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Come rendere davvero libera e paritaria la scuola italiana

Di Giacomo Zagardo

E’ notizia recente che David Cameron, primo ministro del Regno Unito dal maggio 2010, abbia annunciato che nella nuova legge finanziaria del 2016 sarà presente un piano che trasformerà entro il 2022 tutte le scuole inglesi in Academies, ossia scuole autonome sovvenzionate ma non gestite direttamente dallo Stato né dalle Autorità locali.

In sostanza, si passa da uno Stato centralista a uno Stato che allarga l’istruzione pubblica alle scuole migliori, gestite autonomamente ma sovvenzionate e controllate dallo Stato. Si intuisce, infatti, che con il passare del tempo le Istituzioni centrali saranno sempre più in affanno a coprire flessibilmente tutte le necessità educative e, pertanto, si ricorre al “pubblico sociale” valorizzandone gli aspetti di qualità, innovatività didattica e capacità inclusiva. Anche in Italia si era iniziato a impostare il problema dell’allargamento della public education con la legge n. 62/2000 che definisce il Servizio Nazionale di Istruzione come composto dalla scuola pubblica sia statale che paritaria. Peccato che, da noi, questa intuizione sia rimasta “al palo”, sia mortificando il pieno esercizio della libertà di scelta dei genitori meno ricchi che obbligando a una maggiore spesa l’intera collettività.

Si vede bene questa deriva ideologica d’altri tempi nel nuovo settore dell’Istruzione e formazione professionale, che ospita il curioso fenomeno della “sussidiarietà invertita”: qui lo Stato arriva a sostituire nel territorio i Centri di formazione professionale (che in media danno prova di funzionare meglio) con i suoi Istituti professionali, già in evidente difficoltà per l’insostenibile percentuale di abbandoni nel primo triennio (28,1% in Italia e 37,4% nel solo Meridione). In questo settore, il risparmio per la collettività di un coinvolgimento della società civile sarebbe stimato di un terzo.

Ancora di più, però, si nota nella scuola questa assurdità tutta italiana di voler sostenere costi maggiori per paura di una “ulteriore privatizzazione” del sistema educativo, come se nel resto dell’Europa non ci si stesse avviando in un’altra direzione.

Il rendere palese queste dinamiche per la scuola è forse il pregio maggiore del recente volume di Alfieri, Grumo e Parola: “Il diritto di apprendere, nuove linee di investimento per un sistema integrato”.

Il testo propone di introdurre il criterio del costo standard per allievo nell’unico Sistema Nazionale di Istruzione, dimostrando possibile una riduzione di costi. Il problema non è come si è sempre pensato solo politico, ma anche tecnico: occorre, sì, una determinazione politica illuminata nel senso di sostenere un finanziamento di base unico per scuole statali e paritarie, ma occorre anche saper assicurare un efficace monitoraggio e un controllo premiante sugli standard minimi del servizio da parte della pubblica Amministrazione. Nel volume si definiscono, inoltre, alcune caratteristiche che il costo standard dovrebbe avere: innanzi tutto “adeguatezza” (un finanziamento non di sopravvivenza ma mirato alla qualità degli standard), poi “differenziazione” (occorre un parametro di costo che rispecchi bisogni specifici del territorio o promuova particolari caratteri di qualità e innovazione), “omogeneità” (l’offerta da definire in base al parametro standard deve avere le stesse caratteristiche e deve essere dotata dei medesimi servizi a garanzia dell’equità) e, infine, “concretezza” (costi reali costruiti a partire dai bilanci economico-finanziari reali).

Ci sono, dunque, le premesse per non far più pesare l’organizzazione e l’amministrazione educativa “sugli sforzi dei privati”, come ammoniva il premio Nobel von Hayek già negli anni ’70, ma, anzi, per favorire una positiva competizione che parta alla pari tra le istituzioni del pubblico (statale e non), così come già accade per la Sanità.

Il diritto di apprendere – nuove linee di investimento per un sistema integrato – A. Monia Alfieri, M. Grumo, M.C. Parola con Prefazione del Ministro dell’Istruzione Università Formazione e Ricerca On.le Senatrice Stefania Giannini pp. XVIII-222 | € 26.00 | isbn 978-88-9210102-9 anche in versione e-book > € 17,99 + IVA | ISBN 978-88-9215879-5

 

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