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L’ennesimo scandalo Onu

La settimana internazionale si apre con una notizia che rimbalza da Paese a Paese. L’eco stavolta è troppo forte per non farci caso.
 
 
Autori dell’atto sarebbero le forze di peacekeeping indiane e pachistane. L’accusa non cade nel vuoto se la fonte della notizia è la stessa Onu che ha precisato all’emittente britannica che nel 2007 era stata lei stessa ad avviare le indagini. Queste, tuttavia, erano state sospese per ragioni poltiche.
 
I peacekeeper pachistani, dispiegati nella città di Mongdwalu, avrebbero ricevuto oro dai miliziani Fronte dell´integrazione nazionale (Fni) e, in cambio, avrebbero procurato armi per difendere le miniere del Paese.
 
I peacekeeper indiani, invece, operativi nell’area del Nord Kivu, avrebbero rifornito di armi – sempre in cambio di oro – i miliziani hutu delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), gli stessi accusati d’aver preso parte al genocidio del ’94. Le forze Onu indiane, inoltre, avrebbero acquistato droga per i miliziani e, con un elicottero Onu, avrebbero sorvolato il Parco nazionale Virunga, per scambiare munizioni con avorio.
 
L’inchiesta della Bbc denuncia il grave episodio, mostrandone anche le prove raccolte in un anno e mezzo di lavoro giornalistico-investigativo. Quanto accaduto è estremamente allarmante se si considera che quella nella Repubblica democratica del Congo è la missione Onu più grande al mondo. Le Nazioni Unite, prima delle elezioni presidenziali del 2006, già operavano nell’area attraverso programmi di ricostruzione del Paese e di disarmo dei combattenti. Attualmente sono presenti 17.000 peacekeeper.
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