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Che cosa c’è davvero scritto nel report Vodafone sulle richieste di dati

Vodafone: “Italia al top per richieste ‘legali’ di dati utenti”. Una delle società di telecomunicazioni più grandi al mondo diffonde il primo report assoluto su come alcuni governi abbiano sorvegliato la rete, monitorando le comunicazioni dei clienti. Al primo posto c’è l’Italia.

DATI UTENTI
In un lungo e articolato rapporto pubblicato dal quotidiano inglese Guardian, la Vodafone diffonde una primizia, rivelando l’esistenza di un network di cavi tramite cui le agenzie di sorveglianza di alcuni governi sono in grado, non solo di ascoltare le conversazioni, ma anche di identificarne la posizione. Nel report si menzionano anche sei Paesi che avrebbero richiesto alla società l’accesso in modo diretto.

ITALIA PRIMA
Il nostro Paese, con circa seicentomila nel 2013, figura al primo posto per le richieste legali di ‘metadata’: si tratta di informazioni sulla localizzazione dell’apparecchio, delle date e degli orari delle chiamate. “Questi sono gli scenari da incubo che ci immaginavamo”, ha commentato Gus Hosein, direttore esecutivo della Privacy International del Regno Unito. “Non ho mai pensato che le società di telecomunicazioni sarebbero state complici fino a questo punto”. Al secondo posto la Spagna con 48.679 richieste, seguita dal Portogallo con 28.145.

REPORT
Si chiama “Law Enforcement Disclosure” ed è il rapporto diffuso dalla Vodafone ad un anno esatto dal caso Snowden sull’operato della Nsa e dopo pochi giorni dopo un altro caso significativo, come quello pubblicato dal magazine inglese The Register, secondo cui Vodafone e British Telecom sarebbero state destinatarie di milioni di sterline per non ostacolare l’accesso agli scambi degli utenti.

VODAFONE
“Esistono questi cavi. Il modello di accesso diretto esiste – ha dichiarato Stephen Deadman dell’ufficio privacy di Vodafone – stiamo chiedendo che venga fermato questo accesso diretto utilizzato dalle agenzie governative per ottenere i dati sulle comunicazioni delle persone”. E aggiunge che in questo caso l’operatore chiede che tutti i cavi atti al controllo vengano staccati e invita i governi “a scoraggiare le agenzie e le autorità a insinuarsi nelle infrastrutture di comunicazione di un operatore senza un mandato legittimo”. Inoltre il gruppo ritiene che tutti gli Stati dovrebbero pubblicare annualmente i dati sulle richieste emesse.

CHI NON C’E’
Nell’elenco dei Paesi che hanno fatto esplicita richiesta alla Vodafone non ci sono quelli in cui è reato divulgare le intercettazioni ovvero: Albania, Egitto, Ungheria, India, Malta, Qatar, Romania, Sud Africa e Turchia.

SNOWDEN
E’ lo stesso Snowden dalle colonne del Guardian, assieme a Google, Reddit, Mozilla e ad una serie di altre imprese tech a richiedere un rafforzamento dei diritti alla privacy online. Una campagna ad hoc è stata lanciata lo scorso 5 giugno ad un anno esatto dal caso che ha riguardato i programmi di sorveglianza del governo degli Stati Uniti. “Un anno fa, – ha detto Snowden tramite una dichiarazione rilasciata dal suo legale al giornale inglese – abbiamo appreso che internet è sotto sorveglianza, e che le nostre attività sono state monitorate per creare registrazioni permanenti delle nostre vite private”. Per cui oggi “siamo in grado di iniziare il lavoro per eliminare la raccolta delle nostre comunicazioni on-line, anche se il Congresso degli Stati Uniti non riesce a fare lo stesso”.

PERSONAL DEMOCRACY FORUM
Intervenendo via satellite al Personal Democracy Forum (PDF) di New York Snowden ha aggiunto che la sorveglianza globale di massa “non è solo un problema americano, ma un problema globale”. Intervistato da John Perry Barlow, co-fondatore della Electronic Frontier Foundation, l’occasione è servita anche per lanciare la Fondazione Coraggio, un fondo dedicato a sostenere battaglie legali di Snowden.

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