Sono ancora poco visibili nei nostri cieli, ma nei prossimi anni ci abitueremo ad averli sempre accanto, a svolgere al posto nostro mansioni oggi impensabili per una macchina. Sono i droni, i mezzi aerei a pilotaggio remoto (APR).
Le applicazioni civili di questi aeromobili sono potenzialmente vastissime. In Italia vengono già usati per effettuare riprese video, monitorare l’Etna o l’inquinamento della Terra dei Fuochi o controllare a basso costo lo stato di degrado dei monumenti. Nelle scorse settimane fu il fondatore e Ceo di Amazon, Jeff Bezos, ad annunciare da qui a 5 anni la possibilità di recapitare piccole consegne di oggetti con i droni.
Ma la strada per rendere sicura la circolazione degli APR è ancora lunga e passa in primo luogo dalla definizione di norme che spieghino con accuratezza chi, come e quando può pilotarli.
L’Italia, tra i primi Paesi dopo UK e Germania, ha proceduto alla stesura di un regolamento approvato dal cda dell’Ente Nazionale Aviazione Civile (Enac), che verrà approfondito nel dettaglio nell’immediato futuro. Analoghe sperimentazioni sono in svolgimento in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti.
La torta è ghiotta e riguarda un mercato che nei prossimi anni è previsto in forte crescita e nel quale il nostro Paese recita già la parte del protagonista.
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