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L’Italia alla sfida del digitale. Ritardi, mancanze e priorità

Il digitale è oggi una delle principali leve economiche da utilizzare, strumento imprescindibile per creare ricchezza, produrre occupazione e rispondere alle sfide della competizione globale. Basta un riferimento per rendersene conto: l’agenda digitale europea prevede che da qui al 2020 gli investimenti in questo settore possano generare 400 miliardi di Prodotto Interno Lordo e creare un milione di posti di lavoro. Numeri da capogiro per un’economia zoppicante come quella del Vecchio Continente, che impongono a tutti gli Stati membri – e in particolare a noi che siamo più indietro – di metterci più impegno, più attenzione e, soprattutto, più risorse.

IL GAP ITALIANO E LA STRADA DA SEGUIRE

E’ questo il filo rosso che ha animato il dibattito organizzato alla Camera in occasione del Forum del Public Affairs cui hanno preso parte – come da tradizione – esponenti politici e manager d’azienda. Punto di partenza la riflessione condivisa sulle difficoltà italiane ma anche sugli sforzi fatti negli ultimi anni per cercare di recuperare il tanto terreno perso. “La traiettoria impressa dal Governo è quella giusta” ha subito osservato Michelangelo Suigo di Vodafone il quale, però, non ha mancato di sottolineare il gap ancora esistente nel nostro Paese. “Per quanto riguarda le infrastrutture – ha detto ancora Suigo – siamo al ventisettesimo posto su ventotto in Europa. Dobbiamo fare di più”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Bianca Papini di Telecom Italia, secondo cui gli ultimi dati – nel confermare le nostre storiche arretratezze – evidenziano pure il miglioramento oggi in atto. “Al contrario ci sono Stati, come l’Inghilterra, che – pur essendo partiti molto forti sul digitale – adesso vivono un momento di frenata”.

CHI C’ERA AL FORUM PUBLIC AFFAIRS 2016. LE FOTO

DIGITALE VUOL DIRE PIL

Quanto faremo sul digitale sarà fondamentale per determinare il futuro del nostro Paese”, ha esordito il Presidente della Commissione Politiche Europee della Camera Michele Bordo. Dunque, la crescita economica dipenderà largamente dalle risorse che investiremo e dalla svolta culturale che saremo in grado di imprimere sul tema. “Troppi italiani ancora non sanno come utilizzare Internet e quali benefici concreti sia in grado di portare loro”, ha commentato un altro deputato, il Presidente del Tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana Paolo Coppola.

LA P.A. E QUEL SOGNO CHIAMATO DIGITALE

Un ritardo che accomuna alcune fasce della popolazione a un pezzo del mondo delle imprese e alla quasi totalità della pubblica amministrazione, ancora intenta a chiedere e scambiare documenti tramite fax. “E’ difficile accettare una situazione del genere” ha ammesso Bordo che tra gli elementi di difficoltà ha inserito pure l’eccessiva frammentazione delle competenze. Per questo motivo, il deputato del Partito Democratico ha proposto che venga istituita la nuova figura del Ministro per l’innovazione tecnologica, in modo da dare il segno tangibile dell’importanza di questo tema e, altresì, riunire in un unico soggetto poteri e funzioni. Che la pubblicazione amministrazione debba fare di più, lo ha detto senza mezzi termini anche Angelo Meregalli, General Manager di Paypal, l’azienda americana che offre servizi di pagamento attraverso il web. “Alcuni Comuni consentono di pagare online le multe o le tasse ma sono troppo pochi. E poi c’è grande disomogeneità sul territorio. Gli italiani sono pronti, quello che manca è un’offerta all’altezza”.

CHI C’ERA AL FORUM PUBLIC AFFAIRS 2016. LE FOTO

ANCHE LE IMPRESE ARRANCANO

Limiti dai quali neppure le nostre imprese sono immuni, come ha fatto capire chiaramente Diego Ciulli di Google. “Il 70% degli italiani compra beni o servizi direttamente dal web ma le nostre aziende che vendono online sono solo il 5% del totale”. Ed è chiaro che in questo modo ad avvantaggiarsi delle enormi potenzialità del digitale siano soprattutto le imprese straniere. Una conferma in tal senso è arrivata anche da Cristiano Radaelli, il presidente di Anitec Confindustria, l’associazione che rappresenta le aziende fornitrici di servizi nel settore dell’ICT (Information and Communications Technology). “L’utilizzo del digitale per fini ludici è percentualmente molto elevato. Bisogna capire però che questa è una risorsa fondamentale anche e soprattutto per fare business”.

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