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Facce e pose di Henry John Woodcock. Le foto

Marco Travaglio e Henry John Woodcock
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Marco Travaglio e Henry John Woodcock
HENRY JOHN WOODCOCK MAGISTRATO
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Henry John Woodcock
Henry John Woodcock e Giulia Bongiorno
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Henry John Woodcock
Henry John Woodcock, Consip
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Henry John Woodcock
Henry John Woodcock
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Henry John Woodcock
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consip,
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Henry John Woodcock
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Henry John Woodcock
HENRY JOHN WOODCOCK GIULIA BONGIORNO
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Henry John Woodcock e Giulia Bongiorno
Marco Travaglio e Henry John Woodcock
HENRY JOHN WOODCOCK MAGISTRATO
Henry John Woodcock e Giulia Bongiorno
Henry John Woodcock, Consip
Henry John Woodcock
Henry John Woodcock
consip,
Henry John Woodcock
Henry John Woodcock
woodcock
HENRY JOHN WOODCOCK GIULIA BONGIORNO

La Procura di Roma ha smontato l’impianto accusatorio costruito dal magistrato napoletano Henry John Woodcock sul caso Consip, che vede coinvolti, tra gli altri, Tiziano Renzi (padre dell’ex premier Matteo) e il ministro dello Sport Luca Lotti. Le ultime novità del caso vedono Gianpaolo Scarfato, capitano del nucleo operativo ecologico dei Carabinieri (Noe), indagato per falso. Secondo l’accusa avrebbe manipolato alcuni atti, in particolare un’intercettazione che potrebbe risultare decisiva per le indagini. Il 4 marzo scorso il capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone, ha deciso di revocare al Noe l’indagine sul presunto giro di mazzette e appalti pilotati alla centrale unica di acquisti e affidarla al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma.

“I clamorosi sviluppi delle indagini, per fortuna più romane adesso che napoletane, sugli appalti miliardari della Consip, che avevano portato al coinvolgimento anche del padre di Matteo Renzi, sembrano svelare l’arcano avvertito da noi, su Formiche.net, lunedì 3 aprile“, ha scritto Francesco Damato sui Graffi di oggi. “Quando sulla prima pagina di Repubblica, curiosamente sotto l’apertura dedicata alla conclusione della prima parte del congresso del Pd, svoltasi con le votazioni nei circoli e favore della candidatura proprio di Renzi alla segreteria, rilevammo il richiamo molto evidente di un intervento del capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone. Che denunciava “la gogna mediatica” nella quale troppo spesso s’incorre in Italia durante le indagini giudiziarie con fughe di notizie, ma a volte anche con l’uso distorto di documenti non coperti da segreto. Per la cui gestione il magistrato suggeriva una migliore disciplina, in vista di un intervento del governo sulla materia sempre incandescente delle intercettazioni telefoniche.

È francamente difficile, direi impossibile, non collegare adesso quelle meritorie osservazioni del capo della Procura romana con ciò che nei suoi uffici si è appena deciso, non credo proprio a cuor leggero. Cioè, di mettere sotto inchiesta per falso ideologico e materiale, almeno per ora, un capitano dei Carabinieri del nucleo ambientale, o ecologico, per il trattamento di intercettazioni dalle quali gli inquirenti ricavarono a prima vista l’impressione che l’imprenditore Alfredo Romeo, oggi in carcere, avesse incontrato a suo tempo, comunque prima di dicembre, il papà di Matteo Renzi.

Le scoperte della Procura di Roma non sono finite tuttavia qui. Si è accertata anche la inconsistenza di un elemento denunciato dai protagonisti delle indagini, ma in verità fra le poche cose non reclamizzate, o non reclamizzate abbastanza per finire nei titoloni delle prime pagine. Che cioè i Carabinieri del nucleo ecologico impegnati dal sostituito procuratore di Napoli Henry John Woodcock a recuperare nelle immondizie pizzini, appunti e quant’altro usciti dall’ufficio romano di Alfredo Romeo fossero seguiti da un misterioso personaggio mandato da chissà chi, magari da qualche settore dei servizi segreti, a spiare il loro lavoro. Si è rivelata un’altra panzana”.

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