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Mps, Carige & Co, troppi stress per gli stress test Bce

Risultati, numeri, gli aumenti di capitale previsti, i casi di Mps e Carige, le altre banche italiane e le prime reazioni degli analisti con le valutazioni serene della Banca d’Italia

I NUMERI

Sono 25 le banche bocciate dalla Banca centrale europea nel corso della valutazione di 130 istituti, che si è conclusa oggi a Francoforte con la diffusione dei risultati di un’analisi durata dieci mesi. Un numero che scende a quota 13, sempre a livello continentale, se si considerano gli aumenti di capitale effettuati nel corso del 2014.

LE BANCHE ITALIANE

Per quanto riguarda il sistema bancario italiano, i due istituti che dovranno rafforzare il patrimonio sono il Monte dei Paschi e Carige, rispettivamente per 2,11 miliardi e 814 milioni di euro. Nel primo caso si tratta di una cifra superiore alle attese del mercato, nel secondo l’ammontare si colloca nella parte alta della forchetta indicata dagli analisti come probabile ammanco

IL GIUDIZIO DI BANKITALIA 

Nel complesso, secondo Bankitalia, “i dati confermano la solidità complessiva del sistema bancario italiano, nonostante i ripetuti shock subiti dall’economia italiana negli ultimi sei anni”. Sono state 15 le banche italiane sottoposte a revisione.

SERVE UNA BAD BANK

A pochi minuti dalla pubblicazione, gli stress test della Bce sono già al centro di non poche polemiche, tanto che per non pochi analisti “non saranno sufficienti”. E’ quanto sostiene Tom Elliott, international investment strategist di deVere Group, secondo cui “nonostante sia desiderabile avere un faro sui bilanci delle banche europee, gli stress test difficilmente saranno uno strumento costruttivo per sistemare il settore bancario dell’area a meno che non venga annunciato altro da parte della Bce”. Oggi, per l’esperto, “la Bce dovrebbe annunciare la creazione di una bad bank, che deve essere fatta per alleviare le banche dell’Eurozona dai loro bad asset” e che “potrebbe essere finanziata dalla Bce”. Per lo strategist, se gli stress test saranno troppo stringenti, e li falliranno troppi istituti, i contribuenti europei probabilmente finiranno per pagare il conto della ripatrimonializzazione delle banche, visto che il capitale privato avrà tutti i suoi peggiori timori sul fatto che la debolezza dei bilanci bancari venga confermata. Questo metterà pressione sui bilanci dei Governi in tempi di austerità”.

I CONFRONTI E IL GIUDIZIO DELLA BCE

Con l’esercizio della revisione degli attivi (Aqr, Asset quality review) della Bce, però, si sono confermate le note difficoltà degli istituti italiani: le banche tricolori hanno registrato la maggior svalutazione degli attivi in Europa, dovendo correggere valori iscritti a bilancio per 12 miliardi, più di quanto fatto in Grecia (7,6 miliardi). Dati che certificano il peggiorare della qualità del credito dovuto alla crisi economica e alla difficoltà di ottenere il rimborso dell’erogato. “L’esame della qualità degli attivi bancari ha fatto emergere 136 miliardi aggiuntivi di prestiti deteriorati”, ha detto il vicepresidente della Bce, Victor Constancio, presentando i dati aggregati.

IL SECONDO SCENARIO 

L’analisi si è completata con gli “stress test” condotti da Bce ed Eba (European banking authority): una “prova di resistenza” che serve a verificare quanto un ipotetico peggioramento della situazione macroeconomica nazionale e continentale si può riflettere sugli istituti. Da questo secondo esercizio è emerso che le banche italiane sono maggiormente a rischio in caso di “scenario avverso”: il costo in termini di capitale supera i 35 miliardi, nessuno in Europa è a quel livello. Sempre Constancio ha spiegato che complessivamente, “nello scenario avverso degli stress test, le banche dell’Eurozona subirebbero una perdita sul capitale di circa 263 miliardi”.

