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28 ottobre 2014, la Marcia su Roma della Procura di Palermo

Nella ricorrenza di quella del 28 ottobre del 1922 abbiamo assistito alla ‘’Marcia su Roma’’ della Procura di Palermo. Avevamo pensato di proporre a qualche parlamentare amico di presentare un progetto di legge per istituire, il 28 ottobre di ogni anno, la Giornata della Vergogna nazionale. Ma ciò che è successo in quel giorno maledetto non lo merita proprio, perché si è trattato solo di un’indecorosa pagliacciata. E le pagliacciate non si celebrano. In nessun altro modo potremmo definire lo spettacolo di Piazza del Quirinale piena di capannelli di giornalisti radunati intorno ad avvocati che intendevano sfruttare – raccontando ciò che avevano udito delle dichiarazioni del Capo dello Stato – quelle ore di inattesa celebrità, a costo di essere protagonisti di un evento che sarà annoverato  come una pagina nera nella storia della Repubblica. Uno di questi ‘’principi del Foro’’ si era persino scritto gli appunti e li leggeva. Male.

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D’ora in poi chiamerò Matteo Renzi il Balilla perché – sia pure con la consueta presunzione e la solita strafottenza – non rinuncia a tirare sassate nella piccionaia della sinistra. Se scoprissi, pure, che ama i gatti penso che sarei disposto a cambiare opinione su di lui.

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Nel disegno di legge di stabilità ci sono molte cose non condivisibili. In particolare – lo ripetiamo – non si capisce perché si sia voluto ferire a morte un settore d’importanza strategica come la previdenza complementare a capitalizzazione. Ma quando abbiamo visto tagliare i fondi a disposizione degli ‘’esodati’’ ci si è aperto il cuore e ci siamo convinti che nel nuovo corso c’è anche del buono. La ‘’vecchia sinistra’’ aveva spostato in pieno la loro causa, in modo totalmente acritico. Le rappresentanze delle diverse categorie di salvaguardati erano ospiti di tutte le trasmissioni televisive, al pari di tante Madonne pellegrine. Ovviamente non ignoriamo che ci fossero dei problemi, anche seri. Ma le loro rivendicazioni costituivano l’espressione di una società e di un sistema  – divenuti insostenibili – che garantivano il pensionamento prima dei sessant’anni, come se questa fosse la sola soluzione possibile per chi ha raggiunto quell’età. Poi ci si è accorti anche le previsioni di spesa su fondavano su numeri esagerati. Di qui i risparmi che Renzi ha pensato bene di requisire. Immaginiamo, allora, che non vi sarà un settimo intervento di salvaguardia. Ci dispiace per Cesare Damiano, il ‘’difensore della fede’’ dei primi sei.

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