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Vi spiego perché la Grecia non tracollerà

Benvenuti nel 2015, con un mese di anticipo. Il clima compiaciuto, sazio e decerebrato tipico delle fini d’anno normali (l’ultima a essere pensosa fu quella del 2008) lascia il posto al risveglio improvviso dell’ansia per l’anno che verrà, che si verifica di solito verso la fine di gennaio.

Sono ancora fresche di stampa le ponderose analisi annuali che le grandi case dedicano a fine novembre all’anno successivo. Trasudano ottimismo, serenità e fiducia. Parlano della buona crescita americana, delle banche centrali sorridenti, del Qe europeo e dell’ultima gradita sorpresa, il petrolio a metà prezzo. Tutto giusto, per carità, ma la distribuzione dei rischi presenta delle code decisamente sovrappeso che prima o poi, come minimo, ci metteranno paura.

La Grecia è la prima. Per fortuna, affinché tutto vada a rotoli occorrerà una serie impressionante di circostanze negative e di errori. Dovrà avere sbagliato Samaras a fare i conti sulla maggioranza di 180 voti che dovrà eleggere il presidente greco il 29 dicembre. Le eventuali elezioni politiche che seguiranno a breve distanza dovranno dare la vittoria a Tsipras.

Gli elettori dovranno fare prevalere la loro stanchezza per l’austerità rispetto alla paura di avere il loro conto corrente trasformato in azioni di una banca fallita. Tsipras, se eletto, dovrà evitare di cercarsi un partner di coalizione che gli dia l’alibi per rimangiarsi le promesse elettorali. Dovrà quindi governare da solo, alzare gli stipendi degli statali e assumerne qualche migliaio. La troika dovrà offendersi subito e andarsene corrucciata senza nemmeno provare a limitare i danni. Tsipras dovrà annunciare spavaldo un default che non gli servirebbe a niente, dal momento che il debito greco, quasi tutto con l’Unione Europea, ha un tasso molto basso e una scadenza molto lontana. L’Italia e la Francia dovranno schierarsi con Tsipras e accettare un attacco ai loro titoli pubblici e alle loro banche pur di potere fare finalmente una bella litigata con la Germania.

Dovrà insomma andare tutto storto. Ipotesi improbabile, ma tale da rovinare le giornate del 30 e del 31 ai gestori che saranno a sciare e che dovranno controllare da lontano il forte rialzo o la brusca discesa dei mercati proprio quando si fa la quota di fine anno.

Estratto dalla newsletter Il Rosso e il Nero

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