contribuito alla gestione del caos ucraino anche alla luce della sua esperienza nel settore energetico.

Il Pentagono sta facendo della Grecia il suo nuovo hub militare nel Mediterraneo orientale, con una base per la marina che verà costruita (sul modello di quelle cinesi) su un atollo disabitato nell’Egeo, con il potenziamento della base per sommergibili di Souda Bay a Creta e con l’implementazione di un nuovo cantiere navale che contribuisca alla stabilizzazione del paese in chiave marittima.

Se a ciò si aggiunge che negli ultimi sei mesi una spia turca è stata arrestata mentre fotografava la base greca di Salamina e che in occasione dei 47 roghi che hanno devastato Mati e la marina ateniese è stata segnalata la presenza di agenti stranieri su suolo greco, allora il quadro prende una forma più definita.

twitter@FDepalo

 

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