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Arabia Saudita, nuovo re ma stesso petrolio low cost

Capire gli intricati meccanismi di potere che portano alla scelta del sovrano dell’Arabia Saudita è più difficile che individuare la line di successione del “Trono di spade”, ha scritto il settimanale britannico The Economist. Su una cosa questione, però, gli analisti concordano. I sauditi continueranno a tenere basso il prezzo del petrolio. Salman bin Abdul Aziz al-Saud ,fratello del predecessore Abdullah continuerà quanto fatto dal suo predecessore. Tutto è nella mani del potentissimo ministro del petrolio Ali Al Naimi che ha detto più volte che non ci sarà nessun intervento per risollevare il prezzo del greggio. A Novembre, l’Arabia Saudita ha deciso di tenere invariato il livello di produzione dell’Opec. Una decisone presa per contrastare l’eccesso di offerta a livello globale. In queste settimane stiamo assistendo al raggiungimento dell’obiettivo che Ryhad si era prefissata. Cioè tenere basso le quotazione del greggio così da mettere fuori mercato lo shale oil americano. Quello condotto dai sauditi e dai loro alleati del Golfo è un progetto a medio termine per contrastare non solo i piccoli produttori americani ma anche il petrolio estratto dalle sabbie bituminose del Canada e i costosi progetti estrattivi nell’Artico, al largo delle coste brasiliane e in Africa. Le petromonarchie del Golfo sperano che un costo del petrolio così basso possa contribuire ad una robusta crescita economica globale così da far aumentare la domanda di oro nero.

Alla luce di queste considerazioni è difficile che, in tempo brevi, il nuovo sovrano possa sconfessare la linea ribassista che i sauditi hanno imposto all’Opec. Plats Oil fa notare che tradizionalmente una delle prime mosse dei nuovi re sauditi è quello cambiare i vertici dei ministeri strategici (come quello del petrolio o delle finanze) e che Al Naimi ha più volte espresso l’intenzione di ritirarsi ma è improbabile che questo avvenga prima del vertice Opec del prossimo giugno. Anche secondo il Financial Times il nuovo custode dei luoghi sacri della Mecca e Medina dovrebbe confermare la politica di stabilità della produzione. Come scrive Reuters, la successione al trono ha concentrato l’attenzione del mercato sul futuro del ministro del petrolio. Nei prossimi mesi bisognerà capire se ci sarà un nuovo ministro del petrolio e se questo provocherà una nuova politica energetica.

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