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Ecco tutte le imprese (molto) coraggiose che investono in Argentina

Non si può dire che lo spirito imprenditoriale italiano si scoraggi. Dopo la missione nel Golfo persico del premier Enrico Letta, l’Italia ha firmato una serie di accordi economici con l’Argentina. L’allarme di un possibile nuovo default del Paese sudamericano è stato attivato e Letta non ha nascosto la sua preoccupazione per la crisi finanziaria che affronta il governo di Cristina Fernández de Kirchner. Nonostante quersto, l’Italia continua a scommettere commercialmente sulla nazione: i due Paesi hanno firmato un’intesa la scorsa settimana a Buenos Aires per sviluppare un progetto industriale congiunto.

BONINO IN ARGENTINA
Il ministro dell’Industria, Débora Giorgi, ha ricevuto lo scorso venerdì l’ambasciatrice italiana in Argentina, Teresa Castaldo, per preparare l’agenda: presto un incontro tra la Giorgi e l’omologo italiano, il ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato, e a marzo il viaggio in Argentina del ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino. Sul sito della Farnesina la visita non è ancora confermata.

ECONOMIE COMPLEMENTARI
Il ministero dell’Industria argentino, invece, ha pubblicato un comunicato stampa con il calendario delle attività dell’anno “Argentina-Italia”, missioni soprattutto commerciali. Secondo la Giorgi e la Castaldo, i legami tra Italia e Argentina restano forti sul piano storico e culturale ma è arrivato il momento di stringere maggiormente i rapporti commerciali, “perché le nostre economie sono complementari”, ha detto il ministro argentino.

IL SOSTEGNO ITALIANO
Fino al 1993 l’Italia ha donato all’Argentina circa 500 milioni di dollari tra crediti di aiuto e doni. Sul sito Cooperazione allo sviluppo della Farnesina si spiega la dinamica: “Il ridimensionamento degli stanziamenti per l’America Latina ed il notevole incremento del reddito pro-capite del Paese hanno determinato la decisione di ridurre gradualmente la cooperazione”.

Tuttavia, dopo il default del 2001 “l’Italia ha deciso tempestivamente di riattivare i diversi canali di cooperazione al fine di sostenere gli sforzi argentini per superare la crisi”. Oggi “sono in corso iniziative di cooperazione per un totale stanziato pari a 154 milioni di euro, di cui 100 milioni a credito e il restante a dono”, si legge sul sito.

GLI SCAMBI COMMERCIALI
La Giorgi ha sottolineato la gran quantità di imprese italiane che sono presenti in Argentina e non hanno intenzione di andare via. Forse nel tentativo di attrarre investimenti stranieri in questo momento di crisi e instabilità economica. Secondo il sito Infomercati esteri della Farnesina, il 2012 ha segnato una battuta d’arresto per le misure economiche imposte dal governo argentino. I dati evidenziano una contrazione dello scambio commerciale da 3,5 miliardi di dollari nel 2011 a 2,6 miliardi di dollari nel 2012. Nel primo trimestre del 2013, invece il bilancio è stato positivo: oltre 400 milioni di dollari a favore dell’Italia.

LE IMPRESE ITALIANE IN ARGENTINA
Il ministro argentino ha dato particolare peso all’investimento della Fiat in Argentina. Il gruppo è presente nel Paese sudamericano anche con Iveco, una società che produce veicoli commerciali, per la quale sono stati avviati investimenti per 200 milioni di dollari. Oltre alla vicenda di Telecom, in Argentina sono operative diverse imprese italiane: Camuzzi con un investimento di 100 milioni di dollari per la distribuzione di gas, elettricità e acqua nel sud del Paese e parte della provincia di Buenos Aires; Enel con l’acquisto della spagnola Endesa (il gruppo ha anche il 20% delle centrali Costanera, El Chocón, Dock Sud e Edesur); Lavazza con l’acquisto nel 2010 della società Coffice; Ferrero, Destileria Fratelli Branca, Generali e Pirelli con un investimento di 300 milioni di dollari nel 2012 per la costruzione di una nuova fabbrica di pneumatici per mezzi pesanti. Nelle riunioni di lavoro tra imprese petrolifere argentine e il gruppo italiano Trevi è stato presente il ministro Giorgi: l’obiettivo è diminuire in un lustro le importazioni di greggio, per un  totale di 70 milioni di dollari all’anno.

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