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Enel, Metroweb e Telecom. Tutte le mosse di Renzi per la banda larga

Matteo Reni, Brian Sandoval, Agnese Landini e Francesco Starace

A che gioco sta giocando Matteo Renzi sulla banda larga? Il colpo di accelerazione impresso dal premier negli ultimi tempi ha acceso i riflettori sulla partita della fibra ottica nella quale il governo si candida a giocare un ruolo decisivo puntando principalmente su Enel, il più grande operatore elettrico italiano a guidato dall’ad Francesco Starace, sceso in campo per realizzare la nuova rete a banda larga, nelle aree di mercato e non.
“Endorsement governativo”, “strano asse”, o volontà dell’esecutivo di svegliare gli operatori di telecomunicazioni – in primis Telecom Italia – dal sonnellino che ci ha collocato agli ultimi posti delle classifiche europee nella diffusione della fibra? Le ipotesi che circolano tra gli addetti ai lavori sono diverse. Ecco tutte le recenti manovre sulla banda larga e come operatori del settore e giornalisti hanno letto le ultime sortite del premier con una piccola puntualizzazione su Metroweb.

LE PAROLE DI RENZI

“Enel è una grande azienda globale, tra le poche multinazionali che hanno la testa e il cuore in Italia – ha postato il premier su Facebook dal Nevada -. Continueremo a farla crescere, anche attraverso i progetti innovativi della banda larga che presenteremo il prossimo 7 aprile”. E ancora: “Sulla banda larga tutti i territori stanno ricevendo una particolare attenzione, ma il nuovo modello studiato insieme a Enel vedrà tra gli altri il protagonismo di Barie Cagliari”, ha annunciato il premier a Pasqua nella sua enews.

RENZI-ENEL. STRANO ASSE O SPINTA PER GLI OPERATORI?

Il fatto che a fare da apripista siano queste due città ha sollevato qualche polemica: “Bari e Cagliari non sono aree a fallimento di mercato dove, cioè, non si possono trovare clienti sufficienti a giustificare l’investimento. Quindi Enel non svolge una funzione sociale, ma compete con gli altri per fare da gestore e realizzatore della rete”, ha commentato Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano giudicando “strano” l’atteggiamento del premier “che sponsorizza i progetti di un’azienda che è sì a controllo pubblico ma privata nella gestione e quotata in Borsa contro un’altra azienda privata, la Telecom”: “Renzi la sponsorizza così, come se l’ad Francesco Starace (da lui nominato) fosse un suo dipendente?”, chiede Feltri.

“Non si può impedire ad Enel di portare le sue infrastrutture anche nelle zone di mercato (A e B). La vera domanda è dove vanno i soldi pubblici, in quale direzione va il finanziamento dello Stato italiano, e la risposta è che va nelle aree C e D”, ha commentato Antonio Sassano, docente all’Università La Sapienza di Roma e alla guida dell’Organo di Vigilanza per la parità di accesso alla rete di Telecom Italia, in un’intervista a Formiche.net sottolineando anzi che “il controllo pubblico su Enel può dare al governo un ulteriore strumento per intervenire, aumentando la pressione sugli operatori privati e condizionandone il ritmo dei loro piani di investimento”.

I PIANI DI ENEL

Ma le parole di Starace non avevano lasciato dubbi sul fatto che l’intervento dell’operatore elettrico fosse direzionato in primis sulle aree di mercato. Lo scorso 23 marzo Enel ha annunciato un piano per la realizzazione di una rete a banda larga attraverso Enel Open Fiber (EOF), la nuova società costituita a dicembre e guidata da Tommaso Pompei, che prevede la copertura progressiva di 224 città con un investimento di circa 2,5 miliardi e in modalità fiber to the home (portando la fibra fino all’abitazione, ndr). La roadmap di Enel prevede la fine dei lavori infrastrutturali in 3 anni, attraverso un percorso a tappe che vedrà il diffondersi della banda ultralarga nelle aree A e B, quelle cioè dove gli operatori sono più interessati ad investire.

