Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Unicredit, Mps, Bpm. Le pagelle di Mediobanca in vista dei prossimi test

Banco Popolare, Bpm, Creval e Mps: ecco le banche border line, come le definisce Mediobanca Securities in un report letto da Formiche.net. Sebbene nel complesso il sistema finanziario italiano dovrebbe resistere bene il prossimo anno all’Asset quality review (Aqr) cui sarà sottoposto, insieme con gli omologhi europei, alcuni problemi restano.

IL CAPITALE

Non si conoscono ancora i dettagli di questo test, ma un dato certo è che il capitale Common Equity (CeT1, che rappresenta il patrimonio al netto di tutto le deduzioni) dovrà essere almeno dell’8% (scomposto così: 4,5% di CeT1; 2,5 di buffer di sicurezza e 1% per includere la rilevanza sistemica delle banche).

BANKITALIA 

In un documento emesso una decina di giorni fa Bankitalia aveva stimato un CeT1 medio del 9,5%, sui dati al 30 giugno dei 15 gruppi italiani coinvolti nell’Aqr. Invece secondo Mediobanca, nella ricerca curata dagli analisti capitanata da Antonio Guglielmi, il valore, a tutto il 2013, sale in media all’11,2%. Ma se l’analisi si sposta agli asset di livello 3 (i cosiddetti hard to value asset, per cui la Bce, in assenza di un mercato liquido e di player immediatamente comparabili, ha allo studio  appositi modelli di valutazione), la media crolla al 9%, e per le banche elencate all’inizio, scende sotto l’8%. “Per le banche italiane superare i nuovi stress test sarà abbastanza semplice – si legge nel report – Ma i nostri top pick nella regione restano Unicredit e Ubi”.

RISCHIO DEBITO SOVRANO

Non sono in realtà gli asset di livello 3 il cruccio delle banche italiane: il loro peso è solo dell’1% sugli asset totali. Neppure l’armonizzazione dei Non performing loans dovrebbe avere un forte impatto, in quanto la normativa italiana è già molto simile a quella dell’Eba.

IL CASO UNICREDIT

Quello che potrebbe costituire un problema è innanzitutto che, lungi dall’aver migliorato la loro dipendenza dai titoli di Stato domestici, le banche italiane, negli ultimi due anni hanno raddoppiato il valore dei governativi in bilancio, agevolate dai vari Ltro della Bce: e, se si esclude Unicredit (che ha fatto shopping soprattutto in Germania, Austria, Polonia e Turchia) il valore complessivo è di 400 miliardi, il 10% degli asset totali e 2,3 volte il Core Tier 1. Con il risultato che le banche italiane sono molto sensibili ai rischi sovrani. “L’esposizione ai governativi rappresenta il 230%  del Core Capital – scrivono gli analisti di Mediobanca – con un picco del 360% per Creval e il valore minimo, riportato da Bper, a 160%”.

 L’IPOTESI

Se ci fosse una svalutazione del 10% (scenario comunque improbabile secondo Mediobanca) il Cet1 subirebbe un taglio di 170 punti base. “L’ipotesi più probabile è si usi l’approccio standard nella valutazione del rischio sovrano – si legge ancora nel report – il che farebbe aumentare del 10% l’Rwa (ovvero le attività per cassa e fuori bilancio, come derivati e garanzie, classificate e ponderate in base a diversi coefficienti legati ai rischi, ndr), con un impatto di 100 punti base sul Cet1, e  una punta di 200 punti per Mps. L’impatto medio dovrebbe, a nostro avviso, ridursi a 60 punti base a seguito di aggiustamenti nell’approccio standard, che non considera la garanzia sui titoli di Stato con scadenza sopra i tre anni, garanzia prevista dal programma Omt della Banca centrale Europea. A questo punto il Cet1 subirebbe un taglio variabile dai 30 punti di Banco Popolare dell’Emilia Romagna ai 150 di Mps”.

LA QUESTIONE LOAN

Le banche siedono su 105 miliardi di euro di loan dubbi, che però sono soprattutto in Spagna, Regno Unito e Francia. Le banche italiane si difendono bene: e il coverage ratio (rapporto fra le riserve per i rischi su crediti e il totale degli impieghi in sofferenza) che in media è del 41%, sale al 160% se si includono i collaterali: ma la vera questione delle banche italiane è lo stock complessivo dei Non performing loans (Npl): il loro valore ha raggiunto il 124% del CT1 a settembre 2013 contro il 45% del 2007.

Lo stock di sofferenze è aumentato di 7,1 miliardi da giugno a settembre: il maggior incremento nell’ultimo anno ed è questa la maggior falla da riparare.

DOSSIER BANCO POPOLARE

Nel dettaglio, dunque, cosa serve alle banche italiane? “Banco Popolare è sottocapitalizzata – scrive il gestore di Mediobanca nel report – con un CeT1 molto sotto l’8%: basso in termini assoluti, con i crediti in sofferenza pari al 316% del Core Tier 1 e anche relativamente ai competitor: Ubi e Bper hanno un CeT1 medio del 10%. Per allinearsi la banca ha bisogno di 1,5 miliardi. E si tratta comunque dell’istituto più a rischio per quanto riguarda gli Aqr”.

GLI ALTRI GIUDIZI

Mediobanca stima che l’utile netto di Bper aumenterà del 6% nel 2014, ma resta neutral sul titolo anche perché, “con asset per 61 miliardi la banca cadrà sotto la supervisione della Bce che deve valutare la qualità dei lenders. Alla luce di un common equity di  8,5% nel 2013 gli Aqr potrebbero essere sfidanti”. Anche il Credito Valtellinese non è adeguatamente capitalizzato con un Cet1 all’8,5%. Mediobanca è positiva su Bpm, nonostante il tallone d’Achille di una governance confusa. “Ma il rischio è già incluso nella valutazione che non riflette i fondamentali della banca e rimane sotto i multipli dei concorrenti”. Outperform anche per Credito Emiliano. “I multipli non riflettono i fondamentali anche in questo caso e inoltre alla luce di solidi ratio di capitale il rischio rappresentato dagli Aqr è basso”.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter