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I segreti del successo dei Btp e quel Tesoro di commissioni per le banche…

E se dietro la domanda monstre di Btp Italia ci fosse il trucco? Qualche maligno lo ha ipotizzato, basandosi sul fatto che le banche collocatrici ricevono da Bankitalia, sull’unghia, lo 0,3% del valore che transano. Una cifra che basterebbe a far lievitare l’appetito dello strumento inventato dal Tesoro per far cassa e che, sì, qualche vantaggio per il compratore finale lo possiede, il più evidente: l’indicizzazione all’inflazione.

UN BUON AFFARE?

A quanto ammonta il rendimento dei nostrani titoli di Stato? L’ultima emissione di Btp Italia, lanciata il 12 novembre, ha scadenza quadriennale e una cedola fissa più bassa rispetto alle precedenti: il 2,15% – contro valori tra il 2,25% e il 3,55% – oltre all’inflazione. Poiché nelle ultime aste, il Btp triennale tradizionale ha registrato un rendimento del 2,25% e il quinquennale si è attestato a quota 2,89%, facendo i conti della serva e cioè aggiungendo lo 0,7% dell’aumento dei prezzi nell’ultima rilevazione Istat, il rendimento totale è simile a quello del quinquennale (2,85%). Con la differenza che la cedola si incassa con un anno di anticipo.

LA CORSIA PREFERENZIALE

Inoltre, a differenza dei Btp tradizionali, che possono essere acquistati dal retail solo sul mercato secondario, ovvero solo dopo che la banca li ha comprati alla parità (e quindi sono soggetti alle oscillazioni di prezzo del mercato) e prevedono una commissione che varia in base alla scadenza del titolo, il Btp Italia può essere comprato sul primario, alla parità e senza commissioni. “Una corsia preferenziale – spiega Gabriele Roghi, responsabile delle gestioni patrimoniali di Invest Banca – che Borsa ha deciso per agevolare alla fine il retail stesso, che di fatto raccoglie l’ordine con una modalità più economica, e non credo invece ci siano grossi vantaggi per le banche, in realtà”.

IL SUCCULENTO REGALO

I conti sono presto fatti: è vero che le banche incassano lo 0,3% sui titoli, “ma di fatto – continua Roghi – si tratta di qualcosa che sostituisce la commissione di collocamento, e in linea di principio è anche più trasparente rispetto alla commissione che si paga alle banche per l’acquisto dei Btp tradizionali. In secondo luogo, se si fanno due conti, sì, l’incentivo c’è, ma non appare così rilevante da poter ritenere che la domanda sia trainata solo da quello”. Insomma, sui 17 miliardi raccolti con l’ultima emissione, le banche hanno incassato più o meno 50 milioni. Va bene, che i bilanci sono a pezzi, ma per risollevarli ci vogliono ben altre cifre.   

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