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Hezbollah, abbiamo i terroristi in casa. E il governo? Scrive Giorgio Mulè (FI)

Di Giorgio Mulè

Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dimostra al mondo che un’altra via diplomatica è possibile con la recente firma a Washington degli Accordi di Abramo che scrivono una nuova pagina di storia tra Israele e il mondo arabo sunnita moderato del Golfo, desta preoccupazione la notizia diffusa dal Dipartimento di Stato americano.

L’Ambasciatore Nathan Sales, capo dell’antiterrorismo al dipartimento di Stato americano, ha rivelato al mondo la presenza di depositi di armi dell’organizzazione sciita libanese filoiraniana, Hezbollah, tra cui importanti depositi di nitrato di ammonio in Francia, in Italia e in Grecia.

Notizia che conferma la pericolosità di un’organizzazione che ha poco di politico e molto di terroristico, motivo per cui a luglio avevo già sottoscritto una ‘dichiarazione transatlantica’ per chiedere all’Unione europea di dichiarare Hezbollah nel suo insieme organizzazione terroristica.

In questo quadro di insieme desta non poche perplessità la posizione dell’Italia in politica estera, grande assente ai tavoli che contano, scalzata nel Mediterrano, ambigua nelle alleanze internazionali, succube di Turchia e Cina.

Chiariamo, qualora ci fossero ulteriori dubbi, che Hezbollah è un’organizzazione finanziata dall’Iran e rappresenta una seria minaccia per il mondo occidentale. Il governo italiano deve definitivamente scegliere da che parte stare, se vuole tener fede ai valori del Patto Atlantico, se vuole schierarsi contro dittature e terroristi, se vuole difendere la propria integrità diplomatica o diventare “Stato cuscinetto” di potenze islamiche pronte a compiere attentati.

Non c’è in questo caso un’analisi costi-benefici da fare nel “dichiarare guerra” al terrore e riconoscere Hezbollah in tutti i suoi rami come organizzazione terroristica. Basta solo schierarsi dalla parte della ragione e della democrazia: ma per questo l’Italia deve ritornare ad essere potenza del G7, archiviare la parentesi grillina che vede nel ministro Di Maio la peggiore delle espressioni e rilanciare un’azione di diplomazia europea determinante ed equilibrata.

Un nuovo ordine mondiale si sta delineando e il Vecchio Continente sembra non riconoscerne la tempistica e l’importanza, è necessario ribaltare il paradigma ricostruendo alleanze atlantiche e aprendo al mondo arabo filo occidentale responsabilizzando gli attori locali, in primis Israele (proprio come fatto da Trump e richiesto dallo stesso alla Nato).

Il nuovo ordine geopolitico mediorientale disegnato da questa amministrazione americana deve imperativamente avere l’Europa tra i principali attori protagonisti visto che il dialogo tra Israele e l’area sunnita moderata (a cui nei prossimi mesi si aggiungeranno Paesi come Marocco, Sudan, Oman e ovviamente Arabia Saudita) è possibile leggerlo anche in chiave anti- terrorismo e anti-turca.

Quindi, o l’Italia cambia marcia e prende una posizione netta o sarà vittima del suo stesso immobilismo, pagando le conseguenze delle scelte attuali in termini sia di sicurezza che economici (si pensi al gasdotto Eastmed) per decenni e decenni.

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