LE GARE INFRATEL

Per vedere invece quale ruolo giocherà Enel nelle aree a fallimento di mercato bisognerà attendere i bandi di gare di Infratel, la società in house del ministero dello Sviluppo Economico chiamata dal governo a gestire la rete pubblica. Il primo bando di gara partirà ad aprile in concomitanza con l’Internet day, la manifestazione annunciata dal premier per festeggiare i 30 anni di Internet in Italia. Sul piatto in queste zone ci sono 1,6 miliardi già resi disponibili dal Cipe, il comitato per le grandi opere, più altri 3 circa di fondi europei. Lo Stato bandirà le gare sia per la costruzione della rete sia per la gestione. Nel frattempo il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha annunciato il primo accordo stretto con le Regioni, con la Toscana, necessario per utilizzare i fondi in modo coordinato e centralizzato, e costruire una rete in fibra ottica di proprietà pubblica nelle aree dove gli operatori non vogliono investire.

E METROWEB?

Controllata con il 53,8% da F2i, il fondo infrastrutturale partecipato dalla Cassa depositi e prestiti e dalle banche guidato da Renato Ravanelli, e partecipata dal Fondo strategico italiano di Cdp (46,2%), negli ultimi anni è stata la prescelta per diventare il veicolo per la realizzazione della Rete di nuova generazione, alla luce degli ottimi risultati raggiunti a Milano, Genova e Bologna.
La società della fibra milanese è in trattative sia con Telecom, sia con Vodafone e Wind e anche con Enel, che avrebbe recentemente avviato un negoziato per decidere le sorti di Metroweb. Le intenzioni del colosso elettrico italiano sono state descritte da Laura Serafini in un articolo de Il Sole 24 Ore, secondo cui gli asset di Metroweb potrebbero essere conferiti in una nuova società veicolo, il cui capitale verrebbe detenuto da Enel attraverso EOF con una quota del 30%, mentre gli attuali soci di Metroweb manterrebbero le loro partecipazioni, diluite dall’aumento di capitale. Il nuovo veicolo societario potrebbe realizzare i 2,5 miliardi di investimenti con i quali EOF porterà la fibra ottica in 224 città. L’operazione dovrebbe essere definita nel corso del prossimo mese.

LA STRATEGIA DI RENZI

A cosa sarebbe dovuto questo cambio di programma? Si chiede Stefano Feltri: “Per mesi Renzi ha cercato di usare Metroweb, come ariete per riportare lo Stato dentro la Telecom, in nome della banda larga. Fallito quel tentativo, con Telecom in mano ai francesi di Vivendi, Renzi ripiega su Enel”.

I PIANI DI CATTANEO

Chi la spunterà con Metroweb tra Enel e Telecom potrebbe adesso dipendere anche dai piani del nuovo amministratore delegato del gruppo telefonico.
“Fino all’uscita di scena di Marco Patuano, Telecom sembrava avvantaggiata nei rapporti con Metroweb, in quanto può garantire un ritorno sull’investimento più veloce e in più città, circa 240. Ma ora bisogna vedere come si comporterà su questa tema il nuovo ad di Telecom Flavio Cattaneo il quale, da semplice consigliere, aveva sempre fatto opposizione al progetto Metroweb”, ha spiegato Giovanni Pons su La Repubblica ricordando che “Nel primo consiglio di circa un anno fa il fuoco di sbarramento fu totale, poi a settembre 2015 fu lui a chiedere come condizione che Telecom avesse almeno il 67% del capitale di Metroweb e a termine il 100%. Inoltre Cattaneo non voleva che Fsi venisse pagata in azioni Telecom, per evitare una sorta di nazionalizzazione di ritorno”.

LE RESPONSABILITÀ DI TELECOM

Indipendentemente da chi gestirà la nuova rete a banda ultra larga, resta sullo sfondo l’arretratezza delle nostre infrastrutture. “La causa principale dei ritardi risale a una privatizzazione mal gestita che ha regalato la proprietà della rete fissa all’ex monopolista Telecom. Quando il rame sembrava la miglior soluzione, la compagnia investì in rame. Quando si cominciò a parlare di fibra ottica, rimase al rame. Una delle migliori reti in rame del mondo, ma cosa te ne fai quando le performance più efficaci ormai viaggiano su fibra?”, si legge in un0’inchiesta pubblicata su La stampa da Giacomo Galeazzi e Ilario Lombardo.

“L’Italia è partita solo nel 2013 con la banda ultralarga. Telecom sta facendo la sua parte per recuperare il gap. Investiamo 12 miliardi fino al 2018, di questi 3,6 miliardi solo per lo sviluppo della rete a banda ultralarga fissa in fibra ottica e 1,2 miliardi per quella mobile”, ha risposto sulle stesse colonne Roberto Opilio, direttore della funzione Technology di Telecom.

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