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Ecco come Alfio Marchini scruta le mosse di Bertolaso e Meloni

È il fattore tempo in questa fase il principale alleato di Alfio Marchini. Nel suo quartier generale ne sono sicuri: più passano i giorni senza che il centrodestra esprima una candidatura diversa, più crescono le possibilità che alla fine – volenti o nolenti – i partiti si decidano a sostenerlo. Uno scenario che, secondo l’entourage di Marchini, sarebbe confermato dalla ridda di nomi di cui si parla come possibili candidati del centrodestra per il Campidoglio. Il dibattito di queste ore dimostrerebbe, da un lato, la confusione e l’indecisione che ancora regnano sovrane e, dall’altro, la probabile decisione di Giorgia Meloni di non presentarsi. Due elementi che sommati insieme potrebbero far pendere l’ago della bilancia proprio a favore di Marchini, si dice nel suo entourage. Ma gli ultimi sondaggi sui candidati per la corsa al Campidoglio lo lasciano intorno al 9% ben distante dagli altri concorrenti.

L’IPOTESI BERTOLASO

Quello dell’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso (che in un’intervista al Tempo ha dato la sua disponibilità a correre per il Campidoglio) sembra al momento il nome maggiormente in grado di mettere in difficoltà Marchini. Tuttavia – ragionano i collaboratori dell’imprenditore – si tratterebbe di una candidatura che avrebbe già in sé le ragioni della sua debolezza. L’argomento principale in questo senso – fanno notare i marchiniani – sono le inchieste giudiziarie che ancora lo coinvolgono ma anche il fatto che Bertolaso sia uscito ormai da diversi anni dai radar dell’opinione pubblica. Per il centrodestra il rischio sarebbe dunque quello di puntare su un cavallo sfiatato il cui picco di popolarità sia già passato da un po’.

MELONI PRENDE TEMPO

Inutile negare comunque che gli assetti dipenderanno in gran parte dalle decisioni di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia continua a tergiversare. L’impressione generale è che preferisca non candidarsi a Roma. Se la sua scelta dovesse essere quella di non correre, le carte in tavola inevitabilmente si rimescolerebbero. Per dirla con le parole di un esponente romano di Noi con Salvini, in quel caso “potrebbe succedere di tutto”. Anche che si viri senza se e senza ma sul nome di Marchini. D’altronde, non è un mistero che Silvio Berlusconi abbia un debole per l’imprenditore con il quale era stato di fatto raggiunto un accordo, poi messo nel congelatore per il veto di Meloni e dei suoi. Il ragionamento del Cavaliere era ed è ancora, più o meno, il seguente: visto che Fratelli d’Italia si oppone, nel nome dell’unità del centrodestra – ritrovata nella manifestazione di Bologna dell’8 novembre scorso – sono disposto a rinunciare all’intesa con Marchini. A condizione, però, che a correre come sindaco sia la Meloni in persona. Quindi – se ciò non dovesse accadere – Berlusconi sentirebbe di avere le mani libere e di poter tornare anche alla soluzione iniziale. Quanto a Matteo Salvini, non esisterebbe alcuna sua preclusione nei confronti di Marchini.

LE PRIMARIE ALL’AMERICANA

In questo contesto, è nata l’idea di primarie all’americana a due turni da organizzare nel campo del centrodestra per la scelta del candidato sindaco. Una proposta che Il Messaggero ascrive a Marchini pur non essendo arrivata da lui alcuna dichiarazione ufficiale in tal senso. La semplice ipotesi di primarie – a cui però in molti sembrano non credere – ha comunque consentito all’imprenditore di ricevere qualche apertura non solo tra i moderati ma anche nella vecchia guardia di destra. Esemplificativo in tal senso quanto dichiarato al Corriere della Sera da Francesco Storace (che, peraltro, si è già detto disponibile a candidarsi a sindaco) che – alla domanda se appoggerebbe mai Marchini – ha risposto: “Di fatto, si iscrive anche lui al centrodestra. E questo è un fatto politico. Non è estraneo al sistema di potere cittadino, ma è coraggioso. Se ci fossero le primarie aperte a tutti, e lui le vincesse, lo sosterrei”. In sostanza quel riconoscimento dal mondo del centrodestra che Marchini cerca da un po’ e che invece Fratelli D’Italia continua a negargli. L’ultimo in ordine di tempo è stato il deputato e fondatore del partito Fabio Rampelli che in un post su Facebook ha scritto: “Continuo a non capire la ragione per la quale Marxini-Marchini ambirebbe a partecipare alle primarie del centrodestra. Meglio che competa con Giachetti e Morassut” a quelle del Partito Democratico. Un attacco in piena regola che per alcuni osservatori altro non sarebbe però che l’estremo tentativo di esorcizzare uno scenario sempre più probabile.

LE TRUPPE DI MARCHINI

A prescindere da cosa faranno Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, Marchini un po’ di sostenitori nel campo del centrodestra già li può vantare. Lo appoggiano apertamente il senatore Andrea Augello e il deputato Vincenzo Piso, volti storici della destra romana passati da Alleanza Nazionale al Popolo della Libertà fino al Nuovo Centrodestra e, adesso, entrati nella nuova formazione Idea di Gaetano Quagliariello. Augello ha anche dato vita al movimento Cuori Italiani creato insieme all’ex europarlamentare Roberta Angelilli in pieno sostegno alla candidatura romana di Marchini. Ne è nato anche un gruppo al Consiglio Regionale del Lazio formato da Luca Malcotti, Fabio De Lillo, Daniele Sabatini e Pietro Di Paolo. Un fronte al quale aggiungere anche Italia Unica di Corrado Passera e i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, guidati a Roma dall’ex Udc Luciano Ciocchetti. Tutti attivamente già in campo per dare manforte alla corsa di Alfio Marchini verso il Campidoglio.

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