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Gli aumenti tremontiani delle tasse che il Cav dimentica

Il quotidiano l’Unità spulcia nei documenti governativi dell’epoca Berlusconi-Tremonti e scopre quanta inconguenza c’è tra le attuali promesse di Silvio Berlusconi e le azioni del passato governo Berlusconi con Giulio Tremonti ministro dell’Economia.

“Le tasse gli sono sempre piaciute come cavallo di battaglia per convincere gli elettori. Anzi, se il fisco è entrato stabilmente nel dibattito elettorale oscurando temi come il lavoro, le disuguaglianze, i diritti, i beni comuni, insomma oscurando tutto, si deve essenzialmente a lui, a Silvio Berlusconi”. Così Bianca Di Giovanni sull’Unità commenta la proposta choc di Silvio Berlusconi, passando in rassegna le manovre fiscali decise dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

Secondo la giornalista, non solo il Cavaliere non ha mantenuto le promesse degli scorsi anni, ma ha fatto esattamente il contrario di quello che diceva: ha aumentato le tasse. “Nell’ultimo atto ufficiale di finanza pubblica firmato da Giulio Tremonti (prima di abbandonare il campo lasciando da sbrigare l’uscita dal baratro ad altri), cioè l’aggiornamento del Def (Documento di Economia e Finanza) del 2011, lo ammette senza mezzi termini. Quel testo prevede per il triennio 2012-2014 una pressione che passa dal 43,8% dell’anno scorso al 43,9% del 2013, per scendere al 43,7% nel 2014. Lo zero virgola non cambia di molto le cose; nei fatti in Italia il peso delle tasse supera il 40% da anni, nonostante le promesse del Cavaliere”.

Ma la storia non finisce qui, “perché a quei numeri va aggiunto un dato, debitamente nascosto nella tavola presentata nel Def. Il ministero infatti prevede il taglio delle agevolazioni fiscali (in gergo: fiscal expenditures) per 4 miliardi nel 2012, che arrivano a 16 quest’anno e a 20 a regime. Insomma, 20 miliardi di sconti in meno, che vuol dire 20 miliardi di tasse in più. Sommando questo effetto, la vera pressione della “cura” Berlusconi-Tremonti è il 44% nel 2012, 44,9% nel 2013, 44,9% nel 2014”, sottolinea Di Giovanni.

Altro che eliminare l’Imu sulla prima casa (pari a circa 3,5 miliardi di euro). “Molti dei guai delle famiglie sono iniziati proprio con il taglio dell’Ici sulla prima casa. Infatti i comuni hanno reagito aumentando l’addizionale comunale per recuperare le risorse perse. Quindi, nessun alleggerimento. Anzi. Nello stesso tempo, con i decreti attuativi del federalismo fiscale, si concedono alle Regioni nuove potestà impositive. Si prevede che l’aliquota base dell’addizionale Irpef, pari allo 0,9% possa essere maggiorata fino a 0,5 punti percentuali per l’anno 2013; fino a 1,1 punti percentuali per il 2014; fino a 2,1 punti percentuali dal 2015. Il risultato è che l’addizionale regionale salirà fino al 3%. Aumenti su aumenti”, conclude l’Unità.

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