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Libia, Minniti suona la sveglia all’Italia

Marco Minniti

“Si deve capire che quella libica è una partita strategica decisiva per la sicurezza del Mediterraneo e dell’Europa”. A dirlo è l’autorità delegata per la sicurezza nazionale e sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Battendo la riservatezza che caratterizza il suo ruolo, Marco Minniti ha scelto di parlare e di lanciare il suo allarme, e appello. Lo ha fatto in una intervista a Claudio Gatti sul Sole 24 Ore. Lo stesso giornalista aveva tempo fa raccolto le opinioni dell’ex segretario della difesa americano, Leon Panetta, che spiegò come la Libia fosse la prima priorità della politica estera italiana.

Il concetto è ben chiaro a Minniti ed ai professionisti dell’intelligence italiana. In gioco non ci sono solo i pur rilevantissimi interessi energetici ma anche quelli legati al contrasto del terrorismo e dell’immigrazione clandestina. La stessa operazione Mare Nostrum, al netto di tante valutazioni di merito, appare del tutto inefficace senza la stabilizzazione della Libia.

Certo, non aiuta dalle nostri parti il fatto che in Italia vi siano degli stolti analfabeti che giustificano il disimpegno italiano rivendicando gli errori della Francia e della comunità internazionale per la “guerra” a Gheddafi.

Il punto non è guardarsi indietro (dove gli errori italiani non sono inferiori a quelli degli altri) ma essere protagonisti delle decisioni che condizioneranno il futuro dell’area mediterranea. Proprio su questo Marco Minniti, per la prima volta sulla stampa italiana, parla esplicitamente dell’opzione di un intervento militare, sia pure con scopi umanitari e di “peace enforcing”.

Si tratterebbe secondo l’esponente del governo italiano di una scelta improponibile (“sbagliata e impraticabile”). Molto meglio un inviato speciale di “altissimo rango” cui affidare la mediazione politica con le varie tribù e regioni della Libia a partire dalla Cirenaica.

Gli Stati Uniti ed i vertici Nato ed Onu sono certamente assorbiti dalla incontrollata escalation lungo l’asse Mosca-Kiev ma continuano a guardare con preoccupazione a Tripoli. Le dimissioni del premier Al-Thani sono state la sveglia che è suonata: la situazione è insostenibile. E l’ora delle decisioni sta per scoccare.

Se l’Italia intende avere un ruolo, deve esercitarlo subito e non attendere che i fatti si compino per poi fare lezioncine postume. Marco Minniti e la nostra intelligence, con il Dis guidato dall’ambasciatore Massolo e gli uomini dell’Aise diretti da Manenti, sono la prova che abbiamo una capacità di analisi e di proposizione, peraltro riconosciuta dagli alleati.

Ora si tratta di fare un upgrade. Il governo tutto, con Renzi, la Mogherini e la Pinotti, deve prendere posizione comune e far sì che Minniti non sia l’unico a svegliarsi la mattina con il cruccio della Libia. Quella preoccupazione riguarda tutti noi.

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