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Matteo Renzi, ma che stai combinando?

Matteo Renzi mi deve 100 euro.

Poco dopo le primarie del dicembre 2012 perse contro Pier Luigi Bersani (sembra preistoria, vero?) gli feci avere questo mio piccolo contributo. Perché? Perché, senza entusiasmarmi (non ho più l’età), mi piaceva il personaggio. Anche se non era chiaro che cosa avesse in mente, credevo valesse la pena appoggiare la sua campagna di innovazione. Rottamare sarà un’attività poco elegante, ma indispensabile per un partito (e un Paese) dominato dalla vecchia guardia di sempre. Guardando i risultati, non ho investito male quel biglietto da 100: la gerontocrazia ha dovuto arrendersi all’arrembaggio del sindaco di Firenze.

LE FOTO DELLA CONFERENZA POCO RENZIANA DI LETTA

Ma qui finiscono le considerazioni positive. Ora Renzi (perché pressato, perché è ambizioso e Palazzo Chigi gli piace assai) si prepara a scalzare Enrico Letta. Non che non vada bene come capo del governo (staremo a vedere), ma il modo ancor m’offende. Dopo Mario Monti e Letta, il giovane segretario del Pd sarebbe il terzo presidente del consiglio italiano consecutivo a ottenere la carica senza passare attraverso il vaglio delle urne. Perché questo non va dimenticato: alle primarie del suo partito ha ottenuto un consenso plebiscitario, ma il Pd è, per così dire, un’entità privata. Nessun elettore italiano, e sottolineo nessuno, ha mai dato un solo voto a Renzi per mandarlo in Parlamento o a Palazzo Chigi. So che la cosa è perfettamente legittima, la nostra Costituzione (pessima: leggere il pezzo di Lodovico Festa sul Foglio di oggi) lo consente e la storia delle prima Repubblica è costellata di precedenti simili. Però questo, a mio parere, era un metodo da rottamare, invece eccolo riproposto oggi con assoluta naturalezza e proprio dal rottamatore in persona. Eh no, caro Renzi: da un innovatore ci si aspetta qualcosa di nuovo e non la ripetizione di un vecchio, brutto vizietto.

E qualcosa di nuovo mi spettavo, e mi aspetto, ora che si parla del governo prossimo venturo. Ma francamente le indiscrezioni dei media sul totoministri sono raggelanti. Qui è stato rispolverato il vecchio, ed evidentemente mai superato, manuale Cencelli: un bilancino per spartire le poltrone fra l’eterogenea, al limite della stravaganza, maggioranza che dovrà sostenere l’esecutivo. E poi alcuni nomi sono impresentabili, visto che si parla di un governo e non di un’operetta. Per l’Economia è citato Lorenzo Bini Smaghi. Pur se di nobile famiglia, LBS non è esperto di nulla ed è stato un problema per il Paese. Membro in passato del comitato esecutivo della Bce si fece bacchettare dal presidente della stessa per le sue continue esternazioni pubbliche, totalmente inutili e generatrici solo di fraintendimenti. Ci vollero poi gli argani per convincerlo a lasciare la sua poltrona promessa, nell’ambito di un accordo internazionale, dall’Italia ai francesi. Ne nacque quasi una crisi diplomatica. Ora Bini Smaghi occupa, offeso e inappagato, la presidenza della Snam e non fa assolutamente niente se non ritirare lo stipendio. Chi ha suggerito a Renzi un personaggio simile?

LE FOTO DELLA CONFERENZA POCO RENZIANA DI LETTA

Ma anche altri nomi lasciano perplessi, pur senza raggiungere il picco di assurdità del suddetto LBS. Andrea Guerra, è un eccellente manager e guida con successo Luxottica. Perché non lo si lascia fare il suo lavoro con tranquillità in una multinazionale che produce in Italia e non ha intenzione di andarsene? Non ci è bastato il precedente di Corrado Passera per capire che un buon manager può essere un cattivo politico? E che dire dell’ipotesi Oscar Farinetti all’Agricoltura? L’inventore di Eataly è un imprenditore di primissimo piano capace di imporsi sui mercati più difficili. Ma è anche un signore che bada ai fatti propri. Ha sostenuto e finanziato Renzi, e va bene. Ma al Paese tocca sdebitarsi dandogli un ministero? E, detto en passant, non c’è anche qualche potenziale conflitto di interessi. E ancora: pare certo che un dicastero andrà a Maria Elena Boschi, renziana di ferro entrata nella segreteria del Pd. So di avventurarmi in un terreno minato, ma anche le scelte del personale politico femminile andrebbero vagliate secondo i criteri della capacità. Ho seguito questa signora in vari talk show, perché mi piace conoscere e capire le novità. Parla con la velocità di Enrico Mentana, ma propinando agli ascoltatori solo slogan e banalità. Una suonatrice di organetto che ripete sempre lo stesso refrain. E per concludere, apprendiamo di una probabile promozione di Dario Franceschini, premiato per aver favorito qualche maneggio all’interno del Pd. Bene: questa è tutta roba da rottamare senza esitazione.

Rivoglio quei 100 euro.

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