LE VALUTAZIONI DELLA BCE

Il risultato della revisione della Bce è da leggere a più livelli. L’Eurotower ha pubblicato infatti i “promossi e bocciati” prima in base ai bilanci chiusi al 31 dicembre 2013. Considerando la valutazione delle attività di bilancio insieme agli stress test, su quei dati è emerso che le 25 banche Ue bocciate presentano una carenza di capitale di 25 miliardi. Sempre alla fine del 2013, in Italia risultavano carenti di capitale nove istituti, per 9,7 miliardi di ammanco, insieme a tre greci e altrettanti ciprioti.

LE BANCHE ITALIANE

Gli istituti italiani, che nello stress test al 2016 hanno mostrato una patrimonializzazione primaria inferiore al 5,5% del totale degli attivi ponderati per il rischio, sono risultati: Carige (-2,4%), Mps (-0,1%), Credito Valtellinese (3,5%), Bper (5,2%), Bpm (4%), Popolare di Sondrio (4,2%), Popolare di Vicenza (3,2%), Banco Popolare (4,7%) e Veneto Banca (2,7%). Grazie all’aumento di capitale da 1,5 miliardi e all’incorporazione del Credito Bergamasco, l’istituto veronese è riuscito a colmare il deficit di capitale individuato dalla Bce al 31 dicembre 2013. La Banca Popolare di Vicenza ha passato l’esame Bce con un’eccedenza di capitale di 30 milioni rispetto a un deficit di fine 2013 di 682 milioni. Tra 2013 e 2014 l’istituto presieduto da Gianni Zonin e guidato da Samuele Sorato ha lanciato iniziative di patrimonializzazione per 1,2 miliardi, l’ultima delle quali è stato l’aumento di capitale da 608 milioni chiuso nell’agosto scorso.

GLI AUMENTI DI CAPITALE

In un secondo momento, però, la Bce ha incluso nella valutazione gli aumenti di capitale che gli istituti hanno concluso nel gennaio-settembre 2014. Il risultato è che delle 25 banche iniziali, “12 hanno già coperto l’ammanco” di patrimonio, “con aumenti di capitale per un totale di 15 miliardi nel 2014”. Ne sono rimaste, quindi, 13 con una carenza di capitale totale di 10 miliardi. Anche in Italia, l’iniziale truppa di nove istituti si è assottigliata considerando le misure intraprese quest’anno: sono restate dietro la lavagna quattro banche – Bpm, Popolare di Vicenza, Mps e Carige – con esigenze di capitale che sono scese a 3,3 miliardi.

L’ANALISI ULTERIORE

Il livello di analisi è andato poi ancor più in profondità, questa volta con l’esercizio delle Banche centrali nazionali di considerare le altre misure di rafforzamento messe in campo nel 2014, per esempio la cessione straordinaria di attivi. “Tenendo conto di queste misure, le potenziali carenze si riducono da 3,3 a 2,9 miliardi”, ha spiegato via Nazionale, “e interessano due banche: Banca Carige e Banca Monte dei Paschi di Siena, da tempo all’attenzione della Vigilanza. Tali carenze sono interamente riconducibili allo scenario avverso dello stress test”. Così si è giunti alla stretta finale, che riguarda appunto solo questi due istituti. “L’ammontare è pari all’1,6 per cento del capitale di migliore qualità delle banche italiane e allo 0,2 per cento del Pil del nostro paese”, ha spiegato ancora Bankitalia. A questi ‘shortfall’ (ammanchi) di capitale, fanno da contraltare le eccedenze che registrano 13 gruppi bancari tricolori, in surplus rispetto alle soglie prefissate nel comprehensive assessment della Bce, per un totale di 25,5 miliardi.

LA NOTA DI FRANCOFORTE

Tutte le banche che presentano ammanchi di capitale, ha specificato la Bce nella nota, “devono preparare piani di ricapitalizzazione entro due settimane dall’annuncio dei risultati”, e cioè da oggi, e avranno fino a un massimo di nove mesi per coprire queste carenze patrimoniali. Il Ministero dell’Economia ha commentato i risultati in una nota, spiegando che “confermano l’accresciuta capacità di tenuta del settore bancario nell’Unione Europea”. Apprezzata anche la pubblicazione dei dati, una “maggiore trasparenza” che “dovrebbe rassicurare i mercati e tutti i portatori di interessi sulla qualità dei bilanci delle banche e l’adeguatezza dei livelli di capitale”.

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