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Smascheriamo alcune bugie sulle pensioni

Con assidua ripetitività, qualche istituzione (da ultimi, Istat ed Inps) denuncia che, in Italia, una quota consistente di trattamenti pensionistici è di importo inferiore a mille euro mensili lordi. Senza voler sottovalutare le sofferenze di tante famiglie di anziani, sarebbe il caso di implementare questi dati con qualche ulteriore spiegazione.

Non si deve fare confusione, innanzi tutto, tra il numero delle pensioni e quello dei pensionati. Le prime sono più di 23 milioni, i secondi 16,5 milioni circa. Ciò significa che poco meno di 7 milioni di assegni vengono redistribuiti sulla medesima platea. L’ammontare della pensione, poi, non è un capriccio del destino, ma  – bene o male – dipende dall’attività lavorativa che la persona ha svolto prima di andare in quiescenza, con annesse anzianità di servizio e contribuzione versata.

Nessuno, allora, può pensare in buona fede che il sistema pensionistico sia una sorta di ‘’vendicatore mascherato’’ che, da anziani, risarcisca dei torti subiti e perdoni le manchevolezze. Ci sarà pure un po’ di nostra responsabilità in ciò che ci tocca.

Infine, se capita, sarebbe il caso di sfogliare il piano Cottarelli laddove si parla di pensioni, per scoprire che, da noi, il tasso di sostituzione (ovvero il rapporto tra l’assegno liquidato e l’ultimo reddito da attivo) per percettore mediano è pari al  71,2%, mentre in Francia è del 64%, in Svezia del 55,6%. E nella perfida Germania? I pensionati tedeschi si accontentano di un 42%, nonostante che il reddito pro capite sia più elevato del 25-30%.

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