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Che succede alla disoccupazione?

La disoccupazione è scesa ancora (per il quinto mese consecutivo), a sorpresa, a novembre, all’11,3% dall’11,5% di ottobre. Si tratta di un minimo da 3 anni. A differenza che nei due mesi precedenti, a novembre il calo del tasso dei senza-lavoro è dovuto a un “genuino” aumento degli occupati (+36 mila unità), che invece erano calati sia a settembre che ad ottobre. Infatti il numero degli inattivi, che era salito nei due mesi precedenti causando una flessione del tasso di disoccupazione, è risultato circa stabile a novembre (-4 mila unità).

Anche il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni è calato significativamente a novembre, al 38,1% dal 39,3% di ottobre. Sebbene si tratti di un valore ancora molto elevato in termini assoluti, si tratta di un minimo da oltre tre anni. Anche tra i giovani si nota un aumento degli occupati (+11 mila unità), accompagnato in questo caso da un lieve aumento degli inattivi (+6 mila). Da notare che il recupero occupazionale è dovuto all’aumento degli occupati dipendenti permanenti (+40 mila unità) e degli occupati indipendenti (+28 mila), mentre i dipendenti a termine sono calati (di 32 mila unità).

Il dato presenta anche delle marcate differenze di genere: i nuovi posti di lavoro creati nel mese riguardano interamente l’occupazione femminile (+39 mila unità), mentre l’occupazione maschile è calata di 3 mila unità. Viceversa, gli inattivi sono aumentati tra gli uomini (+31 mila unità) e sono diminuiti tra le donne (-35 mila). In pratica, il calo del tasso di disoccupazione (pari a due decimi in entrambi i casi) è dovuto tra gli uomini a un aumento degli inattivi, tra le donne al fatto che l’aumento di occupazione è stato di entità superiore rispetto al pur consistente numero di persone che sono entrate sul mercato del lavoro uscendo dal bacino di inattività.

In sintesi, il rimbalzo dell’occupazione (e in particolare di quella permanente a discapito di quella temporanea) registrato nel mese di novembre potrebbe essere un anticipo di assunzioni da parte delle imprese per godere appieno degli incentivi governativi dopo che la Legge di Stabilità presentata a metà ottobre ha chiarito che il rinnovo oltre fine 2015 sarà solo parziale: in tal senso, la ripresa potrebbe continuare nell’ultimo mese dell’anno (mentre non è da escludere un “contraccolpo” negativo a inizio 2016). In ogni caso, più delle misure legislative conterà l’evoluzione del ciclo: confortante, a questo proposito, il recupero registrato a novembre tra gli occupati indipendenti (una variabile più legata alla congiuntura rispetto ai lavoratori dipendenti). In prospettiva, tenendo anche conto delle indicazioni sull’occupazione dalle indagini di fiducia sia dei consumatori che delle imprese, riteniamo che il trend di calo della disoccupazione possa continuare nei prossimi mesi: stimiamo che il tasso dei senza-lavoro in media nel 2016 possa scendere sotto l’11% (per la prima volta dal 2012).

In generale, i dati delle ultime settimane sull’economia italiana confermano il trend di ripresa del ciclo: a dicembre da un lato si è registrato un calo delle indagini Istat sulla fiducia sia dei consumatori che delle imprese (ma si tratta di una correzione “fisiologica” dopo che nei mesi precedenti era stato toccato un picco da 8 anni nel caso della business confidence e addirittura da 25 anni nel caso del morale delle famiglie), dall’altro un aumento degli indici dei direttori degli acquisti (i PMI hanno toccato un nuovo record da 4 anni e mezzo nel settore manifatturiero e da oltre 8 anni nei servizi) e dell’indicatore composito calcolato dalla Commissione Europea (vicino ai massimi da oltre 8 anni). In sostanza, i dati più recenti ci appaiono coerenti con una possibile accelerazione del PIL tra fine 2015 e inizio 2016 (in area 0,3-0,4% t/t dopo il deludente 0,2% visto nel 3° trimestre 2015). Nel frattempo, in Italia come altrove vanno aumentando i rischi al ribasso sull’inflazione (a dicembre i prezzi al consumo hanno sorpreso verso il basso, con un calo dell’indice annuo armonizzato a 0,1% da 0,2% precedente).

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