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Così il No di Atene si intreccia con la questione balcanica

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La complicata partita del debito greco esplode dopo cinque anni di gestazione. La perdita dell’unico Paese dei Balcani che ha adottato l’euro è il prezzo potenziale massimo che l’Eurozona può pagare, in termini di influenza geostrategica, alla crisi finanziaria scoppiata nel 2008. Nel frattempo la crisi, come sottolineano molti commentatori, è divenuta infatti geopolitica, lambendo il Vecchio Continente con la vicenda di Ucraina e Crimea, a Sud-Est con lo stallo siriano e a Sud con l’anarchia libica.

RUSSIA, GERMANIA, USA

Pochi giorni fa, un commento di Anders Aslund dell’Atlantic Council rilasciato al tedesco Capital indicava come Kiev sia più importante di Atene per la tenuta dell’Unione europea, il soggetto geopolitico da cui promana l’influenza monetaria dell’area euro. Segno evidente che importanti ambienti americani sostengono una posizione tedesca di contenimento della Russia, rifiutando l’offensiva mediatica russa anti euro e filo Grexit.

BLAME GERMANY

Notevole è stata l’attenzione dei media inglesi alla vicenda greca, nell’ottica di stimolare un conflitto tra Berlino e Atene, anche su radici e retaggi storici. Il commento di Tim Stanley sul Telegraph è esemplare in questo senso: la vittoria del No ad Atene suona la carica del sovranismo politico-monetario nel segno della lotta alle élite tecnocratiche europee. Pur essendo tra i più moderati nell’isola, il quotidiano britannico non rifugge dalle posizioni più apertamente anti tedesche che, dietro all’ideologia, squadernano il conflitto di interessi sui Balcani.

L’ANELLO DEBOLE

I Balcani sono l’anello di raccordo tra l’Ucraina e il mondo russo e l’Europa occidentale. Dal 1992 sono in offerta geopolitica, da quando il ritiro russo e l’aggravarsi della crisi jugoslava hanno prima agevolato, poi bloccato il ritorno tedesco nell’area. La presenza militare ed economica Usa non ha un connotato risolutivo e dal 1999, con l’intervento in Kosovo, Berlino ha provato a rientrare in gioco. Qualche mese fa, la stampa britannica ha notato il nervosismo tedesco per il ritorno della Russia, culminato nelle offerte di salvataggio alla Grecia. Il Financial Times ha sottolineato il fatto che Berlino terrà ad agosto la Conferenza per i Balcani occidentali, a 100 anni dallo scoppio della Grande Guerra.

TRIANGOLI PERICOLOSI (E SENZA VERTICI)

In Germania, nello stesso periodo, Der Spiegel, da sempre attento al dibattito d’Oltremanica, ha scartabellato i motivi del conflitto balcanico russo-tedesco, dalla missione Ue in Bosnia all’ingresso in Europa della Serbia al riconoscimento del Kosovo fino, appunto, alla questione del debito della Grecia, punto di massima espansione balcanica delle profferte russe. Dietro l’agitazione balcanica, vi è la sistemazione di tutti i capitoli aperti della crisi geopolitica non solo europea, ma mondiale. Tra la Russia che spinge per alzare il prezzo di incursioni nel suo territorio di caccia, ambienti di Londra che abboccano all’offerta di Mosca per mettere in difficoltà Berlino e Washington – incerta se appoggiare fino in fondo la strategia tedesca nei Balcani –, c’è da scommettere che l’area tornerà turbolenta e centrale nei prossimi mesi.

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