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One man show di Matteo Renzi a Roma

Auditorium dell’Ara Pacis, ore 12. Queste le coordinate del “one man show” di Matteo Renzi a Roma. Per presentare il suo nuovo libro, “Oltre la rottamazione” (Mondadori 2013), il sindaco di Firenze non ha bisogno né di moderatori, né di interlocutori. C’è solo lui sul palco. E qualche video o immagine. Il format è sempre lo stesso, già sperimentato nel suo lungo tour in camper per le primarie.

Chi c’era

Ad ascoltarlo, una folla che riempie il piccolo teatro all’inverosimile. Giornalisti tanti, come gli operatori con telecamere e cavalletti che nella foga rischiano di tirare qualche gomitata ai parlamentari che passano di lì. In questa schiera, non mancano ovviamente i renziani, da Simona Bonafè a Ivan Scalfarotto. C’è l’uomo del momento, Roberto Giachetti, che spiega a tutti il perché della sua mozione che tanto ha fatto arrabbiare il Pd. C’è Paolo Gentiloni, c’è il veltroniano Walter Verini. Ma non solo. In prima fila anche il bersaniano Nico Stumpo, l’organizzatore delle primarie, a quei tempi odiatissimo dai renziani. Ma oggi è un altro giorno.

Il messaggio di Matteo

Oggi è il giorno di Matteo Renzi. All’apice della popolarità, per lui applausi e autografi neanche fosse un cantante degli One direction.
Nei tre quarti d’ora di monologo sul palco parte da un video del Premio nobel per la pace Aung San Suu Kyi per lanciare la sua idea di politica: “un inno al bipolarismo gentile”. Un’idea che completa e non rinnega “la rottamazione”, precisa. Il bipolarismo suona come una “parolaccia” in questo momento, dice Renzi, ma è da recuperare, in un clima che non sia ”wrestling” ma di rispetto degli altri.

La sveglia al governo Letta

Commenta come “una barzelletta” la domanda sul suo presunto tentativo di accorciare la vita del governo Letta, ma non rinuncia a dargli una bella sveglia: “O il Pd si dà una mossa o perde. E a quel punto non ci salva neanche Rambo. Non vorrei che il governo delle larghe intese diventi il governo delle lunghe attese”. Per questo, la battuta di arresto di Beppe Grillo alle Comunali “non deve portare nessuno a pensare che ora vada tutto bene, il Pd deve puntare a cambiare la legge elettorale adesso”. E per Renzi questo significa “semipresidenzialismo e sindaco d’Italia”.

Bisogna cambiare il messaggio che Largo del Nazareno offre agli italiani, trasformarlo in un sorriso, che non sia quello “dei ristoranti tutti pieni a cui siamo stati abituati per vent’anni” (Berlusconi) ma un sorriso nuovo che doni speranza e faccia dire: ‘La politica è una cosa bella’”.

Il tacchino di Bersani

La dimensione su cui punta Renzi è sempre quella del futuro, del sogno ma per rappresentarla prende in prestito l’immagine bersaniana di un tacchino: “Sono i tacchini che devono anticipare il Natale. Fuor di metafora: la prima vera cosa da fare, che richiede il tempo di una riforma costituzionale, è quella di abolire il Senato come Camera che dà la fiducia. È una scommessa. Se siamo coraggiosi lo facciamo. Se non siamo pronti poi non ci lamentiamo della legge elettorale più brutta possibile”.

Non c’è solo il tacchino bersaniano. C’è anche Pier Luigi Bersani nel suo discorso a cui Renzi rimprovera di non aver avuto coraggio di esprimere una leadership durante la campagna elettorale, di aver criticato l’idea di “uomo solo al comando” che invece, spiega il sindaco, “è una cosa bellissima, come Fausto Coppi”.
A stretto giro arriva la replica piccata dell’ex segretario: “Non saper distinguere fra leadership democratica e ‘uomo solo al comando’ mi sembra un bel problema. E’ come confondere la medicina con la malattia. Sarà meglio discutere sul serio”.

Magari in uno dei prossimi appuntamenti del nuovo tour di “Matteo”, che riparte stasera dalla sua Firenze.

Guarda le foto della presentazione del libro firmate Umberto Pizzi

 

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