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La concorrenza Letta-Renzi vista da Macaluso

Presidenzialismo e cancellierato, riforma elettorale e stravolgimento costituzionale. Le difficili settimane del governo Letta (a cui “non ci sono alternative”) e del Paese analizzate dal giornalista Emanuele Macaluso. L’ex direttore del Riformista analizza il panorama politico italiano, tra un Pd sempre diviso, la novità di Renzi e sul caso Napolitano-Fatto Quotidiano osserva che…

Presidenzialismo o cancellierato: qual è la soluzione più adatta per l’Italia?
Vi sono molti problemi. Capisco l’esigenza di ristrutturare le istituzioni, però temo che per volere il di più, non si faccia il meno. La mia preoccupazione è che una riorganizzazione così radicale come il semipresidenzialismo, che ha una sua logica e non lo nego, porti a una forte rottura politica. E temo che alla fine non si faranno le cose fattibili, ovvero la riduzione del numero dei parlamentari, la fine del bicameralismo perfetto, la riforma della vergognosa legge elettorale senza questo premio incredibile e senza la nomina diretta dei parlamentari, una crescita dei poteri del premier. In verità nella passata legislatura si avviò la cosiddetta bozza Violante, ma poi non se ne fece più nulla.

Quindi è pessimista?
Volendo fare, in un Parlamento così fragile e senza una maggioranza politicamente omogenea, qualcosa che modifichi strutturalmente la Costituzione, si metterebbe in forse il meno. E si dovrebbe tener conto del fatto che è una situazione transitoria. Soprattutto non è pensabile che questo possa essere il sistema politico italiano.

Il Pd sul presidenzialismo è spaccato: c’è chi come la Bindi non farebbe mai a meno della figura super partes del Capo dello Stato, mentre renziani e prodiani accelerano. Crede che Prodi punti a quella nuova figura?
Non so quali siano gli intendimenti di Prodi. Mi ha stupito la sua determinazione su questa strada, francamente non capisco. Se vorrà candidarsi a quel ruolo dovrà avere un partito e un certo consenso. Ma, pur essendo un personaggio con grandi qualità politiche e culturali, non ha mai voluto ad esempio presiedere il partito che dice di aver fondato. Non sono molto propenso a ragionare su quei programmi proiettati in chissà quale futuro. Sono scettico, perché la vita politica italiana è talmente piena di incognite che progettare da qui a due mesi è già difficile, figurarsi a quattro o cinque anni.

Crede che Renzi abbia perso del tempo non candidandosi già alla segreteria al posto di Epifani?
Semplicemente ha compreso che se vorrà condurre la battaglia elettorale come leader del centrosinistra intanto dovrà farlo a capo del Pd: questo mi sembra chiaro. Il problema sarà nella competizione con Letta premier, il quale se dovesse vincere la sfida delle riforme potrebbe essere il candidato futuro. Ma la situazione nel Pd è sempre complicata: bisognerà vedere come andrà il congresso, a cui si candida anche il dalemiano Cuperlo, sostenuto dai giovani turchi.

Ritiene che l’ipotesi ventilata nelle settimane successive al voto, la scissione nel Pd, sia definitivamente tramontata?
Non ci sarà alcuna scissione. Tutti sono consapevoli del fatto che segnerebbe la fine di chi la mettesse in atto. Non avrebbe più spazi. Inoltre non è più la stagione, questa, per simili operazioni: solo un irresponsabile lo farebbe. Dal punto di vista individuale si formerebbero altri gruppetti senza voce o rappresentanza. Benché meno una prospettiva. Se si vuole europeizzare il nostro Paese, allora la politica deve andare sempre più verso le grandi formazioni. Piccole scissioni sono sinonimo di inesistenza.

L’ha stupita la polemica tra il Colle e Il Fatto Quotidiano?
É stata un’interpretazione sbagliata che è stata data delle parole di Napolitano e l’ha data per prima l’Ansa. Non ha detto che questo è un governo a termine, ma che era a termine il rapporto fra i due partiti. É chiaro poi che la politica delle grandi intese non è una strategia, ma un qualcosa a termine: un passaggio che mi pare corretto. Un’affermazione che è stata prima equivocata, poi utilizzata dal Fatto che non è un giornale ma un bollettino quotidiano contro il Presidente della Repubblica. A me non stupisce, ma io forse non gli avrei neanche risposto.

Ha la sensazione di un governo che possa cadere da un momento all’altro?
Un rischio che per ora non mi pare ci sia. E poi per fare cosa? E con quali alternative? Di pronto non vedo nulla. Anche chi tenta di giocare la carta Pd-Grillo sottovaluta il fatto che Grillo è quello che è: il gruppetto di grillini che si staccano è un processo molecolare che ancora non può portare a nulla. Non dimentichiamo che questo governo è nato proprio per mancanza di alternative. Anche a sinistra molti commentatori critici non dicono però quale poteva essere l’alternativa. In realtà non ve ne era una e il paese aveva immediatamente bisogno di un governo per via di una situazione economica disastrosa.

twitter@FDepalo

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