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Tunisia, che cosa è cambiato con le elezioni

Pubblichiamo un’analisi del Centro Studi Internazionali

Giunta al termine di una votazione condotta con generale trasparenza e senza significativi episodi di violenza, la vittoria del partito Nidaa Tounes alle elezioni parlamentari contro il principale rivale Ennahda segna la conclusione del passaggio intermedio nel percorso di transizione verso la democrazia, destinato a chiudersi con le elezioni presidenziali, la cui prima tornata dovrebbe tenersi il prossimo 23 novembre.

Le cifre relative all’affluenza alle urne, segnata attorno al 61% contro il 52% registrato alle votazioni per la Costituente nel 2011, rivelano come l’interesse di parte della società tunisina nei confronti del processo di democratizzazione abbia generalmente sopraffatto la pur presente disillusione nei confronti dei maggiori partiti del Paese. In un periodo in cui la crescente destabilizzazione della regione nordafricana e gli esiti dell’esperienza post-rivoluzionaria egiziana sembrano aver diffuso un generale pessimismo sulla possibilità di portare a compimento le speranze apertesi nella stagione delle Primavere, la transizione tunisina sembra continuare a inviare segnali moderatamente positivi sul futuro del Paese.

Con il 38% dei voti, il raggruppamento centrista e secolarista Nidaa Tounes, guidato dall’ex Premier Beji Caid Essebsi, è destinato a ottenere una cospicua maggioranza all’interno dell’Assemblea parlamentare, con 85 seggi su 217. Fondato a fine 2011, il partito ha saputo unire in breve tempo le istanze delle fasce della società tunisina che ambivano a contrastare le politiche di Ennahda, uscito vincitore dalle elezioni per la Costituente, e a superare la frammentazione dell’opposizione di centro-sinistra, problema ancora presente nell’ultima tornata, resistendo alle accuse di contiguità con esponenti del disciolto Rassemblement Constitutionnel Democratique (RCD), il partito di Ben Ali.

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