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Usa e Europa, infrastrutture allo specchio

Di James E. McBride
Usa

L’economia statunitense produce ogni anno beni e servizi per più di 18 trilioni di dollari e, ovviamente, si fonda su un vasto network di infrastrutture, che comprende strade, ponti, reti ferroviarie, porti, reti elettriche e servizi Internet.

Tuttavia, il sistema attuale risale a varie decadi fa e un numero crescente di economisti sostiene che i suoi ritardi e i crescenti costi di mantenimento stiano sempre di più penalizzando la performance economica del Paese. Tutto ciò quando i partner internazionali degli Usa beneficiano di servizi più efficienti e affidabili e investono in infrastrutture circa il doppio degli Stati Uniti. Oltre alla minaccia per la sicurezza di potenziali eventi catastrofici come crollo di ponti o cessioni di dighe, un mantenimento inadeguato di strade, treni e corsi d’acqua costa milioni di dollari in termini di mancata produttività economica.

Secondo diverse stime, i ritardi causati dalle congestioni del traffico costano da sole circa 120 miliardi di dollari all’anno. Sono diversi i vantaggi che deriverebbero dalla costruzione di nuove infrastrutture o dal migliore mantenimento di quelle esistenti. Aumentando efficienza e affabilità e riducendo i costi di trasporto, si aumenterebbe la competitività degli Usa nel lungo termine e si isolerebbe l’economia da eventuali shock. Inoltre, si sosterrebbe indirettamente anche la domanda e l’impiego, dato che sono ben 14 milioni i lavoratori attualmente impiegati nel settore delle infrastrutture, l’11% della forza-lavoro totale.

Oltretutto, secondo molti economisti, il moltiplicatore della spesa in infrastrutture sarebbe pari circa a tre. Tradotto, un dollaro speso in infrastrutture genererebbe tre dollari di Pil. Altri studi sostengono invece che aumentando dell’1% gli investimenti infrastrutturali si creerebbero 1,5 milioni di posti di lavoro. Il dipartimento Usa dei Trasporti (DoT) ha stimato che più di 800 miliardi sono necessari solo per rinforzare strade e ponti. Un ponte su quattro è strutturalmente carente o sopporta un traffico che non era stato progettato per sopportare. Nonostante gli aeroporti americani trasportino più persone che ogni altro Paese nel mondo, le infrastrutture aeree sono sovraccariche, con circa il 20% di arrivi e partenze ritardati. La situazione del sistema ferroviario mostra luci e ombre. Il trasporto commerciale su rotaia è tra i più sviluppati al mondo, e trasporta circa il 40% dei beni che circolano nel Paese, più che in ogni altra nazione.

Allo stesso tempo però, secondo il DoT, circa un quinto delle ferrovie è in cattive condizioni. Anche le infrastrutture idriche ed energetiche sono sotto pressione. L’Agenzia per la protezione ambientale stima che i sistemi per l’acqua potabile, le acque reflue e per l’irrigazione necessitano di investimenti addizionali per 632 miliardi nei prossimi dieci anni. Gli operatori della rete elettrica fanno fatica a fare gli investimenti necessari e i blackout, sempre più numerosi, costano miliardi di dollari. La nuova generazione di cellulari e i servizi wireless avranno bisogno di ingenti investimenti in nodi wireless a piccole celle, che dovrebbero rimpiazzare i ripetitori tradizionali. La tecnologia dei droni, che sta avanzando rapidamente, può potenzialmente rivoluzionare i trasporti, la risposta a eventuali disastri e la consegna di servizi, ma allo stesso tempo minaccia di esporre le infrastrutture più vulnerabili ad attacchi o sabotaggi.

Intanto, gli esperti avvertono del rischio di un broadband gap, perché le comunità più povere e rurali soffrono per una mancanza di infrastrutture per ottenere una connessione Internet veloce. Un report del 2017 di Brookings ha scoperto che un quarto degli americani vive in quartieri dove meno del 40% dei residenti ha accesso alla banda larga. Meno del 20% degli americani vive invece in quartieri dove la copertura della banda larga è superiore all’80%. Gli Usa sono molto in ritardo rispetto ai partner internazionali. Il tempo medio impiegato dai pendolari per andare a lavoro negli Stati Uniti, circa 48 minuti al giorno, è ben al di sopra di quello degli altri Paesi a causa del traffico e a causa di trasporti pubblici scadenti.

In Gran Bretagna esso si aggira attorno ai 38 minuti; 31 minuti impiegano invece i pendolari italiani. I treni passeggeri viaggiano solo alla metà della velocità dei treni europei ad alta velocità. Per quanto concerne Internet, il World economic forum mette gli Usa al 19simo posto al mondo per copertura di banda larga. Nonostante ciò, i contribuenti americani pagano più degli omologhi europei, per ricevere Internet a una velocità minore.

Alcuni analisti attribuiscono ciò alla mancanza di competizione in alcuni mercati Usa, che sono serviti spesso da un unico fornitore, altri invece puntano il dito contro le leggi federali in materia di Internet, che scoraggerebbero investimenti nelle aree rurali. Gran parte del divario tra Stati Uniti e partner può essere ricondotto ai livelli di finanziamento, che sono molto diversi. In media, i Paesi europei spendono infatti l’equivalente del 5% del Pil nell’edilizia e nel mantenimento delle loro infrastrutture, mentre gli Usa spendono solo il 2,4%. Altri Paesi, compresi Australia, Canada, Francia e Gran Bretagna hanno sviluppato dei piani nazionali per le infrastrutture che consentono al governo centrale di indirizzare gli investimenti e dare priorità a determinati progetti, cosa che il sistema Usa, molto più decentralizzato, ha sinora faticato a dare.

(Articolo tratto dal numero 134 della rivista Formiche)

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