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Un paio di dubbi sulla furia renziana che investe la Rai. Parola di giornalista Rai

A me sembra che sul provvedimento che distoglie 150 milioni di euro dalla riscossione del canone Rai qualche profilo di illegittimità ci sia.

La Rai è una società per azioni, con il Ministero del Tesoro azionista quasi totalitario. Togliere 150 milioni dalla riscossione del canone significa toglierli dal bilancio della società per azioni Rai, e questo non mi pare fattibile. Infatti una società per azioni al massimo procede con la distribuzione dei dividendi nel caso di bilancio in attivo.

La Rai ha presentato il bilancio 2013 in attivo per poco più di 5 milioni di euro e, semmai, su quelli si dovrebbero attivare i dividendi, come fu fatto qualche anno fa dalla Rai di Cattaneo verso il Ministero del Tesoro di Siniscalco (trasferendo nel giro di una notte diverse decine di milioni di euro).

Non contando, poi, che il canone è riconosciuto alla Rai in cambio dell’erogazione di tutta una serie di prestazioni racchiuse proprio nel contratto di servizio pubblico firmato con lo Stato.

Secondo punto, indicare per decreto alla Rai come recuperare il “maltolto”.
Indicare per decreto alla Rai che per recuperare la somma sottratta dal canone può mettere in vendita parte o tutta la società Rai Way proprietaria delle torri di trasmissione, significa di fatto deprezzare quella struttura, abbattendo nettamente il valore commerciale di un asset strategico (le torri di trasmissione) non solo per la Rai, ma per tutto il sistema-Paese.

Faccio un esempio: se Mediaset ha potuto vendere il 35% delle sue torri per quasi 300 milioni di euro, lo stesso non potrà fare la Rai, visto che nel decreto Rai Way viene citata e se io fossi un compratore mi troverei di fronte a un venditore obbligato e pretenderei condizioni evidentemente di maggior favore.

Peggio, si consente alla Rai, sempre per recuperare i 150 milioni sottratti dal canone, di eliminare o accorpare sedi regionali, il vero valore aggiunto del servizio pubblico: quello che sta sul territorio e che quel territorio porta all’attenzione di tutto il Paese, il valore aggiunto che non hanno né Sky, né La7, né Mediaset, diretti concorrenti della Rai. Con l’inevitabile conseguenza della perdita di centinaia se non migliaia di posti di lavoro, sia diretti che nell’indotto.

Terzo punto: l’occhiolino agli evasori
Invece di sottrarre risorse alla Rai, Renzi avrebbe potuto fare filotto impegnandosi seriamente nella lotta all’evasione del canone, e avrebbe vinto a mani basse e senza un filo di demagogia. Perché?
1) Avrebbe dato un segnale importante a un Paese in cui l’evasione fiscale insieme alla corruzione sono i macigni che tutti abbiamo appesi al collo.
2) Avrebbe inviato un grande segnale di rispetto e di civiltà al 74% delle famiglie che pagano ogni anno il canone, e, finalmente, un pessimo segnale al 26% di furbi che campano alle spalle degli onesti;
3) Infine, ma non per ultimo, avrebbe conseguito una vittoria mediatica senza precedenti per un premier: avrebbe potuto legare la certezza della riscossione del canone, per esempio, al suo blocco per cinque anni; ma anche a un meccanismo di progressività nel pagamento che lo renderebbe una misura di valenza sociale e di raffreddamento fiscale. Insomma, avrebbe potuto dire: dopo anni, finalmente abbassiamo le tasse.

Recuperare l’evasione e rendere certa la riscossione del canone, quella sì che sarebbe una misura che invece di togliere risorse, ne darebbe di nuove alla Rai, consentendo, questa volta sì, l’operazione sui dividendi che potrebbero portare allo Stato anche più di 150 milioni di euro e, nel contempo, dare anche un contributo significativo all’emittenza locale che rispetta le regole.

Insomma, con un governo che non sembra avere intenzione di combattere l’evasione del canone, confermando sempre di più i miei sospetti su disegni malsani di privatizzazioni all’orizzonte (magari a beneficio di chi si è speso molto in un recente passato a spingere un “leader” piuttosto che un altro…), perché l’anno prossimo lo si dovrebbe pagare? E, più in generale, perché dovremmo pagare le tasse?

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