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Mutui e Bail In, quando le norme arrivano di soppiatto

Il problema del decreto che recepisce la direttiva europea sui mutui casa, e che ha creato una vera e propria bagarre in Parlamento, a solo pochi mesi da quella sul bail in bancario (per la quale sono ancora in atto proteste di piazza), pone due problemi di fondo che trascendono i singoli provvedimenti e la loro portata.

Da un lato, occorre chiedersi se nel tentare di andare verso una ever closer Union, non si stiano facendo passi errati. Da un lato, siamo quasi alle soglie della dissoluzione di alcuni aspetti fondanti dell’Ue (per esempio quello della libera circolazione dei lavoratori), brancoliamo su regole comuni di fondo (come quelle su come trattare la valanga migratoria in atto), emergono proposte di difficile comprensione (come quella per un ministro dell’Economia e delle Finanze dell’Ue), e non sappiamo come uscire da una stagnazione ormai quasi decennale.

Da un altro lato, ci accaniamo per accordi su aspetti apparentemente tecnici ma di vasta portata economica e sociale: quello sul bail in è piccola parte di un’unione bancaria che resterà incompleta sino a quando non verrà risolto il nodo della garanzia comune sui depositi in conto corrente. La regolamentazione sui mutui essenzialmente recepisce norme e prassi in vigore in Gran Bretagna e nei Paesi nordici, senza tener conto che in questi ultimi anni, anche a ragione della crisi economica, si sono accentuate non solo le divergenze di produttività, di competitività e di reddito, ma soprattutto le differenze di valori.

Lo documentano vari studi di Luigi Guiso e colleghi (il più recente è il Chicago Booth n.15/23 scritto con Paola Sapienza e Luigi Zingales: “The Influence of Cultural Elements on Fiscal Behaviour in the European Union”.

Lo conferma uno studio recente approfondito di Horatius Sorindan della Babes-Bolyai University: l’allargamento dell’Ue, nel 2004, ha ampliato e non ridotto le divergenze in materia di valori di base, quali il significato della casa propria – anche se con un mutuo da pagare per diversi anni – .

A questo problema di crescente divergenza di valori di base se ne aggiunge un secondo. Mentre per il primo è difficile individuare una terapia – seppur occorra prenderne conoscenza e tenerne conto nel formulare direttive e stendere regolamenti – il secondo è in gran misura sotto il nostro controllo. Progetti di direttive e di regolamenti economici e socialmente sensibili , dovrebbero essere discussi – auspicalmente durante il negoziato con i partner ed in ogni caso prima di arrivare in Consiglio dei ministri e in Parlamento – con i corpi sociali intermedi (come peraltro avviene in numerosi altri Stati dell’Ue).

In passato, il Cnel era il veicolo utile per questa funzione ma è stato fortemente depotenziato ed è in corso di soppressione. Occorre reinventarlo. Se del caso, sotto altro nome ed in una sete che susciti meno appetiti.

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