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Benvenuti nel mondo FinTech. Parola di Roberto Ferrari (Che Banca!)

FinTech

Il mondo delle banche sta cambiando volto. Qualcuno già se n’è accorto, ma pochi hanno colto il senso di una rivoluzione digitale che ha messo in crisi il sistema tradizionale e sta provocando da un lato incognite ma dall’altro lato sta aprendo nuove opportunità di business e investimento. Il boom di settore ha preso il via proprio dagli anni della grande crisi finanziaria del 2008 che ha messo in ginocchio mezzo mondo, passando dalla crisi dei titoli derivati e trasferendosi mano a mano all’economia reale. E’ più o meno dal 2009 che si è iniziato a parlare di FinTech, della finanza digitale. Klarna, Mint, Lending Club, Zopa, Toro e Betterment sono i nomi delle prime startup FinTech che hanno creduto nel business e che oggi rappresentano i principali punti di riferimento nel settore. Inizialmente gli investimenti a livello globale erano modesti e si attestavano a circa 900 milioni di dollari l’anno. Poi piano piano le startup hanno iniziato a crederci sempre di più e ad aumentare gli investimenti, arrivando all’anno d’oro che, finora, è stato il 2015, con 10 miliardi di dollari investiti (dati CB Insights).

COS’E’ IL CROWDFUNDING

Dopo essere passati per l’innovazione della moneta digitale, dei pagamenti online e delle nuove banche all digital, oggi si parla di nuovi fenomeni come quello del crowdfundingIl crowdfunding – letteralmente “raccolta fondi dalla folla” – è un processo collaborativo per cui un gran numero di soggetti contribuisce al finanziamento di una data attività attraverso il versamento di una piccola quota. Una sorta di raccolta fondi dal basso che tende a bypassare il tradizionale sistema di finanziamento bancario, obsoleto, lento e bloccato da restrizioni normative che scoraggiano attività imprenditoriali e investimenti in innovazione. Secondo il Crowdfunding industry report, il mercato globale del settore nel 2015 è stato di 34 miliardi di dollari. Nel periodo 2012-2014 il tasso medio di crescita del crowdfunding è stato del 401%. Sono tre le categorie in cui si divide il crowdfunding: donazioni, lending ed equity. E’ su quest’ultimo ambito che si concentra la maggior parte dell’attenzione per il futuro. L’equity crowdfunding è una forma di ricerca diretta di capitali che si sviluppa in ambienti di marketplace collettivo, in cui l’informatica permette a una banca di aggregare servizi e offerte provenienti da terze parti. In altre parole, grazie a questa forma di finanziamento le aziende giovani hanno uno strumento di raccolta capitali e in molti casi rappresenta una sorta di primo step in attesa di un’eventuale quotazione in Borsa.

DATI E PROSPETTIVE DI CRESCITA

Sullo sviluppo dell’equity crowdfunding interessanti spunti di riflessione e dati sono contenuti nel libro del direttore generale di CheBanca! Roberto Ferrari “L’era del fintech. La rivoluzione digitale nei servizi finanziari”. Ferrari cita il caso di Seedrs, la più importante piattaforma di equity crowdfunding europea con sede a Londra, partita nel 2009 con 50mila sterline, ha coperto 122 progetti di investimento per 87 aziende. Cinquanta sterline l’importo per investire sulla piattaforma. Un trend di sviluppo particolarmente fertile secondo Ferrari è quello della partnership tra piattaforme di equity crowdfunding da un lato e venture capitalist, angels e private equity (investitori tradizionali) dall’altro. A tal riguardo un caso interessante di analisi è quello di Our Crowd, una società ibrida venture capital ed equity crowdfunding nata in Israele nel 2013 e specializzata in aziende locali. In un solo anno è stata inserita tra le 50 Best Fintech Innovators. Ha raccolto oltre 170 milioni di dollari da 10mila investitori di 94 Paesi per 80 aziende. Our Crowd sviluppa internamente le due diligence sulle aziende, investe in prima persona una parte del fondo e tramite la propria piattaforma di equity crowdfunding raccoglie ulteriori capitali condividendo la propria due diligence. Con questo metodo nel settembre 2014 ha effettuato la prima IPO nell’industria dell’equity crowdfunding, portando in Borsa la ReWalk Robotics, azienda specializzata nella produzione di strutture robotiche indossabili che permettono la mobilità a persone disabili.

IL MERCATO IN ITALIA

In Italia alla fine del 2015 c’erano 69 piattaforme attive nel crowdfunding, soprattutto nel settore delle donazioni. Anche in questo caso il nostro Paese sconta il difetto del nanismo, con progetti che in media non superano i 100mila euro. Secondo dati di fine 2015 dell’Università Cattolica riportati da Ferrari, la raccolta complessiva di fondi nel nostro Paese è stata di 57 milioni di euro, con un numero di partecipanti (investitori) che supera le 850mila unità. I dati di attività sono in crescita, anche se soggetti come la Consob, che per prima ha lanciato un paper per regolare l’equity crowdfunding, ha delineato un percorso forse troppo stringente di regolamentazione. “L’obiettivo primario della riforma – scrive Ferraresi – è duplice: quello di allargare la platea dei soggetti investitori autorizzati a investire, aprendola quindi anche agli investitori professionali non istituzionali, sulla base degli stessi criteri di conoscenza e di esperienza utilizzati nelle attività di investimento in titoli e quello di semplificare le procedure di esecuzione degli ordini”.

OPPORTUNITA’ 4.0

Per un Paese come l’Italia, caratterizzato dalla presenza di piccole attività imprenditoriali, le  nuove forme di finanziamento – che partono dal basso e aggregano gli sforzi di singoli soggetti fuori dalla logica tradizionale del finanziamento bancario – può risultare cruciale al fine di garantire innovazione e crescita. La nascita di nuove piattaforme digitali per il crowdfunding e l’implementazione di una finanza moderna – agile, distribuita e innovativa – può garantire lo sviluppo di iniziative 4.0 in settori industriali promettenti come quello dello spazio e dell’agricoltura, in cui l’integrazione digitale e lo sviluppo dell’Internet of things sta aprendo opportunità di business sia per soggetti di grandi dimensioni sia per piccole aziende tecnologicamente avanzate.

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